Paola Varalli nasce a Sesto Calende in provincia dì Varese, sul Lago Maggiore, e vive a Milano. Di professione architetto, progetta stand fieristici e scrive per passione. Ha pubblicato tre gialli con Fratelli Frilli Editori: Incroci obbligati (2017), L’antiquario del Garegnano (2019) e Giallo al Cimitero Maggiore (2021).
QUI trovate i suoi libri.

Domanda 1) La scheda anagrafica
Quando e dove nasce il tuo protagonista seriale? In quanti romanzi compare?
I miei personaggi seriali sono in realtà due: Anita Valli e Mirella Bonetti. Compaiono per la prima volta nel romanzo “Incroci Obbligati” (fratelli Frilli 2017) a seguire ne “L’antiquario del Garegnano” e poi in “Giallo al cimitero Maggiore”, l’ultimo uscito (2021). Mirella è architetto, l’altra restaura mobili. Abitano in appartamenti vicini, in un edificio industriale ristrutturato e hanno in comune la “stanza delle feste”. Lì si ritrovano a parlare delle strampalate indagini che le vedono protagoniste in quanto curiose come bertucce. Due investigatrici per caso, in pratica… due Jessiche Fletcher de’ noantri! Un po’ gergali, un po’ gesticolanti e parecchio ficcanaso. Una lettrice le ha definite “le Squinzie”, e trovo si addica loro. Sono la disperazione del commissario Santini che deve sempre intervenire a salvarle.

Domanda 2) La volontà dell’autore
Quando hai scritto il primo avevi già previsto che sarebbero ritornate in altri romanzi?
No. Il primo romanzo è stato scritto nel 2005 ed è rimasto rintanato nel famoso cassetto per lungo tempo. Quando, dieci anni dopo, lo inviai a Frilli non avevo idea che le mie “Squinzie” sarebbero diventate seriali. Alla fine, direi che la serialità mi fu proposta dall’editore stesso, anche perché è nel “mood” della casa editrice dare spazio a personaggi che ritornano, in storie che, pure se leggibili ognuna a sé stante, conservano un filo conduttore nel tempo.

Domanda 3) Il personaggio e il tempo
I tuoi personaggi “invecchiano”? Volendo, il lettore potrebbe individuare in quale anno è ambientata ogni singola storia, anche se tu non l’avessi indicata? Perché hai scelto quegli anni?
Sì, le Squinzie invecchiano, ma poco. La prima storia si svolge nel 2005, la seconda nel 2006 e la terza nel 2007. Dunque, l’invecchiamento è di solo un anno per volta, e non si nota tanto.
Il primo romanzo è stato scritto nel 2005, quindi la tecnologia e le “cose” di quegli anni devono essere adeguati per forza alla loro epoca, in quanto scrivevo del tempo in cui vivevo. Invece nei romanzi seguenti ho dovuto stare attenta a non parlare di cose che ancora non esistevano. Ad esempio, Facebook è arrivato in Italia nel 2008, dunque non l’ho mai inserito nelle mie storie, che sono tutte antecedenti. Inoltre, le squinzie non sono tanto tecnologiche, cosa che mi ha permesso di introdurre personaggi informatici che le aiutano.

Domanda 4) Il personaggio e i luoghi
Se il tuo personaggio si muove quasi sempre in un territorio ben definito, perché hai scelto quei luoghi? È forte il legame personaggio-luoghi o la storia potrebbe essere spostata senza perdere molto?
I miei personaggi vivono a Milano nord ovest, in una zona di periferia, vicino al cimitero Maggiore. Ho scelto questi luoghi, banalmente, perché ci vivo e li conosco. So che il mio editore pubblica, di norma, solo romanzi ambientati in Italia, ma non avrei scritto comunque di altre nazioni. Amo le ambientazioni nazionali e i nomi italiani, meglio se un po’ caratteristici, per me danno il giusto colore alle storie. Le squinzie sono legate al loro territorio e anche se fanno puntate in Liguria o nei boschi del lecchese, restano fortemente milanesi. Non le vedrei agire in altri luoghi se non temporaneamente per svolgere le loro indagini e poi tornare in via Gallarate a Milano.

Domanda 5) autore e personaggio
Il tuo personaggio ti somiglia? Gli hai affibbiato qualche tua abitudine o gusto particolare?
Una delle due squinzie mi somiglia molto, anche fisicamente: è piccola e bruna. È gergale e gesticolante come (le malelingue sostengono) sono io. Sebbene svolga una professione diversa, ha atteggiamenti e uso “creativo” del linguaggio simili ai miei. Ovviamente alcune caratteristiche sono un po’ forzate per renderla più accattivante. L’altra invece è il suo contraltare e riprende spesso l’amica per il suo modo di fare poco ortodosso. Direi che le due si compensano tra loro.

Domanda 6) gli autori sono assassini e adulteri
Hai mai pensato e/o provato a uccidere il tuo personaggio seriale? Hai mai pensato e/o provato ad abbandonarlo e a far nascere un altro personaggio? Se porti avanti due serie con personaggi seriali, come ti senti passando da uno all’altro?
Ho scritto solo tre romanzi con le “Squinzie” protagoniste, direi che è presto per ucciderle!
Andrei avanti ancora un po’… se l’editore intende continuare a darmi fiducia.
Le ho abbandonate solo in occasione dei lunghi racconti che ho pubblicato con Todaro editore, insieme ad altri bravi autori. Ho dato vita a due personaggi seriali (Marietto il gommista e Pino l’idraulico) che investigano su storie di portinaie misteriose e “bellone” scomparse, con forte connotazione milanese e uso del dialetto come ci si aspetta da operai meneghini degli anni ’80. Mi sono trovata bene nel passare dalle squinzie a Pino&Marietto, devo dire che li amo tutti e quattro.

