Tra le attività più importanti che svolgiamo in rete c’è quella di informarci. Dunque è importante conoscere alcune regole fondamentali per muoverci all’interno della moltitudine di notizie a dati che la rete ci offre tutti i giorni sotto forma di testo, video e audio.
La molteplicità di fonti che abbiamo ci fornisce informazioni, ma ci costringe a verificarne sempre l’autenticità e l’autorevolezza. Questa attività è considerata come educazione al pensiero critico. Alcuni enti e associazioni specializzate proprio in questo tipo di ricerca, hanno elaborato delle indicazioni di massima da seguire per potersi orientare al meglio nel mare delle informazioni in cui viviamo costantemente. Oggi l’informazione pubblica non è più affidata esclusivamente al giornalismo professionale con le sue regole di responsabilità e verifica delle fonti. La rete ha portato a un flusso di notizie non verificate o senza fonti che toccano qualunque tipo tema sociale come la salute, la sicurezza, i rischi ambientali, i diritti umani, l’istigazione all’odio, alla discriminazione, alla violenza, e rappresentano così un sistema pericoloso per la corretta informazione. Questo problema riguarda soprattutto le giovani generazioni che la comunicazione digitale ha disabituando alla lettura lenta e al pensiero critico e al confronto di opinioni e informazioni. La velocità alla quale le storie viaggiano online ha comportato che i tradizionali metodi per smascherare le false notizie (correzioni, scuse, rettifiche) siano incapaci di tenere il passo.
Alfabetizzazione digitale
L’alfabetizzazione digitale, in particolare per la prevenzione della diffusione di bufale, è forse tra le maggiori emergenze sociali del momento. La diffusione di false notizie, dette anche fake news o bufale, non è un fenomeno nuovo e strettamente legato all’epoca di Internet. Non è semplice definire il concetto di questa categoria poiché con il termine fake news si fa ormai riferimento a una vasta gamma di contenuti che potrebbero essere. In ogni caso, le false notizie vengono diffuse con toni molto forti e una tecnica strutturata. Dobbiamo considerare, infatti che chiunque può oggi creare un sito Internet e condividerne i contenuti con molta facilità e a basso costo. Questa fa sì che da semplici fruitori di notizie possiamo divenire anche produttori pur non avendo un bagaglio di competenza e di esperienza che dovrebbe essere proprio di un professionista dell’informazione. D’altro canto le bufale, le notizie completamente false, gli scherzi ci sono sempre stati. Il primo problema dunque è come orientarsi in e con tutta questa informazione. Di fronte a un diluvio di documenti dobbiamo per forza selezionare i pochi che servono davvero. E per selezionarli dobbiamo imparare a valutarli, cosa per niente facile, perché a prima vista una pagina web sicura e affidabile è identica a una piena di informazioni confuse, superficiali, parziali o peggio. Perché nel mondo digitale è molto difficile distinguere il vero dal falso come è accaduto con la “infodemia” collegata all’emergenza Coronavirus. Prendiamo le fake news, cioè le notizie distorte o inventate di sana pianta di cui sono pieni il web e i social network. Dobbiamo farci attenzione, perché non sono solo burle da buontemponi o errori dovuti a sciatteria. Molto spesso provengono da gruppi ben organizzati che vogliono attirare gente sui loro siti per vendere pubblicità, vendere prodotti contraffatti, fare proseliti, orientare le opinioni politiche e condizionare il voto politico di un’intera nazione.
