La pedofilia rappresenta una piaga sociale e una vera emergenza, tuttavia se ne parla poco in quanto è una tematica disturbante e respingente. Verso il pedofilo c’è sempre una reazione di repulsione, lo si considera un mostro che abusa sessualmente di un minore incapace di comprendere e di difendersi, che rimarrà traumatizzato per tutta la sua esistenza. Se non andiamo ad indagare il fenomeno, non riusciremo mai a capirne le cause e soprattutto non potremo mai debellarlo o almeno cercare di contrastarlo e prevenirlo.

Il termine pedofilia fu coniato dallo psichiatra tedesco Richard Von Kraft-Ebing,  del saggio Psichopatia sexualis, (1985) in cui per la prima volta la pedofilia è stata definita come “perversione”, come ricerca di rapporti sessuali con i bambini. La pedofilia enuclea abusatori di bambini, ma anche individui che guardano i siti pedopornografici senza concretizzare alcun atto e persone che dimostrano un interesse morboso per i minori senza tuttavia consumare atti sessuali. Spesso, in più del 60 per cento dei casi, l’abuso è commesso da un genitore o un familiare del piccolo in base ai dati di Telefono Azzurro.

Ma chi sono i pedofili? Si tratta di persone maggiorenni di qualsiasi età ed estrazione sociale, in maggioranza maschi; le donne sono circa il 4 per cento. Purtroppo il numero di pedofili è altissimo, infatti circa un bambino su dieci subisce abusi sessuali di qualche tipo.

In base al report dell’Associazione Meter, che da oltre 30 anni si occupa della tutela dei bambini, il sistema di scambio di materiale pedopornografico si è modificato. Infatti, attualmente, i pedofili usano le cartelle compresse condivise e vendute nella massima privacy nelle piattaforme di file hosting. Non è possibile avere contezza del materiale in esse contenuto. La pedofilia è un crimine organizzato che guadagna a scapito di bambini innocenti (condivisione dati del 2022 a pagamento di cartelle compresse: 1.734 nel 2022, 637 nel 2021). L’OS.MO.CO.P. di Meter (Osservatorio Mondiale Contro la Pedofilia) ha evidenziato un incremento dei protocolli ufficiali inviati alla Polizia (1.766 nel 2022, 1.402 nel 2021), ma anche dei link segnalati (nel 2022 15.660, nel 2021 14.679).
Dal 2002 a oggi Meter ha mandato 66.856 protocolli ufficiali alla Polizia Postale italiana e a molte Polizie internazionali (Polizia Francese, Polizia Neozelandese, Polizia Spagnola, ecc.) con 219.571 link oggetto della segnalazione. Dal 2002 ad oggi sono 2.193 i casi seguiti dal Centro ascolto, 31.213 le richieste telefoniche. Nei social dal 2008 ad oggi, sono stati attenzionati 9.123 riferimenti a chat usate dai pedofili per condividere materiale pedopornografico. Dal 2012 a oggi sono stati scovati 47.801 link nel deep web e nel dark web, è uno spazio libero dove le associazioni a delinquere a livello mondiale, operano indisturbati a causa della possibilità di mantenere anonimato e privacy. Meter dal 2014 osserva e analizza costantemente foto, video e grandi archivi: sono 25.233.802 le foto denunciate, 7.452.304 i video, 15.437 gli archivi. Purtroppo ci sono vuoti legislativi in molti paesi del mondo o lacune fra il rimpallo di responsabilità, e a rimetterci sono le piccole vittime.
Anche nel 2022 la pedopornografia online ha rappresentato una piaga sociale in tutto il mondo: America (12.771 link su 15.660 segnalazioni) ed Europa (1.299 link) sono la patria di moltissime aziende che gestiscono i server atti al funzionamento di siti e di piattaforme in cui avvengono gli scambi di materiale pedopornografico. I Paesi del ricco Occidente sono i fornitori di servizi a cui attingere da tutto il mondo e spesso le leggi sulla privacy si configurano quale forma di tutela per i pedofili che navigano protetti. L’Associazione Meter ha sottolineato il problema presso il Parlamento Europeo al fine di predisporre una corretta soluzione volta a tutelare i bambini. Ogni Stato ha il compito di legiferare in merito contro la pedofilia online. C’è bisogno inoltre di una fattiva collaborazione internazionale e un coordinamento tra le forze dell’ordine di tutto il mondo.

