“Un libro deve essere un’ascia per il mare ghiacciato che è dentro di noi” (F.Kafka).
Quante volte vi è capitato di leggere un libro in un momento difficile, cupo, complicato della vostra vita e dopo di sentirvi meglio, magari con le idee più chiare e la sensazione che si sia aperto uno squarcio tra le nubi? A noi spesso e siamo certe che valga per tutti gli amanti dei libri.
Per questo abbiamo deciso di inserire nella nostra cassetta degli attrezzi la “libroterapia”, perché riteniamo che sia nello stesso tempo uno strumento utilissimo per incrementare il nostro benessere psicologico e le relazioni interpersonali e, per chi scrive o vorrebbe farlo, per vedere la realtà da angolature diverse e prospettive nuove. Uno scrittore è prima di tutto curioso del mondo che lo circonda, osservatore attento, indagatore della natura umana, insomma, in altre parole, qualcuno capace di mettersi nei panni degli altri. La libroterapia (o biblioterapia) è lo strumento che ci permette di farlo.
Di che si tratta?
Della condivisione di un’esperienza di lettura che mette in moto un processo interattivo e ci aiuta a ripensare alcuni aspetti della nostra vita, ci dà una nuova presa di coscienza, una interpretazione diversa di noi e della nostra esistenza, offrendoci gli strumenti che ci mancavano per la risoluzione di un problema. La lettura di un romanzo può permetterci di capire meglio il prossimo. Perché? Il motivo è semplice: leggendo ci si allena a comprendere il vissuto degli altri, ci si immedesima nel protagonista e si vivono le sue stesse emozioni.
Un convegno organizzato al MISE e l’incontro con Rachele Bindi, psicologa e psicoterapeuta che di recente è entrata a far parte di Ewwa per condividere con noi la sua esperienza, ci hanno illuminato sulla via di Damasco.
Perciò lasciamo la parola a Rachele:
“Attraverso la lettura di un testo e la condivisione, con il libroterapeuta o con un gruppo di partecipanti, del senso personale che ne abbiamo ricavato, possiamo avviare un vero e proprio percorso psicoterapico o un percorso personale di enpowerment.
Le radici della libroterapia affondano nell’antica Grecia, in cui illustri pensatori come Aristotele credevano che la letteratura avesse effetti di guarigione. In seguito anche gli antichi romani riconobbero l’esistenza di un rapporto tra medicina e lettura e lo sviluppo di questa tecnica è proseguito fino al XVIII secolo, quando in Europa le biblioteche entrarono a fare parte degli ospedali psichiatrici.
Un anno significativo fu il 1937, quando W.C. Menninger, dopo aver prescritto ai pazienti della clinica in cui lavorava la lettura di romanzi nell’ambito del trattamento di diversi disturbi psichici, inserì la libroterapia nel suo trattato di psichiatria.
Tutti noi, anche nei nostri momenti di maggior equilibrio psichico, ci poniamo domande, più o meno consapevoli, su molteplici aspetti della nostra vita e della nostra relazione con gli altri. I libri forniscono grandi spunti di riflessione e anche di confronto.
Quali libri si usano in libroterapia? Tutti: romanzi di ogni genere, biografie, poesie, racconti. Non ci sono libri adatti e libri non adatti, nessun libro ha “effetti collaterali”: è l’esperienza del libroterapeuta che sceglie in relazione alle persone e ai loro vissuti un testo che in quel momento possa generare una riflessione. L’errore più grande è pensare che esista una lista di libri perfetti per tutti, in ogni momento della vita. La libroterapia è un viaggio che si fa assieme.”
A questo punto siamo convinte che vogliate saperne di più. Eccovi quindi alcuni riferimenti molto utili.
Un romanzo di Fabio Stassi, bibliotecario e scrittore, con un protagonista che cura le persone consigliando loro libri da leggere.
Il volantino del convegno organizzato dal MISE, con una utilissima bibliografia e tanti spunti.
E per concludere: avete mai considerato che anche scrivere è terapeutico?
Ne parliamo nel nostro prossimo appuntamento.
E & G
Nel prossimo: quando la scrittura ci salva.
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