Le fake news
Una volta lanciata una fake news, ci pensano schiere di utenti – spesso in buona fede – a diffonderla nei siti, nei profili social, nei gruppi WhatsApp. Ci vuol poco a scalare i sei gradi di separazione! Per combattere le fake news, le dobbiamo saper riconoscere utilizzando semplici accorgimenti. Insospettiamoci davanti a una notizia esagerata, “urlata”, stravagante, senza fonti o che contraddice conoscenze ben note. E quando contiene inviti espliciti a indignarsi e diffondere. Insospettiamoci ancora di più se lo stesso messaggio arriva da più parti: è probabile che sia il frutto di una campagna di disinformazione ben orchestrata. Cerchiamo un riscontro con un motore di ricerca, verificando se qualcun altro riporta la stessa notizia e, possibilmente, da dove si è originata. Se la ritroviamo anche in siti ufficiali o noti per la loro autorevolezza, è probabile che sia vera. Nello stesso motore di ricerca, aggiungiamo la parola “bufala”. Scopriremo che ci sono siti specializzati nello smascherare (e denunciare) notizie false. Se la fake news arriva da persone conosciute, facciamo qualcosa di più: rispondiamo che si tratta di un falso (citando la fonte della smentita) per creare una “contronotizia”. I temi principali sui quali si sviluppano le false notizie sono due: il primo è il tema delle notizie inventate o deformate per motivi commerciali e di propaganda; a questo tema si sovrappone sempre più spesso un’altra questione che dal punto di vista concettuale è molto delicata. Si tratta della resistenza di alcune persone ad accettare dati, risultati e posizioni che provengono dal mondo degli esperti. A definire il grado di sfiducia contribuiscono episodi e scandali pregressi che molte persone percepiscono come rilevanti soprattutto quando si tratta di affidabilità dei controlli e della vigilanza istituzionale. Il primo elemento di attrazione di un contenuto digitale è la grafica. Quando navighiamo con lo smartphone siamo abituati a scorrere un flusso di riquadri praticamente identici, all’interno dei quali possiamo trovare il post di un amico, la foto di un familiare, un video di un personaggio famoso, una notizia di un sito di informazione poco conosciuto ma affidabile, la pubblicità di una banca e il contenuto di un portale di fake news. La falsa notizia si espande in una frazione di secondo nell’ottica della “condivisione” con il semplice click. Infatti, creare reti di portali che lanciano e rilanciano contenuti dai titoli sensazionalistici sui social network con l’aiuto di account più o meno reali, è molto remunerativo. Questo grazie ad alcuni algoritmi che consentono di far risalire i contenuti più rapidamente da una bacheca e da un profilo all’altro. A livello elettorale o propagandistico, i mandanti delle false notizie puntano a orientare le opinioni e a sfruttare la tendenza degli utenti, incoraggiata dagli algoritmi, a rifugiarsi in opinioni a loro affini. Ecco perché lo spirito critico deve guidarci sempre per non diventare vittime degli algoritmi e dei social bot negativi, ossia i programmi che creano account fittizi mascherandosi da utenti reali, per spacciare propaganda o falsità. Gli algoritmi non hanno il fattore umano, che è quello che ci consente di distinguere la satira dalla fake news. Non è semplice spiegare i meccanismi economici che si celano dietro ad alcuni intenti di diffusione delle bufale, anche perché a volte non è quello il motore principale. Possono esserci campagne di disinformazione che hanno come scopo la propaganda, e in cui i creatori decidono di investire soldi, senza guadagnarne in cambio. In Rete si possono trovare la satira o la parodia, in cui non c’è l’intenzione di fare danni, ma che qualcuno può prendere per vera. Solitamente la satira “fatta bene” è disseminata di indizi che dovrebbero consentire a tutti di smascherarla. A volte i dati e i fatti vengono selezionati in modo tale da coinvolgere la persona o l’evento di cui si parla, dandone un’impressione negativa. Poi ci sono le false connessioni tra titolo, didascalia e articolo e questi determinano il falso contesto della notizia. Altri elementi possono essere la manipolazione pura di una foto, di una frase, di una statistica, fatta con lo scopo di trarre in inganno il lettore. Fino a pochi anni fa, la questione se una notizia fosse falsa o meno non si poneva nemmeno. L’interpretazione e il commento del “fatto” potevano divergere da una fonte all’altra ma non poteva essere una notizia inventata. Le recenti discussioni a livello internazionale in merito alla diffusione di notizie false attraverso i media, hanno portato a una rinnovata attenzione al ruolo dell’educazione civica a scuola, conoscenza fondamentale per gli studenti che navigano tra molteplici fonti di informazione, online e cartacee.
Come riconoscere le fake news
Uno strumento di supporto per riconoscere le false notizie sono gli otto punti realizzata dall’IFLA (International Federation of Library Associations and Institutions), con otto semplici passaggi da compiere per verificare l’attendibilità di una notizia. La traduzione italiana dell’infografica è a cura di M. Fontanin, bibliotecaria accademica componente dell’Osservatorio Formazione dell’AIB (Associazione Italiana Biblioteche), insieme con il supporto del gruppo di lavoro AIB sull’information literacy.
