S.M. May è nata quasi quarant’anni fa, riuscendo ad essere per un giorno e un’ora “maggiolina” (da cui il nome che si è scelta). Ha sempre preferito leggere e scrivere rispetto a qualsiasi altra occupazione, e la cosa all’inizio infastidiva un po’ in famiglia, finché sua nonna ha sentenziato di lasciarla fare.
Ha pubblicato il suo primo romanzo di fantascienza a diciannove anni, e poi si è dedicata ad altro, studiando, lavorando e viaggiando. Adora tutto ciò che è sopra le righe e diffida dei sentimenti tiepidi, perché se non c’è la passione non c’è sapore.
Attualmente vive con marito, cuoco appassionato, e tre bimbi scatenati nel nord-est d’Italia, in costante ricerca di una casa più grande dove fare entrare anche tutta la sua biblioteca.

1.     Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Scrivo di tutto, dal romance alla fantascienza, dal dark al fantasy epico, dai racconti alle poesie, ai libri veri e propri. Al momento, mi mancano lo storico (perché ne ho troppo rispetto) e il giallo-poliziesco (perché come lettrice mi annoio di frequente). Nasco come autrice volta al fantastico, quindi spazio, navicelle, avventure, universi sconosciuti, e da lì civiltà ed epoche di pura fantasia, razze immaginarie, ecc.
Ho poi avuto un certo intervallo creativo contemporaneo, concentrato soprattutto sul gay romance, dalla commedia più rosa al legal-finanziario al noir. Un po’ per tutti i gusti.
Ed ora, visto che la ruota gira, da un paio d’anni sono tornata al grande amore fantasy.
Insomma, due soli piedi e tante (troppe?) scarpe.
Credo che derivi dal fatto che penso quasi sempre a più cose in contemporanea e che se non ho l’agenda con tutte le righe piene di impegni vengo assalita dall’ansia di sprecare il tempo…

2.     Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Penna e carta, ma penne colorate e da collezione, e stupendi quadernetti che scelgo appositamente di volta in volta per darmi la carica.
A volte mi è capitato di annotare qualche dialogo sugli appunti al lavoro ed allora è un dramma ricordarsi il fascicolo! Poi ricopio diligentemente al PC e inizio a revisionare, tagliare, spostare, ecc.

3.     C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
Non predilezione, ma necessità. Dalle 22.00 in poi, dopo aver completato i settori professione, casa, famiglia, blog.

4.     Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Mi diverto, per carità. Se dovessi soffrire o annoiarmi, mollerei subito.
Ovvero passere a divertirmi e svagarmi con qualche modalità più efficace.

5.     Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
In genere ho un’idea, preparo la griglia e tento di riempire le caselle. A volte quando sono a metà mi capita di modificare in corsa, ma in genere ho in mente da dove partire e dove arrivare. In mezzo mi diverto, appunto.

6.     Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Se potessi, scriverei ogni sera. Non potendo, rubo tempo alla notte qua e là.

7.     Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto? 
In genere sì, se non mi piace correggo già mentre procedo.

8.     Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
Sì, e a volte non ricordo assolutamente di aver fatto dire certe cose o immaginato certi fatti. Il che è preoccupante, no?

9.     C’è qualcosa di autobiografico nel suoi libri?
Senza dubbio, ma non è un segreto, ho infilato tante delle mie incertezze giovanili in Lara Haralds, una tizia stramba che si arrabatta per vivere scrivendo e riesce a combinare coppie che durano. Alla fine anche lei ha la sua occasione (Morgan senior, uno dei miei brizzolati più riusciti).
Mi piace poter dire che a 47 anni mi vedo come la sua sorella maggiore, ovvero la Lara “cresciuta (finalmente!).

10.  Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è una lettrice assidua? Legge tanto? Quanti libri all’anno? 
Prima sono una lettrice, poi tento di scribacchiare. Leggo dai 200 ai 210 libri all’anno in media (ma adesso ho più impegni), prima toccavo vette ancor più elevate.

11.  Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
Ho partecipato a un concorso che poneva come premio il venire selezionati per incontrare un editor e parlare con lui del proprio romanzo. L’ho vinto (nel senso che sono stata selezionata nel mucchio), ma l’editor non ha preso “Il principe degli Sciacalli”, così mi sono rivolta a un’agente.

12.  A cosa sta lavorando ultimamente?
A una serie fantasy un po’ zozzona e cupa, Le Cinque Dita.
Volevo essenzialmente scrivere di vampiri e mutaforma, tipo qualche raccontino d’ambientazione. Poi mi sono ritrovata con una storia d’una certa complessità, mi sono presa una cotta per uno dei personaggi (brutto e cattivo, tale Julius, pure in odore di pazzia) e ho deciso che potevo godermi una trilogia di creature non umane.
Inoltre ho pronto ormai da un anno il seguito de “Il principe degli Sciacalli” e le griglie per il volume tre, quindi incrociamo le dita!

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