Fernanda Romani è l’autrice della Saga di Endora, un Fantasy ambientato in un Medioevo immaginario, in cui le donne costituiscono la casta dominante, che opprime gli uomini. Abbiamo dovuto creare un servizio d’ordine, allo scopo di evitare all’autrice l’assalto di un nutrito gruppo di maschi, desiderosi di dimostrarle il proprio disappunto per questa scelta narrativa. Fra una barricata e l’altra, l’intervista ha avuto luogo.

Buongiorno, Fernanda, e grazie per essere qui con noi. Ci rivedremo fra una decina di giorni per continuare questa chiacchierata, se non ti dispiace.

Grazie a te, Babette. Da quando ho iniziato la mia avventura con Endora il tuo sostegno non mi è mai mancato e questo per me è stato importante. Sei stata la prima blogger che mi ha letto e recensito, e ottenere da te un giudizio positivo è stata la spinta giusta per pensare di poter continuare su questa strada. Tornerò molto volentieri.

Se lo chiedono tutti: perché Fernanda Romani ha creato un mondo in cui comandano le donne? Spirito di rivalsa?

Vorrei rispondere raccontando un piccolo episodio. Quando ebbi occasione, mesi fa, di parlare a un gruppo di persone di quanto stavo scrivendo, mi dilungai nel descrivere la condizione maschile all’interno della saga. Uno degli uomini presenti, a un certo punto, commentò “Mi sono innervosito solo a sentir raccontare la trama”.

Ecco, la risposta alla tua domanda potrebbe essere che mi ero stancata di innervosirmi ogni qualvolta leggevo un libro. Oltre al fantasy a me piace anche lo storico, il quale ha un difetto: in qualunque epoca sia ambientato, è impossibile non alterarsi nel vedere le difficoltà in cui si dibattono le protagoniste per il solo fatto di essere donne. Quando non vengono stuprate o molestate, vengono trattate come merce di scambio, oppure fattrici destinate alla riproduzione. Spesso non possono reclamare diritti o libertà di alcun tipo, il più delle volte hanno solo doveri, mentre i privilegi sono un’esclusiva degli uomini. Non parliamo poi degli obblighi di fedeltà coniugale, da sempre imposti solo alle donne.

Ho voluto rovesciare la situazione, raccontare un mondo dove gli oppressi erano gli uomini. E ho voluto che fosse una società profondamente ingiusta. So che molte donne amano pensare che se il mondo fosse governato dalle donne sarebbe un posto migliore, ma io non condivido questa utopia. Sono convinta che il potere corrompa, sempre e comunque. Il messaggio di fondo di Endora è che l’unica società giusta è una società egualitaria.

Nonostante tu abbia creato una società in cui le donne sono al vertice del potere, gli uomini che hai delineato non hanno nulla di servile. Sono maschi che fronteggiano una società ostile, ma senza dichiararsi sconfitti. È stato difficile creare questi personaggi?

Sì, una delle difficoltà maggiori è stata costruire dei personaggi maschili che fossero apprezzabili, uomini degni di questo nome. Il più facile è stato Daigo; essendo uno straniero, costretto a vivere e a prostituirsi per dieci anni a Endora per motivi religiosi, non è stato allevato nella convinzione che la dominazione femminile sia normale.  È un maschio alfa, obbligato a vivere una condizione che non gli è congeniale, ma sa adattarsi. È nato con l’istinto del capo, è il guerriero più forte e il suo carisma fa di lui l’uomo che i suoi sono sempre pronti a seguire, anche quando non ne capiscono le scelte.

Il più difficile è stato Killiar. Lui non è un maschio alfa, è un uomo di grandi qualità umane, che ha sfruttato nel migliore dei modi l’unica possibilità data ai maschi di Endora: la sua bellezza. È un individuo che esprime perfettamente le dinamiche della società in cui vive: dà per scontata la dominazione femminile e vi si adegua. Malgrado questo, mi sono sforzata di fare di lui una figura piena di dignità, non un servo. È un uomo sensibile, ma non un vile. Nel corso della storia avrà modo di dimostrare diverse volte che il coraggio non gli manca, fin dalla prima volta in cui incontra Daigo, il suo opposto e il suo rivale. Daigo fa lo sfrontato, sicuro di sé e della propria natura di predatore, ma Killiar non indietreggia,  non abbassa nemmeno gli occhi, pur avendo la percezione di non poter intimidire in alcun modo il forte guerriero che gli sta di fronte.

