Mi ha sempre incuriosito il rapporto autore-personaggio e, quando il personaggio è seriale, il rapporto diventa ancora più stretto. Dove finisce l’autore e dove comincia il personaggio? Quindi ho provato a interrogare alcuni colleghi. Perché autori di “gialli”? Perché è una letteratura di genere in cui sono frequenti i personaggi seriali e perché questo genere fa parte della mia vita.
So con certezza di aver cominciato a leggere in giallo nell’estate alla fine della prima media, perché all’inizio della seconda mi avevano chiesto di scrivere delle mie letture estive e avevo citato Perry Mason, suscitando la perplessità dell’insegnante.
Vi stupite se quando penso a romanzi “gialli” subito mi indirizzo a quelli con protagonisti seriali?
D’altra parte, molti autori che hanno fatto la storia del “crime” hanno messo in scena quei protagonisti: da Miss Marple a Poirot, da Sherlock Holmes a Maigret, da Philip Marlowe a Sam Spade. E l’87° distretto!
Prevedevo che i colleghi esitassero, invece le adesioni sono state numerose ed entusiaste, al punto che quello che, nelle mie intenzioni, sarebbe stato un articoletto è diventato una specie di rubrica a cadenza regolare.
Comincio la serie di interviste con una lunga chiacchierata con Maria Teresa Valle (QUI la sua Pagina-Autore su Amazon e QUI per sapere che cosa l’Autrice ha confessato a Babette Brown).).
Domanda 1) La scheda anagrafica
Quando e dove nasce il tuo protagonista seriale? (titolo del primo romanzo e anno di pubblicazione)
In quanti romanzi compare?
La mia prima protagonista seriale nasce nel 2008 in una calda estate che stavo trascorrendo nella mia casetta di campagna sull’Appennino, a cavallo tra Liguria e Piemonte. Si chiama Maria Viani e compare per la prima volta nel noir “La morte torna a settembre”. Le è piaciuto così tanto fare la protagonista che lo ha fatto in nove romanzi pubblicati (e in parecchi racconti).
Domanda 2) La volontà dell’autore
Quando hai scritto il primo avevi già previsto che sarebbe ritornato in altri romanzi? In caso affermativo avevi predisposto la conclusione del primo per tenerti “la porta aperta” e hai annotato informazioni per non cadere in contraddizione? In caso negativo cosa ti ha spinto a riprendere il personaggio?
Quando ho scritto il primo non sapevo neppure da che parte ero voltata, se mi passate l’espressione. Non avevo mai pubblicato e non avevo nessuna esperienza di romanzi in serie, di editoria e viaggiavo a vista. Scrivere il secondo libro con Maria è stato naturale. Lei aveva cominciato a vivere dentro di me e, cosa assai deleteria, mi somigliava pure. Non ho avuto bisogno di annotare informazioni su di lei, ero io Maria. Dunque, sapevo tutto di lei.
Domanda 3) Il personaggio e il tempo
Il tuo personaggio “invecchia”? In caso affermativo, le tue storie sono state in sequenza cronologica o si muovono avanti e indietro nella vita del personaggio? Volendo, il lettore potrebbe individuare in quale anno è ambientata ogni singola storia, anche se tu non l’avessi indicata? Perché hai scelto quegli anni? Se non “invecchia”, come gestisci i legami, se ci sono, fra le varie vicende?
Il mio personaggio “è” vecchio. Maria è una signora di una certa età e più vecchia di così potrebbe essere solo “morta”. Nei primi due libri “La morte torna a settembre” e “Le tracce del lupo” e nel quarto “L’eredità di zia Evelina” dunque si muove da signora della sua età non essendo né un poliziotto, né un investigatore privato, in un tempo contemporaneo, ma già nel terzo “Le trame della seta” la faccio indagare in un “cold case” della Genova del 1500. Odio scrivere sempre lo stesso libro. Ho bisogno di panorami e tempi sempre diversi. Adoro contestualizzare le storie in cui il lettore possa riconoscere i periodi in cui si svolgono (es. “Il conto da pagare”). Sempre perché mi annoio ad adottare un plot e riproporlo in ogni libro, ho zampettato nella vita di Maria avanti e indietro con dei prequel che la vedono piccola investigatrice bambina (“La guaritrice”), adolescente (“Burrasca”), universitaria (“Maria Viani e le ombre del ’68”). Mi piace che operi in periodi storici caratterizzati socialmente e che il lettore possa riconoscerli. Per me lo sfondo è altrettanto importante della storia e dei protagonisti.
Domanda 4) Il personaggio e i luoghi
Se il tuo personaggio si muove quasi sempre in un territorio ben definito, perché hai scelto quei luoghi? È forte il legame personaggio-luoghi o la storia potrebbe essere spostata senza perdere molto?
I miei luoghi non sono mai scelti a caso. Innanzi tutto bisogna davvero conoscerli perché le descrizioni (brevi, mi raccomando) siano credibili. Non amo le storie che potrebbero avere come sfondo tutti i luoghi o nessuno. Credo che il film che si genera nella testa del lettore abbia bisogno di uno scenario ben caratterizzato. Non sono necessari paesaggi da cartolina, ma luoghi veri.