Osservando i domini nazionali e generici, cioè le “targhe” dei siti internet, si evidenzia che nel 2022, moltissimi dei link segnalati ha il dominio .com (13.977 nel 2022, 8.972 nel 2021). Su 15.660 link segnalati, 14.233 hanno dominio generico (11.488 nel 2021). Ciò è indicativo del mutamento del sistema di scambio del materiale pedopornografico.
I continenti e gli stati con triste primato di domini segnalati su un totale di 1.439 sono: l’Africa con la Libia (.ly, 1.091 link); l’America con gli Stati Uniti (.us, 84 link); l’Europa con il Montenegro (.me, 41 link). I grafici della geolocalizzazione dei server registrano che America (12.771 link) ed Europa (1.299 link) sono il luogo di origine della maggior parte delle aziende che pilotano i server che consentono il funzionamento di tanti siti o piattaforme in cui si diffonde materiale pedopornografico. Tale dato è da attenzionare in quanto è indice del meccanismo economico che sta alla base: i continenti più ricchi hanno il predominio del web, offrono i servizi di cui si servono i cyberpedofili per i propri traffici illeciti.
Due sono le fasce d’età più a rischio: quella fra gli otto e i dodici anni e quella fra i tre e i sette anni. I link controllati per fasce d’età rivelano che la preferenza sia delle foto che dei video è per la fascia d’età 8/12, in totale 1.667.559 foto e 718.615 filmati. Poi c’è la fascia 3/7 con 312.748 foto e 201.975 video, e infine quella 0/2 anni con 1.542 foto e 648 video, in questo caso parliamo di infantofilia.

Meter ha un Centro di ascolto molto importante che nel 2022 ha sentito 194 richieste di tutela dei minori inerenti: 45 rapporti famigliari disfunzionali, 41 rischi online, 29 abusi e 60 psicopatologie, anche correlate. Sono 32 le vittime di adescamento da piattaforma di gioco online.

A mio avviso è fondamentale la stesura in base agli ultimi studi e l’analisi dei profili psicologici dei pedofili e le conseguenze sulle piccole vittime, le dinamiche del fenomeno, i pericoli di Internet e dei dispositivi tecnologici. Per don Fortunato Di Noto, fondatore e presidente di Meter: “I dati, i numeri, i grafici, seppur raccapriccianti, non ci permettono di fotografare la reale condizione degli abusi, soprattutto sessuali, nei confronti dei bambini vittime. Non è possibile quantificare l’ingente mole di materiale pedopornografico che naviga nella rete internet, così come non è possibile arrestare un fenomeno che avanza. Tale impotenza rappresenta l’aspetto più sconvolgente e inquietante del problema. Continuiamo, insieme, ad operare per la tutela dei bambini”.