Controllare la fonte. Controllare il sito web che ha pubblicato la notizia, verificando qual è lo scopo, se è una testata giornalistica registrata o no, se è indicata una Partita IVA o almeno sono rispettate le regole base sul rispetto della privacy dell’utente con la possibilità di leggere le condizioni di privacy e cookie policy. Da notare come questi siti abbiano al loro interno qualche elemento che nella lettura veloce non emerge subito, ad esempio Panorana vuole rievocare il nome della rivista Panorama, ma il nome differisce per una “m” oppure Il fatto Quotidaino (con inversione di lettere che leggendo rapidamente sfugge). Altra attenzione a Corriere del Mattino che, per i più esperti, dalla URL si evince essere su una piattaforma di blogging (Altervista) ed è alquanto inusuale che delle testate giornalistiche non abbiano un proprio nome di dominio. Esistono siti creati proprio per pubblicare false notizie, spesso spacciandosi per fonti autorevoli.
Panorana (panorana.it)
Sky 24 ore (sky24ore.it)
Il Fatto Quotidaino (www.ilfattoquotidaino.it)
Diretta News.it (direttanews.it)
Corriere del Mattino (corrieredelmattino.altervista.org)
Rebubblica (https://larebubblica.tumblr.com/)
Non è detto che dietro a un titolo di grande effetto ci sia una notizia falsa, magari la notizia è imprecisa o inesatta. Per questo è necessario leggere gli articoli per intero prima di commentarli o prima di condividerli. I titoli vengono spesso esagerati per catturare più clic, nella tecnica di Search Engine Optimization, una attività volta a migliorare la visibilità di un sito web sui motori di ricerca (come ad esempio Google, Yahoo) al fine di migliorare o mantenere il posizionamento, molto spesso funzionale a livello di banner pubblicitari che diventano fonte di guadagno per il gestore del sito.
Verificare l’autore. È la prima domanda da porsi quando si legge un post o un articolo. Il post che si sta leggendo ha un vero autore? La risposta non è banale visto che talvolta non è facile risalire a chi ha scritto contenuto sul web. Quando l’autore è presente basta fare una breve ricerca e capire se è una persona competente e quale visione politica riversa nelle sue opinioni. In un articolo può esserci l’opinione di chi l’ha scritto, basta che sia trasparente. La firma di un articolo può essere verificata attraverso diversi strumenti come i repertori di pubblicazioni, ad esempio Google Schoolar, piattaforme Dspace universitarie, Sciencedirect.com (la piattaforma che consente l’accesso al testo pieno delle pubblicazioni edite da Elsevier, gruppo leader a livello mondiale nell’ambito dell’editoria scientifica), PubMed (banca dati biomedica accessibile gratuitamente online), social network di professionisti come LinkedIn, portali che riguardano premi di giornalismo, il catalogo OPAC SBN per vedere se ci sono delle pubblicazioni a nome dell’autore. Se anche l’autore apparisse reale bisogna approfondire che abbia veramente scritto lui il contenuto dell’articolo, cercando riscontro della notizia in altre fonti. Per quanto riguarda i social network di persone famose, gli account verificati sono riconoscibili dalla spunta blu che accompagna il nome del profilo o della pagina su Facebook, Twitter e Instagram. Ma attenzione, poiché anche se un account è reale non è detto che lo sia il contenuto (la notizia) che pubblica ed ultimamente gli stessi gestori dei “social” censurano post o tweet di personaggi famosi che ritengono tendenzialmente falsi o non oggettivamente veritieri.
Fonti e supporti. A volte a sostegno delle notizie false possono venire citate fonti autorevoli, quindi è bene seguire i link proposti per verificare se portano da qualche parte e se la fonte citata conferma effettivamente i fatti citati dall’articolo. Il nome altisonante di una rivista non sempre è sinonimo di autorevolezza. Se ci sono, sono davvero in grado di supportare la tesi stessa. Per verificare l’attendibilità della notizia possiamo utilizzare diversi strumenti per fare una ricerca e valutare autonomamente la notizia o cercare altri articoli che fanno riferimento alla stessa fonte.
