Nata a Varazze, ho frequentato il Liceo Classico Gabriello Chiabrera di Savona per poi laurearmi in Scienze Biologiche all’Università di Genova. Dopo aver conseguito la specializzazione in Patologia Generale ho lavorato in qualità di Dirigente Biologa all’Ospedale San Martino di Genova fino al pensionamento.
Ok! Questo potrebbe sembrare un curriculum, da mandare per trovare lavoro, avete ragione, ma adesso viene il bello.

La passione per la lettura non mi ha mai abbandonato.
Anche quando gli impegni del lavoro e della famiglia mi lasciavano poco tempo libero, tenevo  libri cominciati ovunque. Uno in cucina, uno in camera, uno nella stanza dei bambini, uno in bagno. E appena avevo qualche minuto, ovunque mi trovassi, leggevo.

Quando sono andata finalmente in pensione qualcosa è scattato. Le letture, anche se fatte in tempi lontani, disordinatamente e a singhiozzo, hanno lasciato un segno profondo dentro di me, spingendomi in territori in cui non avrei immaginato di potermi addentrare.
Potendo finalmente decidere più liberamente della mia vita e del mio tempo, mi sono chiesta: “E adesso che faccio? Mi basta fare la nonna, la mamma, la moglie? È abbastanza curare l’orto, cucinare, fare la maglia?”
Mumble, mumble, pensa che ti ripensa, il mio innato delirio di onnipotenza, unito a un pizzico di narcisismo e a un tot di incoscienza, mi ha spinto a cimentarmi nella scrittura.

Secondo voi ho cominciato con un racconto? Un racconto lungo? Un romanzo breve? Certo che no! Ho cominciato scrivendo un giallo. Appena l’ho finito, ho deciso di mandarlo a un editore. E la cosa buffa è che l’editore l’ha pubblicato.
L’editore si chiamava Marco Frilli e il giallo ”La morte torna a settembre”: era il 2008 e da allora mi sono montata la testa e non mi sono più fermata.
Ogni anno ho sfornato puntualmente un giallo/noir, decidete voi il genere, e ogni anno quel matto di Marco Frilli e, dopo di lui, quando il “Patron” ci ha lasciato, Carlo, suo figlio hanno continuato a pubblicarmi. E i lettori a leggermi. Non si parla di milioni di appassionati, ma comunque di persone che si sono affezionate ai miei personaggi e hanno aspettato con pazienza ogni nuova uscita per seguire, libro dopo libro, le avventure di Maria Viani prima e del “Becchino” poi.

Per chi ancora non li conoscesse vi racconterò qualche cosa di loro.
Maria Viani nasce da una mia costola. Anzianotta, ficcanaso, non è una poliziotta e neppure un’investigatrice privata. È una persona normale che più normale non si può. Perché il delitto nell’ambiente “normale” è quanto di più spaventoso si possa concepire. Perturbante è l’assassino della porta accanto. Quello che “… era gentile. Educato. Quando passava salutava sempre”.
E lei, basandosi solo sulle sue capacità deduttive, sulla sua conoscenza dell’animo umano e sulla sua perspicacia, unita a una gran faccia tosta, scopre i colpevoli o ci va molto vicino.
Con il passare dei romanzi, sono dieci quelli che la vedono protagonista, Maria cresce e diventa sempre più autonoma, fino a diventare prepotente e dettare lei l’agenda.
Urge darle una calmata. Metterla un attimo in stand by. Nasce così l’idea di un nuovo personaggio.


Nel corso di un’indagine su un cosiddetto “cold case”, Maria si imbatte in uno strano commissario. Non lo incontrerà di persona perché li separano fatti avvenuti ad alcune decine di anni di distanza. Questo strano poliziotto esce dalla mia penna con uno strano nome (e non chiedetemi dove me lo sia sognato, perché non lo so) Damiano Flexi Gerardi. Siamo negli anni precedenti lo scoppio della seconda guerra mondiale e sarà un personaggio davvero fuori degli schemi. Misogino, snob, elegantissimo, soffre di rupofobia e afefobia, due ossessioni che sono diventate il nostro modo di vivere in tempi di Covid-19 (io però l’ho scritto due anni prima dello scoppio dell’epidemia). Dotato di un granitico senso della giustizia, anche un po’ manicheo se vogliamo, che gli farà guadagnare l’esilio per aver osato sfidare i poteri forti, torna a Genova negli anni ’50 e qui dà vita alla prima indagine che lo vede assoluto protagonista. Per la seconda volta però si imbatterà in qualche cosa di più grande di lui che lo lascerà amareggiato e sconfitto. Il “Becchino” soprannome con cui lo dileggiano i colleghi e i sottoposti a cui incute un senso di soggezione, per aspetto e per atteggiamenti, tornerà presto con un’altra indagine.

Nel frattempo, cioè dal 2008 a oggi, non sono stata con le mani in mano. Ho pubblicato, sempre per i tipi Fratelli Frilli il giallo per ragazzi “Il mistero di Forte Diamante” nella collana “Frillini”, poi racconti per una quindicina di antologie, ho scritto a quattro mani con Stefano Mantero, un carissimo amico non vedente, due romanzi storici “L’uovo di Colombo” per Delos Books e “Il capitano dell’Esmeralda” per Amazon. Per il gruppo musicale Neverdream (Rock Progressive) ho scritto, su loro soggetto, “The Circle” legato al loro concept album dallo stesso titolo. Per la tesi di composizione di un musicista del Carlo Felice ho tratto, dal romanzo “A volto coperto” di Riccardo Gazzaniga, il libretto di un’opera lirica. La seconda indagine del “Becchino” è in pubblicazione e la terza… ma non vi dico altro. Chi mi ama mi segua e chi non conosce i miei personaggi… cosa sta aspettando?

La Pagina-Autore di Maria Teresa Valle