Spie contro il virus. Come scrivere spy stories in tempi di coronavirus?
È una domanda che mi hanno posto diversi lettori. Immagino che se lo chieda anche qualche editore.
Oggi che siamo in quarantena, scriviamo le storie che leggerete domani. Quanto saranno influenzate dalla situazione attuale? Me lo sono domandato anche io.
Premesso che saremo invasi in ogni genere narrativo da storie che, pensando di essere originali, partiranno da questa forzata situazione di isolamento e che solo poche saranno valide, per me che scrivo spionaggio avventuroso è abbastanza chiaro che il lettore vorrà evadere, stare il più lontano possibile da una realtà che, al minimo, ci pesa e che rischia di riportare memorie sgradite a chi si vuol godere una storia avvincente in santa pace.
Fondamentalmente sarei contrario, anzi andrei nella direzione opposta, avvalendomi di quel patto con il lettore che trasferisce le vicende in un mondo che assomiglia al nostro, ma in realtà è tutto più sgargiante, più glamour… larger than life come si dice. Dopotutto la chiamano “letteratura di evasione” per un motivo preciso e questo è il compito che noi narratori dobbiamo assolvere con il lettore. Regalare qualche ora di serenità.
Però… è anche vero che lo spionaggio, quello di Segretissimo in particolare da GDV a Andrea Carlo Cappi, è sempre stato una fotografia della realtà. Lo stesso Prof (*) ha affrontato argomenti come la guerra al terrorismo in svariate occasioni (anche se a mio parere i romanzi più riusciti sono gli inediti inseriti nella continuity, ma scritti dieci anni dopo, perché con il passare del tempo le notizie e la visione risultano più chiari) senza sottrarsi alla sua vena “salgariana” ed escapista.
Sono giunto a una conclusione. Non possiamo far finta che la pandemia non ci sia stata e non abbia lasciato (e lascerà…) impronte profonde nella nostra società. Allora si prospetta una missione. Raccontare storie avvincenti e originali senza cadere nella trappola di fare di un romanzo un telegiornale, ma ricordandoci che, per quanto improbabili, le storie che raccontiamo sono verosimili e inserite in un contesto reale (come più o meno diceva il vecchio Ian). Bell’assignement, vero?
Immagino che vogliate sapere a quale soluzione sulla pagina sono arrivato in questi mesi dedicati alla stesura dei romanzi della prossima stagione. Qualche idea l’ho avuta. Se però ve la dicessi, poi dovrei uccidervi. È … Segretissimo!
(*) Stefano Di Marino si riferisce alla Serie Il Professionista, scritta con lo pseudonimo di Stephen Gunn. QUI la Serie.
In edicola trovate il volume conclusivo della Serie Montecristo
Commenti recenti