Teresa Siciliano (Matesi) presenta la seconda puntata de “Il matrimonio medievale” e vi ricorda che ci sono degli spoiler.
Alcune settimane fa abbiamo visto, seguendo la falsariga di Duby, qual era la funzione del matrimonio nel XII secolo secondo il punto di vista dell’aristocrazia laica (la prima puntata potete trovarla QUI).
Ma parallelamente la Chiesa conduceva una sua campagna per imporre la propria concezione. Lo sfondo ideologico e teologico era questo:
«Le persone sposate (conjugati) erano confinate all’ultimo grado della perfezione. Il matrimonio era tollerato, ma solo come rimedio contro la lussuria carnale, dopotutto era ‘meglio sposarsi che bruciare’ (melius est nubere quam uri). Ma in ogni caso, la sessualità era lecita solo nel matrimonio. Al di fuori di questo tutta l’attività sessuale era fornicazione e, come tale, maledetta. Inoltre l’atto fisico doveva essere strettamente subordinato al desiderio di procreare, doveva essere mondato il più possibile da ogni piacere. Di conseguenza la Chiesa enfatizzava l’unione di due spiriti nel matrimonio e chiedeva che la sua validità risiedesse nel fidanzamento (desponsatio) più che nello sposalizio, soprattutto nel consenso (consensus) dei due individui interessati.»
Personalmente trovo interessante che l’attenzione alla volontà della donna si affermasse all’interno di una concezione di svalutazione totale del sesso, anche nell’ambito del matrimonio.
Il romanzo storico moderno incontra qui molte difficoltà, dal momento che dal 1968 in poi nell’immaginario dei lettori la sessualità ha acquistato grande spazio. Quindi i coniugi vengono rappresentati sempre mentre fanno sesso (molto sesso) e quasi sempre con grande soddisfazione della donna. Ciò perché negli ultimi cinquant’anni la questione dell’orgasmo femminile ha acquistato primaria importanza, tanto più che le donne sono in larga parte il pubblico a cui è indirizzato tale genere di narrativa.
Da questo punto di vista si tratta quasi sempre di romanzi anacronistici. Solo di rado viene tirato in ballo un ecclesiastico, per lo più il confessore della castellana, a presentare il sesso come tentazione demoniaca. Monaci e sacerdoti raramente ci fanno una bella figura, anzi spesso si tratta addirittura di psicopatici: ad esempio in Il cristallo verde di Amanda Quick il personaggio in questione spia perfino, senza essere visto, il primo rapporto sessuale fra i protagonisti e si scandalizza per il tipo di posizione usata, cosa per la verità assolutamente normale nel medioevo, quando si temeva qualunque cosa che potesse mettere in dubbio la preminenza dell’uomo sul creato e in particolare sulla donna. Ovviamente su queste rappresentazioni si sente il peso delle polemiche fra società laica ed ecclesiastica del Novecento.
In realtà la Chiesa del XII secolo richiedeva obbligatoriamente il consenso non solo dell’uomo, ma anche quello della donna e insisteva sui principi della monogamia e dell’esogamia nel matrimonio, estendendo il divieto di incesto fino addirittura al settimo grado di parentela. Un po’ troppo se si considera la limitata estensione delle famiglie nobiliari europee e la conseguente difficoltà di trovare una giovane nobile che non fosse imparentata in qualche misura con la propria famiglia.
Questo argomento entra di rado nel romanzo storico, forse perché è troppo complicato per la lettrice media (se volete sincerarvene, basta una sbirciata al cap. 2 di Duby). L’unico caso che mi viene in mente è in Di ghiaccio e d’oro di Angela White, quando ad un certo punto per evitare sul nascere una faida fra famiglie si progetta un matrimonio fra Arabelle e Bryan:
Sir Dagobert scosse il capo.
— Esiste un legame di parentela tra te e quel giovane! È il figlio del marito di tua zia. I presupposti di un simile matrimonio sono così fragili che potrebbe essere annullato facilmente.