E poi c’è Yadosh, l’idealista senza scrupoli. Un “libero amante” che ha corso il rischio del matrimonio per pura ambizione, per arrivare al potere. È di certo un maschio alfa, pur agendo nel pieno rispetto delle dinamiche della società a cui appartiene. Sa di dovere tutto a sua moglie, con la quale non ha segreti, e persegue i suoi scopi con la consapevolezza di dovere, prima di tutto, salvaguardare il proprio matrimonio. Il suo progetto per portare alla luce il complotto che ha causato la sottomissione degli uomini è diventato il fondamento della sua vita, non c’è omicidio o altri crimini che possano fermarlo. Yadosh rappresenta il lato oscuro di ogni personalità dominante e il fatto che si trovi ad agire in un mondo che lo vorrebbe vedere nella polvere, solo perché nato uomo, fa di lui un ulteriore tassello nelle sfaccettature del mondo di Endora.

La quadrilogia è in via di completamento. Consolerai i lettori con qualche gustoso spin-off, in attesa del quarto volume? E puoi offrirci qualche anticipazione?

Gli spin-off di solito sono una scelta estemporanea, non li progetto mai in anticipo. “Nhavi” è nato dall’esigenza di dare qualcosa in più a chi sta aspettando con pazienza il terzo episodio, che ormai ho in corso di stesura da più di un anno e che si sta rivelando molto più lungo del secondo.  Da tempo accarezzo l’idea di dare un seguito a “Indegno”, l’ebook gratuito che ho usato per promuovere Endora, ma non trovo il tempo né l’idea giusta, anche se nel quarto episodio ci sarà un accenno a quella storia. Sicuramente, dopo la fine della saga, seguirò il consiglio di un’amica e scriverò uno spin-off sequel, un racconto per tirare le fila di un particolare aspetto della storia. Non vi dico di più perché dovrei svelarvi il finale.

I progetti per il futuro. Rimarrai nel campo fantasy, o ti cimenterai con altri generi?

I miei progetti futuri riguardano sempre e comunque il fantasy. Poco tempo fa mi sono cimentata con un racconto western per il blog La Mia Biblioteca Romantica, ma è stata una breve digressione, dettata dal desiderio di mettermi alla prova con un genere con cui mi sento a mio agio.

Il progetto al quale tengo di più è “La trilogia degli uomini”, la saga che ha ispirato Endora e che tratta lo stesso tema, ma in maniera più dura. So bene che non sarà mai un romanzo di successo, come non lo è Endora. L’argomento di base (donne dominatrici/ uomini sottomessi) è difficile da accettare; il pubblico maschile non ne vuole sapere e quello femminile si trova in imbarazzo nel vedersi dipingere come “l’oppressore”. Questo non mi farà rinunciare. “La trilogia degli uomini” è il mio sogno nel cassetto e lo pubblicherò a costo di avere dieci lettrici (penso che  di lettori maschi non ne vedrò nemmeno l’ombra).

Nel frattempo, vorrei anche ampliare il mio racconto “Il talismano”, che mi era stato pubblicato in ebook da Lettere Animate, e di cui ho ripreso i diritti per poterlo trasformare in un racconto lungo, oppure in un romanzo breve.

Ho anche intenzione di riprendere in mano il paranormal romance “La traccia dell’armonia”, il mio unico fantasy di ambientazione urbana e contemporanea, una storia di sirene che avevo presentato a un editore. È stato giudicato interessante e ben scritto, ma rifiutato a causa di difetti strutturali che vorrei provare a correggere. Mi è rimasto il desiderio di essere pubblicata da un editore e conto di provarci di nuovo.

La seconda parte dell’intervista potrete leggerla il 15 ottobre 2016.

I romanzi di Fernanda Romani potete trovarli QUI.

QUI, invece, gli articoli del Blog che la riguardano.