Il narcisismo, e più in particolare il quadro di disturbo narcisistico della personalità, viene definito come una struttura di personalità molto complessa. Il soggetto che ne soffre sviluppa una vera e propria sorta di fissazione per l’immagine che rimanda agli altri. Presta infatti enorme attenzione a quelli che sono i feedback su di essa da parte delle persone con cui il narcisista intesse relazioni più o meno strette.
In psicopatologia, all’interno del Manuale Diagnostico Statistico (DSM-5), il quadro narcisistico è indicato tra i disturbi di personalità.
(Narcisismo patologico e relazioni sentimentali, Dott.ssa Eleonora Stopani, psicologa e psicoterapeuta cognitivo comportamentale).

Le cause dello sviluppo di una personalità di tipo narcisistico vanno ricercate in più direzioni: genetica, psicologia e neuroscienze. Nella matrice genetica del carattere, dell’indole e del temperamento, nella matrice psicologia dell’età evolutiva e nel processamento delle neuroscienze, troviamo le cause dell’insorgere  di una personalità narcisistica. Dall’analisi di vari studi emerge la presenza di un tratto del temperamento indicato come callous-unemotional, cioè insensibile, indifferente a livello emotivo, che profila i soggetti nell’età dello sviluppo come scarsamente empatici. Inoltre, in loro alberga l’impossibilità di sentire alcun rimorso rispetto a un loro agito inadeguato a livello morale e normativo, vi sono una rigidità emozionale nei rapporti e una marcata aggressività comportamentale.

Quanto sopra considerato implica il formarsi già a partire dalla più tenera età, di una forma di antisocialità che poi può manifestarsi in modo importante da adulto. Non solo le istanze genetiche vanno osservate, ma pure la personalità dei genitori e il contesto situazionale in cui un minore cresce. Infatti i disturbi a livello patologico dei genitori vanno a influenzare in modo indelebile la vita futura della prole. Mi riferisco dunque agli abusi, ai maltrattamenti sia fisici che psicologici, alla poca tutela del minore, alla trascuratezza e inaffidabilità: tutto ciò ciò determina lo sviluppo di una personalità fragile e insicura. Lo psicanalista Allan Shore ha evidenziato un probabile intreccio tra attaccamento affettivo traumatico e disfunzioni a livello della corteccia cerebrale, la cui conseguenza potrebbe essere una predisposizione a disturbi del comportamento che può manifestarsi come aggressivo. Inoltre nella fase dell’adolescenza, potrebbero insorgere problematiche di tipo affettivo e così anche nei rapporti amicali e sentimentali.

Narcisismo maligno e narcisismo grandioso
Gli studi delle neuroscienze sul narcisismo si occupano soprattutto di “narcisismo grandioso”, un tipo di narcisismo che generalmente non permette di provare ansia e depressione, a meno che non si verifichino insuccessi a livello professionale e/o nei rapporti interpersonali e sociali. Le indagini rivolgono la loro attenzione anche sulle disuguaglianze fra il disturbo di personalità denominato “narcisismo maligno” e la vera e propria psicopatia, un disturbo della personalità le cui peculiarità si manifestano con condotta antisociale, egoismo, assenza di empatia e di rimorso. In ambedue i disturbi si riscontrano, nel confronto con il gruppo di controllo, un minore azionamento fisiologico in reazione a stimoli negativi, carenza nello sviluppo delle matrici neurali da cui scaturisce l’empatia, insufficienza nell’individuazione delle emozioni proprie e altrui, accrescimento della reattività della triade elicoidale ipotalamo-ipofisi-surrene, basilare nella formazione dello stress. Da sottolineare è la funzione dell’ormone maschile testosterone; infatti, il disturbo psicopatico può essere quattordici volte più riscontrabile negli uomini che nelle donne. Tale paradigma neurobiologico incide parecchio nei comportamenti interpersonali; si registra come gli psicopatici siano piuttosto impulsivi, aggressivi, disonesti, elementi che in genere non albergano nella personalità narcisistica definita solo sgradevole.

Le cause e i rimedi
Molti studi di psicologia psicodinamica, cognitiva e sistemico-relazionale, hanno indagato le cause sociali e familiari relative allo sviluppo di personalità di stampo narcisistico o psicopatico. I clinici reputano che lo sviluppo narcisistico della personalità sia generato da mancanze, assenze e fallimenti nella dedizione e assistenza attuate dalle figure genitoriali. Esemplificando, pensiamo a genitori che venerano troppo i figli o viceversa li svalutano, a genitori indifferenti, distanti, noncuranti, maldisposti, invadenti. Purtroppo poi servono tantissimi anni all’individuo per cercare di curare le ferite narcisistiche della puerizia.
Il consiglio che mi sento di dare ai genitori è quello di porre un’attenzione scrupolosa sulla formazione di elementi narcisistici della personalità della prole, che poi potrebbero sfociare in deviazioni. Nella prima infanzia siamo tutti narcisisti poiché ricerchiamo il benessere e la soddisfazione dei bisogni. Successivamente, nel periodo dello sviluppo, bisogna imparare ad accettare le quotidiane frustrazioni cui l’esistenza ci espone, e comprendere che dobbiamo confrontarci con altre persone. Proprio in fase di crescita, si organizzano i rapporti di attaccamento e si apprende ad amare e a essere amati. Lo sviluppo narcisistico è dunque correlato al tipo di accudimento ricevuto: il soggetto avrà un narcisismo normale con autostima, o patologico, profilato da cinismo, indifferenza, disprezzo verso gli altri e inclinazione a manipolarli. Secondo gli studi clinici, i narcisisti grandiosi sono in realtà dei piccoli insicuri. Ogni individuo narcisista cela interiormente senso di inadeguatezza, fragilità, vergogna. Tale situazione viene ben esemplificata nel film Quarto potere di Orson Welles in cui il piccolo Kane, sottratto nell’infanzia all’accudimento della madre, da grande vivrà l’amore esclusivamente come possesso e rifusione, non come grazia.

Nelle Metamorfosi, il poeta latino Ovidio racconta il mito di Narciso, figlio di Cefiso, una divinità fluviale, e della ninfa Liriope.
Di lui si innamorò la ninfa Eco, ma fu respinta sdegnosamente. La dea Nemesi, ascoltando i lamenti della fanciulla, decise di punire il crudele Narciso. Il ragazzo, mentre era nel bosco, s’imbatté in una pozza profonda e si accucciò su di essa per bere. Non appena vide per la prima volta la sua immagine riflessa, s’innamorò perdutamente del bel ragazzo che stava fissando. Solo dopo si accorse che l’immagine rifletteva sé stesso e, comprendendo che non avrebbe mai potuto ottenere quell’amore, si lasciò morire.
Quando le Naiadi e le Driadi vollero prendere il suo corpo per collocarlo sul rogo funebre, al suo posto trovarono un fiore, al quale fu dato il nome di narciso.

L’immagine di copertina: Narciso alla fonte (1636-1638), di Jan Cossiers. Olio su tela, cm. 97 x 93. Museo del Prado, Madrid, Spagna. 

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