Appassionato di Agatha Christie, che è tra i suoi modelli letterari, e del giallo deduttivo, Enrico Luceri è autore di romanzi, di una settantina di racconti e di sceneggiature, oltre che di saggi sul cinema, tra cui Storia del cinema giallo thrilling italiano presentato a puntate sulla rivista Sherlock Magazine edita da Delos Books.
Nel 2008 ha vinto il Premio Tedeschi.
Pubblica articoli in appendice alla collana I Classici del Giallo Mondadori, nella sezione “I segreti del giallo”.
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Domanda 1) La scheda anagrafica
Quando e dove nasce il tuo protagonista seriale? (titolo del primo romanzo e anno di pubblicazione)
Il commissario Antonio “Tonio” Buonocore, capo della Mobile di Napoli, esordisce nel romanzo “Le colpe dei figli”, pubblicato nel Giallo Mondadori nel 2015.
In quanti romanzi compare?
“Le notti della luna rossa” (2019) e “Linea retta” (2021) del Giallo Mondadori. “Lacrime di donne tradite” (2015) e “Ancora domenica”(2017), editi da Delos. Anche nei racconti “Donne al buio” (2015), “Il giorno non deve sapere” (2020) e “Io e il commissario Buonocore” (2021), tutti pubblicati in antologie o appendici del Giallo Mondadori, e “La pianta assassina” (2016). Fra il 2022 e il 2024 tornerà in altre tre romanzi e altrettanti racconti, sempre nel Giallo Mondadori.
Domanda 2) La volontà dell’autore
Quando hai scritto il primo avevi già previsto che sarebbe ritornato in altri romanzi? In caso affermativo avevi predisposto la conclusione del primo per tenerti “la porta aperta” e hai annotato informazioni per non cadere in contraddizione? In caso negativo cosa ti ha spinto a riprendere il personaggio?
Il primo romanzo del commissario Buonocore è stato scritto su suggerimento del mio editor Mondadori, Franco Forte, che aveva intuito nel personaggio la possibilità di diventare seriale. Dunque, ho cominciato a costruirne il carattere sapendo che sarebbe tornato in altre storie. Ho modellato le sue caratteristiche in accordo al tipo di narrazione che gli avrei costruito attorno, quella cioè di una collana dove il romanzo giallo deve rispettare il canone classico, sebbene reso attuale da una deliberata suspense e ambientazione inquietante e ambigua.
Domanda 3) Il personaggio e il tempo
Il tuo personaggio “invecchia”? In caso affermativo, le tue storie sono state in sequenza cronologica o si muovono avanti e indietro nella vita del personaggio? Volendo, il lettore potrebbe individuare in quale anno è ambientata ogni singola storia, anche se tu non l’avessi indicata? Perché hai scelto quegli anni? Se non “invecchia”, come gestisci i legami, se ci sono, fra le varie vicende?
“Le colpe dei figli”, la prima inchiesta del commissario Buonocore, è ambientata nel 2011, l’anno in cui ho scritto il romanzo. Preciso sempre all’inizio di un romanzo o racconto quando si svolge la storia. Di solito, mi limito al mese e all’anno, si tratta comunque di trame dove c’è un ritmo piuttosto serrato che si risolvono in qualche giorno o al massimo in una settimana. Il tempo corre anche per Buonocore, le storie che saranno pubblicate in futuro avvengono fino al 2019. Il personaggio galleggia in un età compresa fra i 54 e i 58 anni, nel primo romanzo scopre di avere una grave malattia (è un tabagista incallito), ma un’operazione chirurgica tempestiva gli salva la vita. Deve tuttavia cambiare alcune abitudini, con suo grande fastidio e qualche strappo alle regole. Per esempio, fuma molto raramente qualche sigaretta di nascosto e non può più girare per il ventre di Napoli in bicicletta, come amava fare. Per il resto, apprezza alcune specialità della cucina tradizionale napoletana e non si nega un bicchiere di Falanghina o Greco di Tufo. La sua vita privata è volutamente vaga, è vedovo e padre di due figli, che sono sposati ma non abitano a Napoli. La sua “famiglia” sono i collaboratori, l’ispettore capo Angela “Lina” Garzya, abile nell’uso delle risorse tecnologiche quanto lui è osservatore e intuitivo, e il sovrintendente Michelino Macchia. Le informazioni sulla vita privata del personaggio compaiono solo se sono funzionali alla trama, sono contrario a dare quel risalto ad aspetti “di colore”. Condivido la teoria di Agatha Christie, il detective è lì per indagare.
Domanda 4) Il personaggio e i luoghi
Se il tuo personaggio si muove quasi sempre in un territorio ben definito, perché hai scelto quei luoghi? È forte il legame personaggio-luoghi o la storia potrebbe essere spostata senza perdere molto?
