Ilenia Leonardini si presenta:
Sono nata nel 1977 nell’assolata città marittima di La Spezia, in quella striscia di terra chiamata Liguria. Sono figlia unica e vivo con mia madre nella piccola provincia di Luni Mare, in quanto ho perso mio padre recentemente a causa di un brutto “mostro”. Non mi piace il vero nome di questa malattia.
Il mondo perfetto e sognante del cinema mi ha sempre attratto, ma sono anche un’appassionata di musica. Di entrambi i “mondi” apprezzo maggiormente gli autori stranieri.
Lo sport che ho praticato più volentieri è la difesa personale. Devo ammettere che mi ha ispirata molto. Rimango però fedele al mio primo amore: il nuoto. Quando entro in mare è come se ritrovassi il mio ambiente. Forse in un’altra vita ero un delfino, chi lo sa!
La scrittura l’ho incontrata verso i 14 anni. I miei primi manoscritti ricordano più delle sceneggiature e sono carichi di dialoghi. Poi mi sono detta: “… e se creassi uno stile tutto mio?” Così ho fatto!
La scrittura è stata, ed è ancora, una passione terapeutica. Mi ha aiutata a superare i momenti di sconforto, specialmente dopo la perdita del lavoro. Io lo dirò sempre: “Scrivere fa bene al cuore e all’anima!”. Mi piace spaziare tra i “generi letterari”. Passo dal fantasy, all’horror per poi catapultarmi nello sci-fi.
1. Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Amo spaziare tra i generi, l’unico che non scrivo e non leggo è l’erotico (il genere di 50 sfumature di grigio).
Amo variare e non non ho mai avuto il classico blocco dello scrittore.
Ultimamente, sto portando avanti due trilogie, una noir legal thriller poliziesca e una paranormal urban fantasy (questa è ambientata in Germania, ai giorni nostri e con creature simili ai vampiri ma che nella tradizione teutonica si chiamano Neuntoter).
2. Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Io amo carta e penna, infatti ho sempre con me i miei quadernini, rigorosamente a quadretti e l’immancabile penna nera.
Una curiosità? Faccio sempre una sorta di cast cinematografico e anche una soundtrack adatta al genere di cui sto scrivendo.
Poi man mano riporto tutto su pc.
3. C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
Ovviamente quando ho tempo, a che se un po’ di tempo fa mi sono svegliata all’una di notte perché mi era venuta l’idea di una nuovissima storia, sempre un noir legal thriller ambientato a Chicago. Si intitola Gli orfani di Chicago, figuratevi che mi sono apparsi in sogno pure i personaggi principali. Al che mi sono dovuta alzare, prendere il cellulare e appuntare tutto su Notes.
4. Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Per me scrivere è una terapia, una valvola di sfogo per affrontare i momenti difficili della mia vita, infatti da diversi anni a questa parte è un’attività molto intensa.
In questo periodo di quarantena poi sono molto produttiva, la mia amica grafica che cura le mie cover dice che sono “vulcanica”.
5. Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Sono più una persona che crea in base ai sogni o agli stati d’animo, seguo la mia ispirazione e credo di essermi creata un mio stile personale. Diciamo che le mie storie sono molto “fiction”. Quando le leggi ti sembra di essere lì con i personaggi.
6. Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Con costanza, specialmente in questo periodo.
7. Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto?
Certo, ogni mio personaggio viene dall’ispirazione e inserisco sempre un personaggio che sia il mio alterego.
8. Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
Ovviamente. E mi piace sempre rileggermi.
9. C’è qualcosa di autobiografico nel suoi libri?
Be’, Antonio & Anna, un amore infinito è un po’ autobiografico, anche se parla della storia dei miei genitori, in quanto mio padre prima di morire mi chiese di scriverla.
10. Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è un lettore assiduo? Legge tanto? Quanti libri all’anno?
Ne leggo molti, prediligo quelli di Lorena Corvin e Isabella Vanini ( Evelyn Storm), ma amo spaziare.
11. Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
Sì, un paio di volte, ma non ho mai vinto. Comunque mi piace partecipare.
12. A cosa sta lavorando ultimamente?
Come ho accennato prima, sto portando avanti le due trilogie: noir e paranormal e poi c’è la nuova storia Gli orfani di Chicago.
Più che altro sarà un noir thriller poliziesco. E sarà una storia particolare, in quanto seguirà negli anni la crescita di quattro fratelli: Dean, Steve, Michael e Aidan (il più giovane). La vicenda inizia nel 1981, la notte in cui nacque Aidan. Avrà il sapore di una storia stile gangster, ambientata tra il 1981 e il 2018.
Grazie di cuore per l’intervista, mi sento onorata di essere stata intervistata da te, ti ringrazio di cuore.
Sarai sempre la benvenuta!
Grazie mille e spero che avrai l’occasione di leggere i miei tesori editi.