Verifica la data. Numerosi siti ripropongono sulle pagine social articoli vecchi anche di diversi anni e che contengono notizie che magari possono essere state interessanti nel momento in cui sono state scritte ma che al momento non è detto che abbiano ancora la stessa importanza. In particolare, molto spesso, si usano foto o dati a supporto preparati in periodi diversi dall’evento che viene documentato.
Satira e comicità. Comicità e satira corrono sul web, soprattutto con testi e contenuti che in un primo momento potrebbero sembrare seri. Se le informazioni sono stravaganti è comunque sufficiente fare una breve ricerca sul sito e sull’autore per capire se è satira o no. Molto spesso già quando le prime righe suscitano ilarità, dovrebbe farci capire che si tratta di satira. Ma seppure ci fosse qualche dubbio le domande da porci sono: la questione a cui fa riferimento l’articolo è possibile. Interessante per questo punto dell’infografica fare anche un discorso che riguarda la diffusione di “foto reali o bufale”. In questo caso ci vengono in aiuto i motori di ricerca immagini come Google Immagini e Tineye. Con semplicissimi software di fotoritocco è possibile utilizzare l’elemento grafico del bollino azzurro a nostro piacere, creando proprio delle false immagini. Attraverso Google Immagini è possibile fare una ricerca web di quella immagine per vedere dove essa è collocata.
Verifica i tuoi preconcetti. Nel Web circola una quantità impressionante di informazioni e interpretazioni che va ad alimentare convinzioni pregresse. Si cerca e si trova quello che ci interessa e, a volte anche inconsciamente, ci facciamo coinvolgere dai nostri pregiudizi o dalle nostre convinzioni. È naturale dare una diversa considerazione alle informazioni a sostegno della nostra tesi rispetto a quelle che sono invece contro. Bisogna fare uno sforzo per verificare obiettivamente anche la costruzione delle informazioni che siamo portati a credere, ad esempio perché parlano di nefandezze commesse da politici che non ci piacciono, ma chiediamoci comunque se la storia sta in piedi.
Chiedi agli esperti. Per ogni dubbio sui contenuti di una notizia una buona strada per risolverli è quella di contattare persone competenti e chiedere la loro opinione. Internet è piena di utenti che credono o fingono di sapere tutto. Controllare sempre se chi pubblica una notizia è realmente competente in materia, e cercare riscontro dagli esperti del settore, su Internet o fuori da Internet, a cui chiedere conferme indipendenti. Ciò che si può ottenere effettuando una ricerca su un motore di ricerca è spesso un dato grezzo. In quest’ottica il concetto di pertinenza viene fatto prevalere su quello di rilevanza, a differenza di quello che accade dietro l’interfaccia dei motori di ricerca. Il sito http://biblioverifica.altervista.org/ è una redazione formata da bibliotecari e archivisti che offrono gratuitamente indicazioni e strategie per la verifica autonoma dei dati tramite risorse ad accesso aperto, partendo dalle proposte di verifica dei cittadini, esprimibili compilando un apposito modulo online.
Verificare di persona. Esistono dei siti specializzati nella ricerca ed attendibilità della fonte. Alcuni sono di seguito riportati:
Black list
Interessante elenco di siti web considerati poco o per nulla affidabili. Sono quasi 400 (aggiornati a settembre 2019) suddivisi in 14 categorie
Bufale.net
Sito che raccoglie e analizza notizie per valutarle o meno come bufale
Bufale e dintorni
Sito che raccoglie e analizza notizie per valutarle o meno come bufale
Paolo Attivissimo
Blog di Paolo Attivissimo, giornalista informatico e cacciatore di bufale. Sul portale Generazioni Connesse qui la dispensa in formato .pdf per i docenti e gli studenti preparata per il progetto #BastaBufale
CICAP
Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze
Bufalopedia
Un catalogo di indagini e risorse antibufala
Portale Generazioni Connesse – sezione Fake News
Materiali per il Progetto #BastaBufale a cura del MIUR e della Camera dei Deputati finalizzato a sviluppare nelle studentesse e negli studenti competenze di media literacy e a consentire ai docenti di avviare in classe (scuola secondaria di primo e secondo grado) percorsi per insegnare a riconoscere le notizie false, individuarne le fonti, indagare sulla veridicità della stessa.