Psicopatologia e profilo dei pedofili
Il DSM-IV e il DSM-IV-TR definiscono la pedofilia come “fantasie, impulsi sessuali o comportamenti ricorrenti e intensamente eccitanti sessualmente che comportano attività con uno o più bambini in età prepuberale (generalmente di 13 anni o più giovani”. Questi sentimenti, impulsi o comportamenti devono persistere per almeno 6 mesi. Il criterio del DSM-IV in base al quale questi impulsi devono arrecare disagio clinicamente importante o compromissione funzionale è stato mutato nel DSM-IV-TR, in modo tale che le fantasie pedofile ricorrenti o l’eccitazione non debbano essere vissute come angoscianti. Tale correzione rispecchia la natura egosintonica dei desideri e/o comportamenti sessuali di molti pedofili. Secondo il DSM-IV la pedofilia può essere diagnosticata anche in mancanza di qualsiasi comportamento pedofilo. Visto però che le autodenunce di inclinazioni pedofile sono molto poche, la maggior parte della ricerca sulla pedofilia è condotta con soggetti identificati dal loro comportamento, in genere mediante il sistema di giustizia penale. La ricerca attuale ha individuato modelli abbastanza coerenti rispetto alle peculiarità psicologiche comuni correlate alla pedofilia.
Il problema diagnostico maggiore per i clinici che incontrano un potenziale pedofilo, è il rischio che il paziente può rappresentare per i minori, anche se il DSM-IV non si occupa espressamente di tale quesito. Differenti sottogruppi sono individuati nella diagnosi di pedofilia del DSM-IV
• Soggetti che sono eterosessuali, bisessuali e omosessuali
• Individui il cui comportamento è basato sull’incesto
• Persone che sono attratte solo da bambini
Nonostante non sia menzionata nel DSM-IV, la distinzione tra pedofili veri e opportunisti è forse di maggiore importanza diagnostica. I veri pedofili dimostrano un’attrazione sessuale continua e specifica verso i bambini in età prepuberale, con un’eccitazione forte agli stimoli pedofili su misure fisiologiche dell’eccitazione sessuale e hanno molti incontri sessuali con bambini o impulsi sessuali ricorrenti verso i bambini. I pedofili opportunisti hanno un’attrazione sessuale meno marcata per i bambini. La preferenza sessuale per i bimbi può essere relazionata alle situazioni, quali la disponibilità di una piccola vittima, la disinibizione secondaria dovuta all’abuso di sostanze o la difficoltà nel rapportarsi con un partner sessuale adulto. Quindi capiamo che i soggetti che molestano i bambini possono avere motivazioni molto differenti. I veri pedofili possono essere spinti da un ​​maggiore desiderio sessuale anormale, invece i pedofili opportunisti possono non sono in grado di controllare i propri impulsi. Dunque la differenziazione tra pedofili veri e opportunisti ha valore rispetto all’individuazione delle caratteristiche psicologiche nella sfera degli studi sulla pedofilia. Le indagini in realtà evidenziano come i veri pedofili si contraddistinguano per un pericolo superiore di recidiva. Penso che sarebbe opportuno operare tale distinzione nel DSM-V. I medici dovrebbero considerare se l’attrazione per i bambini in età prepuberale evidenzi una pulsione sessuale deviante presente da tempo o un problema a breve termine che si è manifestato come reazione al contesto o a una psicopatologia comorbile.
Probabili motivazioni comprendono l’ansia sociale e la “teoria dell’abusato-abusante”, l’impulsività, distorsioni cognitive e psicopatia. I ricercatori ritengono che i pedofili consumino rapporti sessuali con i minori come reazione all’ansia sociale, alla bassa fiducia in se stessi o ad aspetti della personalità che bloccano i normali rapporti sessuali con gli adulti.  Alcuni studi sulle persone pedofile, hanno evidenziato che alcune di loro presentano basse capacità a livello di relazioni interpersonali, inoltre hanno senso di vergogna, bassa autostima ed evitamento sociale come conseguenza dei loro impulsi pedofili. La teoria dell’abusatore rappresenta un paradigma di motivazione pedofila, cioè gli abusi sessuali subiti da un pedofilo lo predispongono alla pedofilia e questa interpretazione è l’unico fattore eziologico che ha avuto un grande sostegno in letteratura. Infatti le evidenze dell’incidenza degli abusi sessuali infantili nella vita dei pedofili vanno dal 40% al 100%.
L’abuso sessuale nell’età dello sviluppo sembra dunque rivestire un ruolo determinante nello sviluppo della pedofilia. Si pensa si inneschi nella vittima un processo psicologici quale l’identificazione con l’aggressore e la normalizzazione dell’attività sessuale adulto-bambino. Devo tuttavia sottolineare che alcuni studi riferiscono che una parte di pedofili non ha subito abusi nell’infanzia, potrebbe però trattarsi di rimozione di traumi del passato. Comunque i dati indicano che l’abuso sessuale infantile non è né necessario né sufficiente per lo sviluppo della pedofilia. Penso sia probabile che le storie di abusi infantili appartengano più ai ver pedofili che agli opportunisti.
Molte ricerche si sono rivolte agli aspetti neurobiologici o neuropsicologici della pedofilia. Sovente è emerso un QI più basso nei pedofili rispetto al campione di controllo sano. Anomalie corticali nelle regioni frontotemporali sono state documentate anche mediante risonanza magnetica, tomografia a emissione di positroni, TC ed elettroencefalografia, così come anomalie sottocorticali nell’amigdala e nelle relative strutture limbiche. Si ipotizza che la disfunzione frontale sia alla base della disinibizione, mentre le anomalie temporolimbiche possano afferire a una motivazione anomala mediante modelli di eccitazione sessuale deviante. Rispetto alla disfunzione inibitoria, vanno attenzionate tre aree: l’impulsività, le distorsioni cognitive e la psicopatia. L’impulsività può precludere l’inibizione a causa della valutazione inappropriata delle conseguenze, le distorsioni cognitive portano alla non comprensione degli effetti della condotta pedofila e la psicopatia comporta l’assenza di timore per il danno provocato alle piccole vittime. Molti sono i dati che riflettono alti livelli di impulsività o disturbi del controllo degli impulsi nei campioni di pedofili. Tuttavia tali dati potrebbero anche rispecchiare una psicopatologia comorbile in quei pedofili con la psicopatologia più grave e/o in quelli con più probabilità di essere scoperti. Bisogna considerare però la prevalenza di pedofili con lavori di alta responsabilità, ciò indica come l’impulsività non rivesta un ruolo centrale nella pedofilia, quindi caratterizzi alcuni pedofili, ma non tutti.
I pedofili vorrebbero far apparire il loro comportamento normale, quindi spesso minimizzano e normalizzano i loro rapporti con i piccoli, al punto di avere idee deliranti. Infatti molti studi hanno menzionato alti livelli di tratti di personalità schizotipici. La ricerca ha registrato prove coerenti di connessione fra distorsioni cognitive ed eventi di abusi sessuali, prove abbastanza coerenti per tratti psicopatici e prove contrastanti per tratti evitanti della personalità, impulsività e deterioramento neurobiologico o neuropsicologico. Le modalità di cura sono promettenti, con un sostanziale supporto pubblico si potrebbero effettuare progressi significativi nel trattamento e nella prevenzione di questo disturbo invalidante e distruttivo.

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