«Te l’hai studiato il Principe?»
«In che senso?» chiede lui, voltandosi a guardarla. A lei viene in mente Verdone che guarda in alto e cerca qualche improbabile soluzione a problemi esistenziali che.. (perdonatemi, è l’influenza di Machiavelli che rende la mia prosa così… Vabbe’, ok, torno in me!)
«Ner senso: Machiavelli, Principe, storia…»
«No. Non me lo ricordo. Non lo so. Perché?»
Je piace quanno er marito se spazientisce! Ma ‘na cosa bella de lui è che se è interessato e non sa: chiede. Mica facile trovà gente curiosa che ammette de non sapé. Lei stessa, molto spesso, se vergogna ad ammettere che ‘na cosa nun la sa. Perché è abituata a esse giudicata… Come se uno dovesse esse un novello Faust (che poi sapemo tutti che fine ha fatto quer poraccio).

AAA-PRINCIPE«Oggi se parla de Il Principe, nella rubrica de Matesi. E pensavo…»
«Pe fa na cosa nova…» sospira lui.
«Dovresti esse contento de avecce na moje che ogni tanto fa funzionà er cervello» replica lei, indispettita.
«Madòòò, e quanto sei permalosa! Insomma, che pensavi?»
«Non te lo dico più!» si ostina lei, braccia incrociate al petto. Non è facile tenere il punto dal letto di dolore del piccolo Attila (che poi, il letto è quello matrimoniale, ma il piccoletto ne dispone come se fosse la sua reggia, tanto pe rimané in argomento de principi…)
«Dai, amore, lo voglio sapere» la blandisce lui, sorrisino strategico, occhio azzurro che scintilla. Infido… Le viene in mente “il fine giustifica i mezzi”, ma Matesi dice che lo scrittore non l’ha mai veramente detto. J’è tipo caduto un mito, perché all’epoca era l’unica cosa che aveva capito… Perché dimoselo: du palle co sto Principe…

«Che ho capito più adesso co l’articolo de Matesi, piuttosto che all’epoca co la Gallio. Però, da quello che me posso ricordà, la prof era brava. Secondo me è un discorso de età. Prendi te, per esempio, no?» je fa, e lui subito assottiglia lo sguardo, guardingo.
«Cioè?»
«Te quanno eri pischello non studiavi, nun t’annava e hai sempre detto che non te piaceva legge. Io t’ho sempre detto che secondo me nessuno aveva mai azzeccato il genere giusto, e lo penso pure adesso, però ce sta pure il fattore età. Adesso te interessi de un sacco de cose, leggi e ammetti che te piace. E non sei proprio de primo pelo…»
«Guarda che quella co l’artrosi a trentadue anni sei te!» l’accusa lui, piccato.
«Non c’entra niente – e lo so che sto più acciaccata de te, non è che me lo devi ricorda’ tutti i giorni, antipatico! – perché quello che intendevo era altro. Ma n’è sbagliata la concezione della scuola, adesso? È vero che quando sei piccolo apprendi de più, c’hai er cervello più giovane, però adesso, co l’esperienza, io capisco molte più cose de quanno annavo al liceo. A sedici anni facevo lo stretto indispensabile pe sopravvive, non me ne fregava niente de Machiavelli e de l’artri. Adesso è cambiato tutto, capisco, m’entra bene in testa… Non è che dovrebbero rivede’ n’attimo il sistema? Cioè, Matesi era una prof. Brava è brava, se vede da quello che scrive e da come te spiega le cose, ma non sarebbe più figo una sorta de “caffè” studio pe fa capì alla gente quello che è successo dopo che hanno fatto esperienza de vita, invece de du ore sur banco a fasse du palle tante?» continua. Je se sta a intrippà il cervello, perché è cosciente che comunque la scuola serve pure prima, pe legge e scrive, ma l’università subito dopo il liceo non va bene. Non è l’età corretta, secondo lei, ma che soluzione ce starebbe?

«Ma che c’entra cor principe de quello?» je chiede lui.
«Niente, ma avecce capito più adesso con na pagina de Matesi, che quanno ero pischella co du settimane de studio m’ha fatto riflette che o ero stupida io (e ce potrebbe sta, ma me lascia un po’ perplessa ‘sta cosa) oppure non era l’età adatta, per la società de adesso, per affrontare certi discorsi. Te pare?»
«Uhm…»
«Non favelli? Che è, secondo te ero stupida?» indaga, già pronta a spaccaje “la ragion di Stato” in fronte.
«Ma il finale de sto Principe?»
Niente, s’è incastrato…
«Guarda, se voi te lo cerco e te lo faccio legge. Anzi, forse te potrebbe pure interessà. Co la correlazione che ha fatto Matesi tra quello che se diceva nel saggio e la politica italiana, poi, te lascia spazio a na cifra de congetture che…»
«Vabbe’, dai, mettimelo sur Kindle.»
«Se Machiavelli sapesse che è annato a finì su un lettore digitale…»
«Il fine giustifica i mezzi…»
«Ma n’avevi detto che non sapevi niente de sto principe?!»
«Infatti…» commenta lui, poi se gira e se ne va dalla camera. Lei lo guarda mentre comincia a cincischià in cucina e pensa che il suo, de principe, provvede davvero alla sua comunità. Co na principessa che je tiene testa e che decide insieme a lui nel bene e nel male (se del male è lecito dire bene).

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