Fact Check
Portale contro le notizie ingannevoli e le false notizie negli Stati Uniti
Snopes
Sito web specializzato nel confutare leggende metropolitane, bufale o notizie false che girano via email sotto forma di catene di Sant’Antonio
Wired – Sezione antibufale
Aggiornamenti sulle bufale della rivista Wired
Servizio “Chiedi al bibliotecario” – Università di Modena e Reggio Emilia
Servizio “Chiedi al bibliotecario” – Università di Pisa
Servizio “Chiedi al bibliotecario” – Università di Firenze
Google Immagini
Motore di ricerca tramite immagine
Tineye
Motore di ricerca tramite immagine
Fotoforensics
Motore di ricerca che analizza l’immagine per vedere se è ritoccata
Fact checkers
Associazione no-profit per la promozione dell’educational fact-checking
Valigia blu
Un sito di osservazione dell’informazione di servizio pubblico
Le mail
Tra i falsi del mondo digitale ci sono anche messaggi di posta. Alcuni, chiamati “spam”, contengono pubblicità indesiderata: sono fastidiosi, ma relativamente innocui. Altri, però, sono vere e proprie trappole. I più diffusi sono di due tipi elencati di seguito.
Le mail di “phishing”, sembrano provenire da banche, assicurazioni, catene commerciali, ecc. Sostengono che vanno confermate le credenziali di accesso o promettono vincite clamorose. Chiedono, quindi, di cliccare su un link che porta a una pagina web, molto simile a quella “istituzionale”, dove inserire nome utente, password e altri codici. Se, per esempio, inseriamo il nome e la password del nostro conto in banca… provvederanno a svuotarlo! Si tratta di una vera e propria frode basata sull’esca (dall’inglese to fish) che è molto simile a quella del sito di cui si vuol far credere si sia il mittente e di cui il destinatario pensa sia ufficiale. In questo modo chi si spaccia per altro cerca di avere informazioni sensibili come ad esempio password, dati, PIN e TAN da poter utilizzare per conto della vittima ignara e “distratta”.
Le mail di “malware”, sembrano spesso provenire da amici. Contengono allegati e invitano ad aprirli con messaggi tipo: “Guarda che video meraviglioso ho trovato!”. Chi lo fa si trova il computer infestato da virus informatici anche molto sofisticati, che possono spiarlo, rubare le password, usare il suo computer per attacchi informatici, “sequestrare” i dati e chiedere un riscatto, inviare mail a nome suo (ampliando il contagio) e via dicendo.
Per difenderci, impariamo a riconoscere i messaggi malevoli, ricordandoci che:
spesso vengono dall’estero e sono scritti in un italiano pieno di errori;
possono provenire da un indirizzo di posta elettronica “strano” (come <kjC8PLC4@initials.qw5we.com>);
nessuna organizzazione chiede mai le credenziali di accesso in questo modo;
è impossibile vincere qualcosa senza prima partecipare a un concorso.
Ignorare questi messaggi non basta: segnaliamoli al nostro gestore di posta elettronica e poi eliminiamoli. Ma anche le persone, in rete, possono non essere quello che dicono. Per esempio, è facile iscriversi a un social network con un soprannome, un nome falso o il nome di qualcun altro, per aggiungere dati e foto non corrispondenti al vero. Esistono poi “utenti” che non sono persone, ma programmi. Sono dei bot (abbreviazione di robot), in grado di mandare o rilanciare messaggi e mettere “Mi piace” 24 ore al giorno. A che servono? Per esempio a diffondere più velocemente le fake news … Per difenderci, mettiamo un filtro. Se qualcuno ci chiede l’amicizia su un social network, prima di accettare verifichiamo chi è e per quale motivo ci sta cercando!
Educazione civica e cittadinanza digitale – obiettivo fondamentale dell’Agenda 2030
La rete fa parte delle nostre vite, del nostro essere cittadini: per questo dobbiamo conoscere e vivere con spirito critico e responsabile la “cittadinanza” anche “digitale” qualora ci fosse a tutt’oggi la distinzione fra le dimensioni del reale e del digitale come il neologismo “onlife“ (inteso appunto come un unico vissuto) ha ormai sancito. Proprio dallo spirito critico e dalla responsabilità si possono trarre i maggiori benefici e potenzialità dell’uso delle nuove tecnologie, minimizzando, al contrario, gli aspetti meno positivi che, come in ogni mondo analogico, pure esistono. Una Educazione civica passa dunque inevitabilmente anche – ed oggi soprattutto – per una cittadinanza digitale (non virtuale) che accompagna le vite di tutti nei diversi ambiti sociali, relazionali, lavorativi o di studio.