Domanda 5) autore e personaggio
(piccoli stimoli) Il tuo personaggio ti somiglia? Gli hai affibbiato qualche tua abitudine o gusto particolare? Le sue opinioni sul mondo e la vita coincidono con le tue? Ti capita di pensare che tu stai diventando simile a lui? Che si stia impadronendo della tua vita?
Ho fatto il madornale errore di farlo nascere da una mia costola. Questa è stata al principio la sua forza. Io sapevo bene cosa pensava, cosa avrebbe fatto in questo o in quel frangente. Certamente le nostre opinioni sul mondo e sulla vita coincidevano, ma alla lunga questa si è rivelata una trappola mortale. Ormai lettori sconosciuti o amici e parenti identificavano Maria con me. Questo limitava la mia libertà di farla agire, pensare, in modo diverso dal mio. Mi sono sentita in gabbia. Le sono grata. Abbiamo scritto (spero) delle belle storie insieme, ma, Maria! Togliti dalle balle per favore!
Domanda 6) gli autori sono assassini e adulteri
(piccoli stimoli) Hai mai pensato e/o provato a uccidere il tuo personaggio seriale? Perché? Hai mai pensato e/o provato ad abbandonarlo e a far nascere un altro personaggio? Perché? Se porti avanti due serie con personaggi seriali, come ti senti passando da uno all’altro?
E fu così che quasi per caso in “Delitto a Capo Santa Chiara” dove Maria è alle prese con un altro dei suoi amati “cold case” compare un commissario anomalo, vecchio stile, dal nome altisonante Damiano Flexi Gerardi. Soprannominato “Becchino”. I due agiscono su piani temporali diversi. Non possono incontrarsi. E non si incontreranno mai.
Ucciderla? No. Non lo farei mai! Ci ha pensato il Becchino. A lui ho fatto fare il lavoro sporco.
Domanda 7) l’autore scompare
Programmi pensieri, gesti ed emozioni (in sostanza, la vita) del tuo personaggio li decidi tu o è lui (o lei) a prendere le redini e fare ciò che vuole? Se decide lui (o lei), questa inquietante situazione si è presentata in quale romanzo (indica il numero d’ordine)? Se decidi tu, per favore dammi la ricetta!
Nel caso di Maria Viani ha funzionato che decidevo io solo al principio, poi figurati! prepotente com’era voleva sempre avere la meglio. Non ho ricette. È così che funziona. Più i personaggi sono ben caratterizzati più vogliono fare di testa propria e dettano il copione. Per esempio ho sentito fortissima la volontà di un personaggio (una vittima) nel secondo. Volevo caratterizzarlo in un certo modo, ma mi ha guidato con mano ferma in tutt’altra direzione.
Domanda 8) tutto il mondo conosciuto
Chi crea un personaggio seriale popola un mondo di coprotagonisti seriali. Come scegli le “spalle”? Sono soltanto funzionali allo svolgimento dell’azione o li usi per dire qualcosa di più sul protagonista, approfondendo la sua vita privata?
È importante per me che i coprotagonisti diano la possibilità di dipingere un ritratto del protagonista a tutto tondo. Chi svolge un’indagine, chiunque sia, è soprattutto una persona e si svela del tutto solo interagendo con altri, in ambito famigliare, sociale, lavorativo.
Domanda 9) checkup del personaggio
Date importanza all’aspetto fisico del protagonista? Alla sua vita interiore? (speranze, delusioni, ideali, ricordi) Ha una vita affettiva? Sessuale? In caso affermativo, pensate che aiuti a dare profondità? In caso negativo, pensate che distolga dall’indagine?
Se ci si limita alla pura e semplice indagine il giallo/noir si esaurisce in 40/50 pagine. Un giochetto da Settimana Enigmistica. Non credo che sia quello che i lettori vogliono e comunque non mi divertirebbe scriverlo. Ma assassini, vittime, investigatori, sono persone. Il contesto sociale, storico, contemporaneo o meno, ha una rilevanza. I luoghi danno lo scenario e l’atmosfera. E qualche volta il protagonista arriva con un suo aspetto peculiare preponderante. Non si può fare a meno di parlarne. Altre volte no. Maria Viani non era mai stata descritta. Tanto è vero che un giorno Marco Frilli mi chiese: “Ma insomma com’è fatta sta Maria?” . Non mi era sembrato necessario parlare del suo aspetto. Ogni lettore se la poteva immaginare come voleva. Ma per il Becchino, no. Lui è arrivato fatto e finito com’è.
Domanda 10) la parola al personaggio
Se il tuo personaggio potesse parlare cosa direbbe di te?
Non voglio sapere cosa direbbe Maria Viani di me. Se l’avete sentita per favore non mi dite niente. Deve essere incazzata nera.
Per concludere:
Puoi scegliere poche righe di un tuo romanzo che userò come spot del personaggio, tre righe che lo rappresentino.
“La cosa più saggia che avrebbe potuto fare era andare nell’orto. Lavorare la terra, toccarla, guardare le piante, controllarne la crescita, togliere le dorifore dalle foglie delle melanzane, osservare il minuscolo pettirosso muovere il piccolo capo di qua e di là, senza paura, si conoscevano ormai, era come prendere un calmante per Maria.” Passo di “La morte torna a settembre”.
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