Amalia Frontali non esiste. È uno pseudonimo. Quindi si può dire che Amalia viva una vita idilliaca leggendo e scrivendo soltanto. La persona dietro lo pseudonimo conduce un’esistenza felice e campagnola nella più aurea mediocritas.

1.     Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Mi piace cambiare, come alle scale di Harry Potter, credo rifletta l’irrequietezza non tanto della mia indole, quanto della mia capacità di attenzione.
Ho scritto una specie di thriller, una storia di guerra, una saga epistolare corale che contiene diversi generi, un paio di romance, una biografia romanzata e un florilegio epistolare simil-biografico. E vorrei cimentarmi in un umoristico, in un fantasy, in un giallo e in chissà che altro.
Direi che finora l’unica cosa che hanno in comune è essere ambientati rigorosamente prima del XXI secolo, la maggioranza prima del XX.

2.     Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Rigorosamente a video. Su una piattaforma online, in modo da potermi collegare ovunque e da qualsiasi supporto e avere salvataggi e versionamenti automatici. Tengo molto anche alla possibilità di collaborare con altri, insistendo in contemporanea sul medesimo file, perché adoro scrivere a quattro mani.

3.     C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
Scrivo volentieri in ogni ritaglio di tempo. Ma di notte, fra le una e le tre, sono più produttiva. Talvolta la mattina non ricordo cosa ho scritto, poi vado a vedere e magari c’è un intero capitolo.

4.     Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Per carità, mi diverto. Sempre e anche molto. Il giorno che soffrissi mi dedicherei a qualcosa d’altro. La scrittura per me è, e resta, un hobby.

5.     Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Navigo, a volte anche senza vedere. Senza bussola, senza stelle. A macchia di leopardo, a caso. A quattro mani cerco di essere un po’ più ordinata. Non sempre ci riesco, perché sono una caotica cronica, nella vita come nella scrittura.

6.     Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Vale il fatto che prima di ogni cosa io pretenda di divertirmi. Quindi scrivo esattamente quando mi va e quanto mi va. Mi va spesso e volentieri, questo sì.

7.     Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto? 
Quasi sempre. Ho notato questa controtendenza per cui le storie  più amate da me sono quelle che hanno trovato meno riscontro di pubblico. Ma poiché scrivo per diletto, scrivo prima di tutto per me stessa, quello che mi piacerebbe leggere.

8.     Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
Certo!  Mi piace molto immergermi da lettrice nelle mie storie.

9.     C’è qualcosa di autobiografico nel suoi libri?
Non in modo esplicito. Non ci sono personaggi che mi ricalcano o eventi direttamente autobiografici. Stati d’animo, situazioni, singole emozioni, ricordi, questo sì. Ad esempio, l’Egitto de La Chioma di Berenice è una mescolanza delle mie personali impressioni, fotografie mentali, emozioni “visive” con quelle riportate nei diari di viaggio dei coniugi Belzoni. Ci sono quasi sempre personaggi ispirati, come carattere, a persone che ho conosciuto nella vita reale.

10.  Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è una lettrice assidua? Legge tanto? Quanti libri all’anno? 
Leggo parecchio. Quando non scrivevo, leggevo di più, anche solo per una mera questione di tempo. Ora direi che arrivo a poco meno di una quarantina di libri l’anno, di cui almeno una dozzina letti nelle settimane di ferie senza connessione.

11.  Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
Ho partecipato a due concorsi. Quello in cui sono andata meglio è stato una grandissima delusione, in cui forse ho delle colpe, per non aver affrontato la situazione imponendomi con la necessaria determinazione.
L’altro concorso è uno di quelli in cui c’è una peer-review e si viene valutati da altri partecipanti. L’ho trovata un’esperienza fantastica e spassosissima. Mi ha insegnato molto e mi ha lasciato sempre soddisfatta.

12.  A cosa sta lavorando ultimamente?
Ho i cassetti che traboccano di incompiuti di ogni genere. Sto lavorando a quattro mani con Rebecca Quasi a uno spin-off di “Centro”, sempre ambientato nella Belle Époque.
Ho anche ripreso in mano un giallo settecentesco, che mi piacerebbe terminare. E nel frattempo sto lavorando all’editing (il mio primo editing professionale!) di un romanzo storico che uscirà il prossimo inverno per Triskell.

La Pagina-Autore di Amalia Frontali su Amazon