La poesia si nasconde anche sotto le vesti austere di un manager. È il caso di Giuseppe Milella, gentiluomo del Sud, che qui si confida.
Il mio nome è Giuseppe Milella, sono nato a Bari il 20 maggio 1967 e abito ad Acquaviva delle Fonti. Sono sposato e ho due figli, una ragazza appena diventata maggiorenne e un ragazzino di dieci anni. Lavoro presso una multinazionale spagnola.
Nel 2015 ho pubblicato il primo libro, “Trecentosessantacinque giorni di riflessioni”, una raccolta di aforismi e pensieri, con un buon successo di critica e pubblico, interventi in Tv, radio e giornali locali, e presentazioni presso varie librerie.
Nel 2016 è stata la volta del libro di poesie “Poesie tra le nuvole ed il vento “, che ha riscontrato un ottimo successo di critica e pubblico e per il quale sono in corso una serie di incontri, presentazioni e interviste.
Alcune poesie nel corso degli ultimi anni sono state comprese in raccolte di Autori vari. Ho scritto e scrivo per alcuni quotidiani locali e associazioni a livello nazionale.
Ho partecipato a vari concorsi letterari a livello nazionale , vincendone vari e risultando finalista in numerosi altri.
Quando hai cominciato a scrivere?
Ho sempre scritto sin da adolescente, ho tanti quaderni e agende con pensieri e racconti scritti nel corso degli anni. L’esigenza di scrivere rivolgendomi ad altri è nata per caso, con grande pudore e timidezza.
C’è un momento particolare della giornata in cui prediligi scrivere?
Trovo più comodo scrivere di prima mattina, anche se durante la giornata ogni occasione mi offre idee o un’ispirazione. La mia scrittura, che al momento è rappresentata da riflessioni e semplici poesie, nasce dall’osservazione della realtà quotidiana, non considerandone l’aspetto superficiale ma osservandola in profondità.
Scrivi a mano, oppure usi un computer?
Personalmente preferisco scrivere al computer: è più semplice nel momento in cui devo effettuare delle correzioni, ma spesso e volentieri uso carta e penna, perché seguire l’ispirazione o l’impeto dello scrivere un pensiero o dei versi, che altrimenti andrebbero persi.
Ami subito quello che hai scritto? Oppure, correggi continuamente?
Amo il messaggio o il contenuto intrinseco di ciò che scrivo, perché derivano dall’osservazione e dalla riflessione di quello che osservo. Per questo cerco di essere il più diretto e spontaneo possibile. Correggo ciò che scrivo soprattutto per evitare le ripetizioni, ma abitualmente ho una scrittura “rapida” e non mi dilungo in correzioni o rielaborazioni, per non correre il rischio di perderne il “senso” originario di ciò che volevo trasmettere.
Ti diverte scrivere? O, qualche volta, è anche una sofferenza?
Per me scrivere è un esigenza fisica, ma mi procura sensazioni ambivalenti: a volte provo sofferenza nell’esporre un concetto o un’idea perché io “vivo” ciò che scrivo; al tempo stesso, provo un grande appagamento fisico, quasi una liberazione. Allo stesso modo, il piacere che provo durante le letture di poesia è dato dall’empatia che si crea con coloro che vengono ad ascoltarmi. Cercando di trasferire l’essenza di quello che scrivo, provo una grande gioia.
Trovi che, nel corso degli anni, il tuo modo di scrivere sia cambiato? E se sì, in che cosa?
Spero che il mio modo di scrivere sia diventato più maturo, perché ho una maggiore consapevolezza di me stesso e di quello che scrivo. Questo percorso di crescita nel tempo è stato notato dai miei critici, che hanno sottolineato anche una maggiore fluidità nell’esposizione e una ricerca di termini meno scontati e banali.
Come mai il titolo “Poesie tra le nuvole e il vento”?
La poesia è qualcosa di leggero come le nuvole e il vento, e come le nuvole e il vento è in continuo movimento verso l’alto e verso l’altro. La poesia viaggia nello spazio e nel tempo, unendo chi scrive e chi legge in un dialogo continuo.
Come è strutturato il libro ?
Il libro è suddiviso in tre parti collegate tra loro. La prima raccoglie poesie d’amore. Tratto questo tema nelle sue varie sfaccettature: l’amore appena sbocciato, l’amore di un matrimonio e quello finito, quello mai nato o quello tra due amanti.
La seconda parte è formata da poesie di introspezione. Noi viviamo in una società nella quale si corre a ritmi frenetici: lavoro, famiglia, produrre, competere, hobby, tv, soldi. Non ci si sofferma sulla reale essenza del nostro essere, sul “chi siamo”; e come possiamo capire il nostro prossimo, se non conosciamo noi stessi? Si vive cercando di apparire diversi da quello che realmente siamo; privilegiamo l’aspetto esteriore e l’apparenza a scapito dei valori reali.
La terza parte raggruppa poesie con le quali mi affaccio alla realtà, anche la più dolorosa. Ho cercato di andare al di là dell’aspetto superficiale o dell’apparenza, cogliendo ciò che c’è nella vita di ogni giorno.
Le persone care ti sostengono, oppure ti guardano come se fossi un alieno?
Le persone più care mi sostengono in questa mia passione, anche se spesso e volentieri nella quotidianità vengo osservato come un alieno o un sognatore. Mi rendo conto che posso dare l’impressione di essere “sovrappensiero” o “assente”, ma è proprio in quegli istanti che nella mente esplode la vena creativa.
Sei metodico nella scrittura, oppure segui semplicemente l’ispirazione?
Seguo la mia ispirazione e il mio istinto. La mia scrittura parte dalla pelle e dal cuore, dunque non sono assolutamente metodico.
Hai seguito qualche scuola/corso particolare per affinare la tua penna?
Purtroppo non ho seguito nessun corso particolare. Leggo, questo sì, tantissimo, sperando di affinare le mie imperfezioni stilistiche.
Quale sarà il tuo prossimo lavoro? Quando pensi di pubblicarlo?
Ho in mente tante novità. Due libri di poesie e un altro progetto più complesso, del quale posso anticipare che scaturirà da una mia lunga analisi del mondo giovanile che ho pubblicato l’anno scorso su un giornale.
Commenti recenti