Domanda 7) l’autore scompare
Programmi pensieri, gesti ed emozioni del tuo personaggio li decidi tu o è lui (o lei) a prendere le redini e fare ciò che vuole?
Questa è una domanda difficile. Non sono sicura di saper rispondere. Posso dire che, identificandomi in una delle mie investigatrici per caso, farla agire, pensare, emozionare mi viene naturale. Le faccio fare e dire quello che più o meno farei e direi io, con le opportune correzioni e adattamenti (ad esempio nella vita reale non mi imbatto spesso in delitti). Relativamente agli altri… cerco di ispirarmi quasi sempre a persone note, amici e conoscenti, in modo da dare più verosimiglianza alla storia. Una lettrice, in una recensione, scrisse che si vedeva che le due squinzie erano inventate e improbabili nel comportamento… be’ non saprà mai quanto sbagliava (peraltro era anche la sola a pensarlo) perché quelle due sono personaggi veri e di invenzione c’è solo lo stretto necessario a far girare la storia.

Domanda 8) tutto il mondo conosciuto
Chi crea un personaggio seriale popola un mondo di coprotagonisti seriali. Come scegli le “spalle”? Sono soltanto funzionali allo svolgimento dell’azione o li usi per dire qualcosa di più sul protagonista, approfondendo la sua vita privata?
Dal secondo romanzo è comparso un co-protagonista abbastanza presente, Marchino Gabbianelli, il reuccio degli spettrofotometri; è anche comparso un labrador che ha salvato la vita alle “ragazze” e che le squinzie hanno adottato. Non saprei se il loro uso sia funzionale o meno, tendo ad affezionarmi anche ai personaggi di secondo piano, dunque li porto avanti. Infatti, compaiono anche nel terzo giallo, anzi prendono la scena più di quanto non facciano nel secondo. Marchino in particolare ha il laboratorio vicino ad Anita e in effetti, interagendo con lei, ce ne rivela aspetti e sfaccettature del carattere, dunque a pensarci bene è funzionale eccome.

Domanda 9) checkup del personaggio
Date importanza all’aspetto fisico del protagonista? Alla sua vita interiore? Ha una vita affettiva? Sessuale? In negativo, pensate che distolga dall’indagine?
Una delle due squinzie, Mirella Bonetti è alta, bionda e attraente. Fidanzata con il commissario Santini ha dunque una vita affettiva; tendo a glissare sul sesso perché trovo sia difficile parlarne senza entrare nel ridicolo, però nel terzo libro qualcosa accade, c’è un capitolo che li vede a letto. A mio avviso è una sfera delicata che va accennata ma non descritta, si deve intuire chiaramente cosa fanno senza che lo si dica apertamente, però questo è solo il Varalli-pensiero.
Anita Valli per ora è single, ma non disperiamo.
Trovo che le emozioni e la vita affettiva, se ben dosate, conferiscano spessore ai personaggi, senza distogliere l’interesse dall’indagine, anzi!
Dunque, ben vengano.

Domanda 10) coppia
Se il tuo protagonista è una coppia, perché hai effettuato questa scelta?
Ho scelto una coppia per diverse ragioni. La prima è che avevo frequentato un corso di sceneggiatura creativa insieme all’amica da cui ho tratto spunto per la parte di Mirella ed è stata lei a dirmi: ” Varalli! Tu che vuoi scrivere un giallo… ammazza un geometra del Comune che ci ho litigato giusto stamattina!”
Da qui è nato “Incroci obbligati” che nel 2005 vinse anche un concorso letterario come inedito. (Non è spoiler, il geometra muore a pagina due.)
La seconda ragione è che trovo sia molto pratico avere due personaggi che interloquiscono tra loro. Sono un’amante dei dialoghi, ritengo diano “pepe” e ritmo alle storie e se non ne trovo, nei romanzi che leggo, tendo ad annoiarmi. Dunque, cosa c’è di meglio di due amiche-investigatrici che vivono (quasi) assieme?

Domanda 11) la parola al personaggio
Se il tuo personaggio potesse parlare cosa direbbe di te?
Direbbe: Varalli, datti una mossa che hai un’incostanza schifosa nel farci vivere e metterci su carta, cerca di essere più regolare nello scrivere, datti scadenze e smetti di ridurti all’ultimo momento. Tu, se non hai pressione, ti adagi e non combini nulla. Quindi… sveglia!

Per concludere:
Puoi scegliere poche righe di un tuo romanzo che userò come spot del personaggio, tre righe che lo rappresentino.
Lei non riusciva a capire perché ci si dovesse dare tanta pena per un argomento così frivolo. “Prendiamo per esempio la biancheria intima – pensava – tutti questi negozi dai nomi esotici … Sussurri, Segreti, Sguardi… che cagata! Io vorrei andare a fare i miei acquisti in un negozio con su scritto Mutande. Ecco, sì, Mutande mi sembra il nome adatto. Chiaro, semplice, efficace”.
Anita, un tipo fortemente pragmatico.
(da Incroci Obbligati – F.lli Frilli 2017)

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