Di solito, devo trascinare gli intervistati e le intervistate con i ceppi ai piedi. E torturarli per estorcere loro due parole in croce.
Con Manuela Minelli è avvenuto esattamente il contrario. Mi ha legato alla poltrona e ha parlato… parlato… parlato… Solo i miagolii strazianti dei miei gatti affamati l’hanno fatta desistere.
QUI trovate i suoi libri.
1. Due righe per presentarsi?
Oddio … due righe… solo due? Sarà difficile (ecco già ne ho occupata quasi una… uff!)
Allora, sono giornalista, scrittrice, poetessa e organizzatrice di eventi letterari, artistici, culturali in genere. Insegno Scrittura Creativa Emozionale con grande, immensa soddisfazione, perché le mie allieve spesso vincono concorsi letterari e talvolta qualcuna pubblica anche libri di racconti, poesie e persino romanzi. Amante della cioccolata fondente, dei gatti, dei cani e di tutto ciò che ha pelo, piume e squame, della buona cucina e del buon bere. Quasi insegnante yoga, ex ballerina, viaggiatrice (non turista e quando posso viaggio per il mondo in solitaria), spero di trovare il Grande Amore per condividere paesaggi, tramonti, mari, montagne, nuovi amici e ricette di cucina esotiche. Sto per diventare facilitatrice di Soulcollage@ (che è una bella roba, più semplice da fare che da spiegare), leggo avidamente Jodorowsky padre e faccio workshop con Jodorowsky figlio. Lettrice onnivora e disordinata, ho la casa invasa da libri che regalo, riciclo e metto in premio a seguito di giochini psicodivertenti nei miei corsi.
2. Che genere scrive? Oppure, svolazza di genere in genere come una leggiadra farfalla?
La seconda. Ho scritto e pubblicato un romanzo, tre libri di poesia, un romanzo erotico, due libri di racconti e sta per uscire un mio libro di favole illustrate da una grande artista.
3. Come scrive? Penna e quaderno? Oppure, tecnologia a tutto spiano?
Penna e moleskine servono per gli appunti veloci, in metro, al semaforo rosso, in fila dal medico o alla cassa del supermercato (ho provato a registrarli col cellulare, ma poi non ritrovavo mai le registrazioni), poi tutta tecnologia. Nel mese in cui sono andata a zonzo per il sud dell’India, zaino in spalla, ho scritto otto réportage con l’I-Phone e ho scattato poco più di 4200 fotografie. Prima o poi ne farò un libro. (Gli articoli li trovate in calce all’articolo).
4. Quando scrive? Allodola, o gufo?
Gufo. Da sempre. Però invidio molto quelli che si alzano prima dell’alba e, presi dal sacro fuoco della scrittura, producono pagine e pagine, poi se ne vanno soddisfatti al lavoro-pagnotta. Io invece ho occhiaie profonde, la mattina sono peggio di un vecchio diesel e guai a rivolgermi la parola prima del secondo caffè nero con abbondante colazione.
5. Coinvolta sempre in quello che scrive, oppure distaccata?
Ma più che coinvolta! Quando scrivo quelle storie le vivo! Divento protagonista maschile, quello femminile, il personaggio buono, quello cattivo, quello che muore, quello che si riscatta e persino il gatto della vicina di casa che aveva visto tutto. Talvolta mi immedesimo a tal punto nella protagonista che attraversa vicende rocambolesche, che nelle scene più emozionanti mi commuovo.
6. Scaletta ferrea, o sturm und drang?
Seeee, scaletta… Macchè! Anche se mi piacerebbe imparare a farla, ma proprio non riesco. Parto da un qualcosa che ho visto, sentito, vissuto o che mi hanno raccontato, quindi creo personaggi che prendono il sopravvento, tipetti completamente anarchici, che vivono di vita propria e non so mai dove vanno a parare. Però poi pare che tutto funzioni a meraviglia, quindi ormai ho gettato la spugna e lascio fare a loro.
7. Metodica nella scrittura, oppure “quando-posso-non-so-se-posso”?
Purtroppo la seconda. Anche se ogni tanto ci provo ad essere metodica, ma fallisco quasi subito.
8. Legge molto? A noi piacciono i topi di biblioteca.
Leggo troppo. Ormai soprattutto per mestiere, nel senso che, prima di passarli a un comitato di lettura, faccio la prima scrematura dei manoscritti che ci arrivano (ve l’avevo detto che in vista di aprire una casa editrice, faccio anche da anche agenzia letteraria/talent scout?). Quando riesco a spegnere il modo esterno, mi tuffo dentro a libri di vario genere, narrativa, poesia, romance, libri umoristici, saggi pesantoni. Insomma sono onnivora anche in fatto di letture.
9. I concorsi: nota dolente. Sì, o no?
I concorsi servono per alzare l’autostima, per confrontarsi con altri autori, per viaggiare se poi vinci e vai ritirare premi, per entrare in contatto con altri scrittori. Personalmente ci ho preso gusto da quando ne ho vinti diversi e alcuni di questi mi hanno fruttato pure dei soldini. Quando non sono concorrente spesso sono giurata e posso confermare che ci sono tanti autori sconosciuti ma talentuosi che scrivono cose originali, divertenti, emozionanti. Di solito sono i più modesti. Al contrario, trovo gente che non sa scrivere, che scrive cose di una banalità imbarazzante, che fa orrori di ortografia e sintassi da seconda elementare e che si crede Baricco o Manzoni.
10. Progetti per il futuro?
Anche troppi. Se vogliamo restare in ambito letterario, nell’immediato ci sono le presentazioni dei miei libri, la pubblicazione del libro di racconti degli allievi dell’ultimo corso di Scrittura Creativa Emozionale. Prima di Natale uscirà il libro di favole, ma soprattutto, cosa a cui tengo davvero moltissimo, ma che devo avere tempo e calma per ultimarlo, c’è un romanzo iniziato ben diciassette anni fa, la storia di una bambina che ha visto assassinare sotto i suoi occhi i genitori e che è stata violentata durante la guerra dei Balcani, raccontata da lei adulta mentre accompagna la nipote all’altare. Una storia a ritroso, un romanzo in flashback che vuole sensibilizzare i lettori a quello che accadde ai nostri “vicini di casa” alla fine dello scorso secolo, una guerra sporca, lercia davvero, dove chi doveva proteggere quella gente è stato anch’egli carnefice, una guerra ancora più bastarda di ogni altra guerra che è sempre comunque qualcosa di orribile.
Ma ho anche in cantiere un libro sull’India e sulle sue contraddizioni, che vorrei scrivere a quattro mani con un’amica che ha viaggiato per tanto tempo in quel continente. E, nonostante la crisi dell’editoria, vorrei a tutti i costi aprire una casa editrice, ovviamente non a pagamento.
Come progetti di vita invece mi piacerebbe lasciare l’Italia per vivere dove il clima è secco tutto l’anno, facendo… la nomade digitale.
Alla fine del mio viaggio terreno mi piacerebbe che le mie ceneri venissero sparse del mare di Procida.
Mi potete trovare su FB, Instagram (ma di meno) e QUI.
Gli articoli del viaggio in India:
DELHI, TUTTO E IL CONTRARIO DI TUTTO
AUROVILLE, LA CITTÀ PERFETTA ESISTE!
CHENNAI E MADURAI, OVVERO DEI TEMPLI E DELL’IMMENSO CUORE DEI GIOVANI INDIANI
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