— No, se sarà un vescovo a celebrare queste nozze — disse lord Wolfer.
E in effetti la Chiesa si riservava la giurisdizione sul matrimonio e quindi di stabilire caso per caso quando il legame di parentela invalidava le nozze e quando no. Nella fattispecie la parentela fra i due non coinvolgeva per nulla il sangue e ai nostri occhi di lettrici non esiste affatto, dal momento che oggi si possono sposare anche i cugini di primo grado, sia pure con una speciale dispensa da parte del Vaticano, dispensa che viene sempre concessa senza difficoltà. Ma all’epoca spesso si cercava di conciliare la volontà della Chiesa con la necessità di promuovere in ogni caso la pacificazione fra le famiglie della nobiltà come in questo caso.
Ancora più di rado capitano romanzi in cui entra in gioco il consenso della donna. Guardiamo però Istinti indomabili di Mary Wine: Brina Chattan viene rapita dal laird Connor per sostituire la sorella Deirdre, che lo ha tradito innamorandosi di un altro uomo. Come è normale in un romance, fra i due non tarda a scoppiare l’amore, immancabilmente seguito da sesso appassionato. Ma Brina si rifiuta di acconsentire al matrimonio.
Con questo si allontanò da lei e si diresse a grandi passi verso la porta, ma prima di raggiungerla si fermò e si voltò. — Tu appartieni a me, Brina, e non sono disposto a perderti neppure se me lo chiedesse il re in persona.
— Io non ti appartengo, invece! — esclamò lei, per poi esitare e aggiungere: — Almeno, non fino a quando mio padre non ci avrà dato la sua benedizione.
La trama è molto complessa, come succede nelle storie scozzesi, e si sfiora più volte una guerra fratricida fra clan. Eppure il primo problema ad essere risolto sarà proprio quello delle nozze.
Robert Chattan non si fece aspettare troppo a lungo. Lui e i suoi uomini arrivarono al galoppo come un’orda di barbari, spingendo i venditori che affollavano la strada a raccogliere in fretta e furia la loro mercanzia per poi darsela a gambe. Si fermarono davanti alla casa e Connor uscì, sostenendo a testa alta lo sguardo furioso di Robert.
Il vecchio laird smontò da cavallo e si fece avanti rabbioso.
— Noi due abbiamo un conto da regolare, Connor Lindsey!
— Tra noi c’era un accordo — rispose Connor. — Mantenerlo conviene a entrambi se non vogliamo fare il gioco dei Douglas.
Robert ringhiò, minaccioso come un giovane guerriero.
— Odio ammetterlo, ma questo è un valido argomento. Tuttavia, spero che tu abbia trattato la mia Brina con ogni riguardo, altrimenti ti spaccherò il muso!
Ma in un romance nulla può fermare un grande amore!
— Se finalmente sei pronto a discutere, laird Chattan, allora ti chiedo di benedire l’unione tra me e Brina.
Lei trasalì quando vide Connor Lindsey, laird di un clan fiero e indomito, cadere su un ginocchio davanti a suo padre. Era un’usanza così antica che nessuno sapeva quando fosse iniziata e vedere Connor osservarla la lasciò senza parole. L’anziano laird tese una mano e lo toccò sulla testa, dando così la sua benedizione; solo allora Brina avanzò e si inginocchiò a sua volta, fremendo quando sentì la mano di suo padre sui capelli.
— Avete il mio consenso. Che il vostro matrimonio sia lungo e felice. E che tu possa trovare con Connor la stessa gioia che io ho trovato con tua madre: questo è il mio augurio, figlia prediletta.
Insomma si tratta sempre di una società comandata dagli uomini, ma non si può negare che Brina ha saputo tenere il punto!
Interessante, Teresa. Sono una fan di Duby. Ho letto da poco I PECCATI DELLE DONNE NEL MEDIOEVO, dello stesso autore. Roba da farti diventare dritti tutti i capelli.
Leggere gli storici è sempre interessante. Soprattutto su epoche lontane.