L’eroe per forza è il protagonista classico del noir, ma anche del racconto puramente di suspense. Come diceva Alfred Hitchcock (che, permettetemi, era davvero un tutor di scrittura!) è il personaggio che rispecchia lo spettatore comune e che quindi può identificarsi lasciandogli provare paure e incertezze, per poi viverne in maniera succedanea il trionfo. Uomo o donna (ricordate quante figure femminili in distress hanno ricoperto questo ruolo, dai racconti di Cornell Woolrich sino al film Scissors con Sharon Stone!) ha sempre una funzione catartica potente. Il meccanismo della personificazione qui invece di esaltare ciò che si vorrebbe (o si ha paura di ) essere, riguarda quello che sappiamo essere dentro di noi. Il bambino spaventato proiettato in una situazione da incubo, che però tira fuori quello che già c’è (o vorremmo che ci fosse) dentro di noi. La capacità di reagire, di superare difficoltà e inganni con la forza d’animo e l’onestà. In tal senso il mio preferito è James Stewart ma potrei ricordare anche Harrison Ford, rispettivamente in due film emblematici, L’uomo che sapeva troppo e Frantic. Uomini normali ma che, già dall’immagine , trasmettono un senso di sicurezza, di onestà che, malgrado ogni feroce avversario, ci fanno capire che se la caveranno, e noi con loro. Quando al culmine di L’uomo che sapeva troppo, mentre Doris canta Que Sera Sera, Jimmy sente il figlio che manda un richiamo fischiettando lo stesso motivo, c’è un fotogramma bellissimo in cui sorride, certo di aver trovato il bandolo per salvare suo figlio. Guardate l’espressione di Stewart. È la vostra quando vedete la luce in fondo al tunnel.
Vi ricordiamo:
Storia delle arti marziali – L’avventura delle discipline da combattimento, di Stefano Di Marino
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