Dondolando su un’amaca, sotto le palme coi cocchi, ci si rende conto di quante cose inutili ci portiamo dietro, quanta zavorra, quanto pesante vuoto superfluo! La vita potrebbe essere così semplice sotto le palme coi cocchi, bastano un cielo color del mare, i sorrisi della gente, e Snatam Kaur che canta in sottofondo mentre le onde di questo mare, che all’improvviso possono mostrare una forza inaudita, ora obbedienti, la accompagnano. Una foglia di banano con sopra un pugno di riso, due pezzi di tonno scottato su legno di cocco e due cucchiaiate di sambar e coco chutney con un chay bollente sono sufficienti a tenerti in salute. What else?
E invece sai che tra non molto sarai di nuovo prigioniera del traffico sul GRA, della lotta per i parcheggi, del lavoro (che comunque siamo fortunati… lo so…), degli orari da rispettare, della fila al supermercato, dell’apericena del dopocena, dell’amica insistente, della collega insopportabile, dei notiziari e del vento freddo. Ci sono cose che non hanno prezzo, una su tutte è la libertà. E l’India ti rende libera, fa spazio nel tuo cervello così ristretto e nel tuo cuore così focalizzato sulla mancanza invece che sulla pienezza. Ma l’India sa anche renderti prigioniera, come la sua dea dalle tante braccia, ti agguanta e non ti molla, ma addolcisce il tuo sonno e il tuo sentire. Qui sono accadute tante cose belle, qualcuna meno, e il tempo è volato troppo in fretta senza un minuto di noia. Eppure la noia mi sarebbe necessaria, vorrei viverla e godermela, come i bambini che fanno scorrere sassolini tra le piccole dita. E invece, forse perché anche da bambina non potevo fare a meno di disegnare, scalare alberi, dipingere, cambiare vestiti alle bambole, tenere un diario e un erbario, costruire villaggi di pongo abitati da lumache prese in pineta, tentare di salvare randagi, correre in bici, collezionare conchiglie, seminare fagioli in batuffoli di cotone intrisi d’acqua, io la noia non la conosco, sebbene la desideri.
Fermarmi mi spaventa, forse… may be… Ma quello che ho promesso a me stessa per l’anno che mi attende è che imparerò a fermarmi e a mollare le zavorre. Gran parte della paura si è già sciolta grazie al sole del Kerala ed è stata sciacquata via dalla dolcezza di questo popolo e dai loro disarmanti sorrisi. Tra una settimana a quest’ora sarò intrappolata nella mia auto, vestita come si conviene in città, la riunione col capo che necessita di scarpe chiuse e il problema di come incastrare i troppi tasselli della giornata, la dieta da rispettare, il bucato da caricare, il check-up da fare. E allora mi ricorderó della promessa… step by step, senza fretta e col sorriso. Let the sunshine in… Namastè.
“Chi ama l’India lo sa: non si sa esattamente perché la si ama. È sporca, è povera, è infetta; a volte è ladra e bugiarda, spesso maleodorante, corrotta, impietosa e indifferente. Eppure, una volta incontrata non se ne può fare a meno. Si soffre a starne lontani. Ma così è l’amore: istintivo, inspiegabile, disinteressato.” (“Un altro giro di giostra” di Tiziano Terzani).
Commenti recenti