Ho il piacere e l’onore di avere con me Alessandra Bazardi, una donna che non ha mai paura di mettersi in gioco e di rischiare.
Benvenuta, Alessandra. Per tuo desiderio salto a piè pari la parentesi (ma è proprio solo una “parentesi”?) politica e passo al resto. E che resto! Che ne diresti di cominciare dall’inizio di questa tua vorticosa carriera? Qual è stato il primo lavoro?
Innanzitutto è un onore e un piacere essere intervistata da te, perché nella lunga carriera dopo Platinette, La Pina e altri illustri intervistatori mi mancava Babette! Allora torniamo indietro di una trentina d’anni… Primo lavoro ufficiale? Commissario di maturità di latino a Piacenza, ricordo che mi scambiavano per una maturanda, in realtà cercavo di suggerire più che di giudicare… E poi una breve parentesi come docente alle medie e superiori in una scuola di suore Agostiniane a Voghera. Quando me ne andai, perché ero stata chiamata da una casa editrice, i ragazzi mi dimostrarono molto affetto e alcuni si ricordano ancora di me (ero troppo brava!)
Studi classici, leggo nel tuo curriculum. In che modo queste scuole (Liceo classico prima, Laurea in lettere classiche, poi) ti hanno preparato al lavoro (diciamo ai lavori) che avresti svolto?
Allora, la coerenza è sempre stato il mio forte. Da piccola sognavo di diventare professoressa di matematica, poi a fine liceo stavo per iscrivermi a Medicina, è solo per puro caso -forse no- che ho scelto Lettere Classiche… In realtà io ho sempre sognato di fare la giornalista e di entrare in un giornale o una TV, quindi gli studi umanistici erano sicuramente più adeguati. E poi, come spesso succede, il destino sceglie per te. Gli studi classici, latino e greco in primis, servono sempre e ti danno un metodo. Come diceva mia zia Marialuisa, chi ha fatto il classico (figurati io pure l’università) lo riconosci anche da come lava i piatti.
Nel 2001, ti sei iscritta all’Ordine nazionale dei Giornalisti. Come sei diventata giornalista? E per quali testate hai lavorato? Mi sembra di aver letto che hai collaborato anche con emittenti televisive.
Ho iniziato ai tempi dell’università col giornale di Voghera, scrivevo articoli di ogni tipo, dalla cronaca allo sport. Ho lavorato per riviste femminili e per un anno ho curato il sito di Ronaldo, facendo anche una full immersion nel portoghese… ma ho anche collaborato alla nascita di una tv a banda larga per i contenuti al femminile e scritto parecchi articoli di costume legati a una rubrica che veniva pubblicata in una serie Harmony, Joly Tour.
Insomma diciamo che non ho mai scritto per il Corriere della Sera, però ho fatto tanta gavetta!
Passiamo alle Case Editrici. Un curriculum di tutto rispetto. Che si è dipanato per molti anni e che ti ha portato all’ultima avventura, quella dell’agenzia editoriale. Forza, cerca di condensare tutta questa valanga in poche frasi.
Essere assunti a 25 anni dalla più grande casa editrice di romanzi femminili mondiale non capita tutti i giorni. A me è successo e la maggior parte della mia vita lavorativa è stata dedicata a questo progetto che negli anni è cresciuto: editor, senior editor, responsabile ufficio stampa e infine direttore editoriale. Ricordo gli esordi, bisognava essere veloci e capaci di adattarsi a un lavoro che aveva i ritmi dei settimanali, ma anche tutte le autrici che ho letto e scoperto e lanciato. Posso tirarmela un po’?
Poi nel 2013 è successo qualcosa che mi ha letteralmente cambiato la vita, il divorzio da Harlequin Mondadori.
Come succede spesso, l’uomo non capisce i disegni divini e ora a distanza di due anni devo dire che è stata la mia fortuna, perché ho potuto sviluppare progetti che non avrei potuto fare se avessi continuato a lavorare per Harmony. Alludo a quello, bellissimo e stimolante, di Youfeel Rizzoli con un lavoro di scouting italiano, faticoso ma stimolante, in sinergia con una grande azienda, Rizzoli, e con persone davvero competenti. Un progetto che mi ha arricchito e fatto crescere. Perché non si smette mai di imparare e crescere. Io ho messo la mia competenza sul genere rosa e loro mi hanno dato la loro su tutto il resto.
E pochi mesi fa l’apertura della Alessandra Bazardi Literary Agency… Davvero un lavoro fantastico, anche se faticosissimo! La cosa più bella è vedere le autrici che mi cercano perché vogliono me come agente, per la mia preparazione e serietà.
Che cosa fa un agente editoriale? E quali testi cerchi, al momento?
Un agente è una crasi tra un editor e un procuratore. Mi spiego: ci vuole il fiuto editoriale per capire se il testo proposto è valido e acquistabile, da chi è acquistabile e poi la capacità di vendere, quindi un mix di marketing e commerciale, il tutto condito da una capacità di negoziazione e di conoscenze legali-amministrative per curare la parte dei contratti e e della reportistica. Cosa cerco? In questo momento romanzi che abbiano una idea di novità, il genere è una conseguenza.
Sarai presente al WFF di Matera, quest’anno? E in che veste?
Babette alla mia tredicesima edizione vado come agente! Mi ha fatto un piacere enorme quando le organizzatrici mi hanno scritto la mail ufficiale di invito. In passato l’avevo ricevuta come sponsor (finché sono stata direttore editoriale di Harlequin Mondadori), e poi come vicepresidente di Ewwa e quest’anno come agente!
Progetti per il futuro?
Diventare onorevole. Babette scherzo! Continuare a lavorare sodo nel campo dell’editoria e della comunicazione che è il mio. Sviluppare l’agenzia e scoprire almeno un paio di talenti!
EWWA, la European Writing Women Association. Anche una delle socie fondatrici, mi sembra. Parlaci un po’ di questa realtà così “normale” all’estero e così “particolare” in Italia.
Ewwa è una realtà fantastica, una rete virtuale di donne che sta crescendo ogni mese in maniera esponenziale.
Hai ragione, all’estero questo tipo di associazioni ci sono da anni, in Italia Ewwa è una delle prime, almeno così concepita. E’ una splendida opportunità di confronto e crescita; attraverso Ewwa ho conosciuto donne fantastiche e preparate nei rispettivi ambiti con un denominatore comune: la passione per la scrittura. E in fondo Babette è TUTTA COLPA DI EWWA per citare un romanzo famoso se noi due stiamo dialogando ora.
Concludo sempre le chiacchierate con le mie ospiti chiedendo loro di mandare un saluto alle “ewwe”. A te non lo chiedo, lo pretendo!
Carissime socie Ewwa, qui è il vostro vicepresidente che vi parla e vi saluta. Grazie grazie grazie per la vostra fiducia, il vostro entusiasmo e la vostra disponibilità a partecipare alle attività Ewwa, ma per crescere dobbiamo collaborare tutte. Insomma pensavate di rilassarvi iscrivendovi a Ewwa? Al lavoro!
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