Clotilde Podestà, acclamata star internazionale dell’interior design, ha dedicato i suoi sessant’anni di vita ai colori. Da un anno, tre mesi e quattro giorni, però, vede il mondo in bianco e nero. Acromatopsia da trauma, la chiamano i medici. Così torna in Liguria, dov’è nata; e, per non sbagliare gli abbinamenti, veste sempre di nero. Per questo suo cognato la chiama Morticia, la bambina del secondo piano Malefica e le sue nipoti Il Corvo. Già, abitano tutte lì, una accanto all’altra, le donne Podestà: la sorella maggiore Aurora, salda e prevedibile, la minore Mafalda, imperturbabile come una principessa, con le sue figlie Vittoria e Margherita, l’una single impenitente, l’altra impegnata in un complicato ménage familiare, tra un marito assente, tre figli piccoli e un lavoro che non la appassiona. E ci sono anche un saggio vicino di casa con il pollice verde, una bambina dalla Straordinaria Proprietà di Linguaggio, un pigro bassethound. E una lumaca. Sullo sfondo, una profumata primavera ligure, fatta di camelie in fiore, mercati variopinti, spettacolari tramonti. L’arrivo di Clotilde scompagina le carte e mette tutti di fronte alle loro scelte e al loro destino, tra amore, paure, rimpianti e aspettative.

Titolo: La regina dei colori.
Autrice: Valeria Corciolani.
Genere: Narrativa contemporanea.
Editore: Rizzoli.
Prezzo: euro 9,99 (eBook); euro 16,15 (cartaceo).
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Acromatopsia. E i colori scompaiono. Il mondo diventa bianco e nero. Un trauma per chiunque, una dannazione per Clotilde Podestà, acclamata designer di fama internazionale, che ha dedicato l’intera sua vita al colore.
Da questo fatto devastante parte la nuova storia che Valeria Corciolani ci regala.

Nuova storia, dicevo. Ma… nuova, nuova. Nel senso che ero abituata ai crime fin da “Il morso del ramarro” e quindi mi aspettavo qualcosa di simile. Cioè una trama gialla che incorniciava una pletora di personaggi, uno più interessante dell’altro, resi con penna vivacissima e spudorata empatia. Tanto che, alla fine, ricordavo più il protagonista/la protagonista che non la soluzione del caso. E invece… Sono rimasta spiazzata, ma molto piacevolmente.

Il passaggio dal crime alla narrativa pura è – a mio avviso e senza nulla togliere a un genere che adoro – un segno della crescita di questa autrice. Ricordo ancora il giudizio unanime che demmo la mai troppo rimpianta Matesi (Maria Teresa Siciliano) e la sottoscritta, quando leggemmo in coppia “Il morso del ramarro“: «Questa sa scrivere! Andrà lontano.» E infatti…

È una Corciolani nuova, quindi, quella che ho letto. E mi sembra di aver fatto di nuovo conoscenza con questa autrice, nemmeno fosse al suo primo libro. Mi sono immersa nella vicenda (sono anzianotta, ho dovuto preparare uno schema!), di questa famiglia allargatissima: tre sorelle, mariti più o meno presenti, figli, figli dei figli e dei figli. Insomma, una vicenda che parte da Clotilde Podestà, ma diventa pagina dopo pagina un’opera corale.

Valeria Corciolani racconta Clotilde e gli altri personaggi, ma in realtà parla della vita di ciascuno di noi, con le sue piccole vittorie e le molte sconfitte; con le gioie e i momenti di resa. Mi sono ritrovata a tornare indietro a quelle pagine che più ricordavano le mie esperienze di vita, trovando brandelli di me stessa in quelle righe.
Un libro che rimane nella memoria. Leggetelo.

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