Temi di cittadinanza digitale. Alcuni grandi temi di Cittadinanza digitale riferendoci a documentazioni e fonti autorevoli in materia per rispondere alle esigenze di quanto previsto dalla Legge 92/2019 all’art. 5 che prevede in particolare saper:
analizzare, confrontare e valutare criticamente la credibilità e l’affidabilità delle fonti di dati, informazioni e contenuti digitali;
interagire attraverso varie tecnologie digitali e individuare i mezzi e le forme di comunicazione digitali appropriati per un determinato contesto;
informarsi e partecipare al dibattito pubblico attraverso l’utilizzo di servizi digitali pubblici e privati;
ricercare opportunità di crescita personale e di cittadinanza partecipativa attraverso adeguate tecnologie digitali;
conoscere le norme comportamentali da osservare nell’ambito dell’utilizzo delle tecnologie digitali e dell’interazione in ambienti digitali, adattare le strategie di comunicazione al pubblico specifico ed essere consapevoli della diversità culturale e generazionale negli ambienti digitali;
creare e gestire l’identità digitale, essere in grado di proteggere la propria reputazione, gestire e tutelare i dati che si producono attraverso diversi strumenti digitali, ambienti e servizi, rispettare i dati e le identità altrui;
utilizzare e condividere informazioni personali identificabili proteggendo se stessi e gli altri;
conoscere le politiche sulla tutela della riservatezza applicate dai servizi digitali relativamente all’uso dei dati personali;
essere in grado di evitare, usando tecnologie digitali, rischi per la salute e minacce al proprio benessere fisico e psicologico;
essere in grado di proteggere sé e gli altri da eventuali pericoli in ambienti digitali;
essere consapevoli di come le tecnologie digitali possono influire sul benessere psicofisico e sull’inclusione sociale, con particolare attenzione ai comportamenti riconducibili al bullismo e al cyberbullismo.
Chiara Vergani
LE VOCI DELLA VERITA’
Genitori, insegnanti e ragazzi raccontano la DAD
Pagine 292 – € 16.00
Prefazione di Elena De Vincenzo Giornalista di RAI 1
Euno Edizioni
L’Autrice – pedagogista e criminologa – ha raccolto le testimonianze di genitori, insegnanti e studenti di ogni ordine di scuola di diverse città italiane e ha creato un testo che è in parte narrazione in parte saggio.
Il volume è suddiviso in due parti per renderne più agile la lettura: la prima è dedicata alle testimonianze di genitori, studenti e insegnanti, la seconda è un saggio.
Chiara Vergani ha riportato le testimonianze che le sono state inviate da diverse città e paesi italiani, rappresentando piuttosto bene le voci delle persone. “Alcune testimonianze – dice l’Autrice – sono davvero diverse da quanto tutti avremmo potuto aspettarci. Narrano spaccati di vita e vissuti reali, comprese le dinamiche famigliari verificatesi in tempo di didattica a distanza. Ho sentito l’esigenza di capire proprio come è stato ed è recepito il periodo di pandemia rispetto alla dimensione scolastica”.
Le testimonianze rivelano aspetti anche introspettivi dei protagonisti e modi di reagire diversi, partendo da situazioni anche molto differenti fra loro, rivelando come la pandemia e la conseguente esigenza di attivare la didattica a distanza per le scuole abbiano impresso un corso inaspettato alle esistenze di tutti.
Nella seconda parte, il libro racchiude un compendio esplicativo sulla didattica a distanza, entrando nei dettagli di temi come la privacy, il cyberbullismo nella didattica a distanza, la funzione del docente che si evolve, il ruolo dei dirigenti scolastici, dei genitori e degli studenti, i limiti e i pregi della DAD, gli elementi legislativi e in particolare il susseguirsi di istruzioni, emendamenti, regolamenti, linee guida, leggi.
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