Il soggetto iniziale del romanzo d’esordio del personaggio era ambientato nel Salento. Tempo dopo, un mio caro amico, l’attore e regista napoletano Nello Mascia, mi propose di scriverne la sceneggiatura da cui lui avrebbe interpretato e diretto un film. L’ho scritta, ma per questioni di produzione il film non si è mai realizzato. Ecco perché il commissario Buonocore è “nato” napoletano verace. Conosce a fondo ogni aspetto oscuro della sua città, che ama profondamente e lontano dalla quale non potrebbe vivere. Tradizioni, cultura, ricordi, immagini sono il suo patrimonio di memoria e le sue radici. Le sue abitudini e gusti quelli della maggior parte dei suoi concittadini. Ho comunque costruito il personaggio perché non sia “ingombrante”, cioè sia possibile adattarlo alle trame che elaboro, e non sia necessario il viceversa, come fanno legittimamente e bene molti miei colleghi. Buonocore ha risolto un “cold case” in Alto Adige, lo farà in futuro a Sorrento, ed è riuscito anche a smascherare un assassino a bordo del mitico treno Orient Express, durante un viaggio promozionale fra Venezia e Parigi.
Domanda 5) autore e personaggio
(piccoli stimoli) Il tuo personaggio ti somiglia? Gli hai affibbiato qualche tua abitudine o gusto particolare? Le sue opinioni sul mondo e la vita coincidono con le tue? Ti capita di pensare che tu stai diventando simile a lui? Che si stia impadronendo della tua vita?
Il commissario Buonocore ha in comune con me alcuni aspetti del carattere: è tenace, silenzioso, riservato, modesto, intuitivo, diffidente, osservatore. Ma i punti di contatto si fermano qui. Non è un mio “alter ego”. L’indole e le abitudini del personaggio devono essere funzionali all’ambientazione, all’atmosfera, al “taglio” delle trame, adattarsi a loro, e se c’è qualche identificazione fra me e lui è in fondo casuale. Ho l’abitudine di mantenere un certo distacco dai miei personaggi, in fondo li uso, li manovro, come un regista dietro il palcoscenico. Abbiamo un rapporto “professionale”, anche se dal punto di vista umano li posso sentire più o meno vicini. Quindi non corro il rischio di essere fagocitato dai miei personaggi.
Domanda 6) gli autori sono assassini e adulteri
(piccoli stimoli) Hai mai pensato e/o provato a uccidere il tuo personaggio seriale? Perché? Hai mai pensato e/o provato ad abbandonarlo e a far nascere un altro personaggio? Perché? Se porti avanti due serie con personaggi seriali, come ti senti passando da uno all’altro?
Non ho difficoltà a far convivere nelle mie storie i personaggi seriali. Oltre al commissario Buonocore nel Giallo Mondadori, esiste anche il commissario Montefiori, che indaga nei romanzi e racconti che sono pubblicati da Frilli. Le loro storie si svolgono parallelamente, e non c’è alcun rischio di sovrapposizione. Quest’ultimo ha l’aspetto fisico dell’attore George Eastman (l’italianissimo Luigi Montefiori, appunto), uno dei giocatori di poker dei film di Pupi Avati “Regalo di Natale” e “La rivincita di Natale”, oltre che protagonista di tantissime pellicole di genere del cinema italiano. Montefiori lavora a Roma, in un altro contesto sociale e criminale rispetto a Buonocore, ha metodi diversi, seppure anche lui sia intuitivo e riflessivo, forse più scattante e atletico del suo collega napoletano. Ciò che conta in ambedue i personaggi è l’importanza dell’esperienza, che li aiuta a dipanare misteri avvolti nel buio del passato e della memoria.
Domanda 7) l’autore scompare
Programmi pensieri, gesti ed emozioni (in sostanza, la vita) del tuo personaggio li decidi tu o è lui (o lei) a prendere le redini e fare ciò che vuole? Se decide lui (o lei), questa inquietante situazione si è presentata in quale romanzo (indica il numero d’ordine)? Se decidi tu, per favore dammi la ricetta!
Decido sempre io cosa pensa, dice e fa il mio personaggio. Ho costruito l’architrave della storia e so come deve muoversi per essere coerente con l’ambiente che lo circonda, affinché ci sia una certa omogeneità di situazioni. Credo che tutto ciò possa avvenire per il distacco che mantengo, come ho precisato in una domanda precedente, e l’abitudine rigorosa di distinguere la mia attività editoriale dalla vita privata o quella lavorativa quotidiana. Il mio personaggio rimane in quell’ambito, non mi “accompagna” oltre. E poi anche lui ha la sua vita privata, che non conosco nemmeno io. Per esempio: alcuni lettori mi hanno chiesto se il commissario Buonocore ha qualche amicizia femminile che coltiva quando non è al lavoro. Ho risposto che la verità si trova nelle didascalie. Qui citavo una remota e rara intervista di Giovanni Luigi Bonelli, il creatore di Tex, uno dei mie fumetti preferiti. Possibile che l’aitante Tex Willer, vedovo dell’amatissima moglie nativa americana Lilith fin da giovane, non avesse avuto in seguito qualche altra relazione e galoppasse fedele alla sua memoria nel corso degli anni?, si stupivano alcuni lettori. Bonelli rispose che nelle sue storie le didascalie scandivano il tempo (“Un giorno di tarda estate…”, “Una settimana dopo…”, ecc.). Quello che faceva Tex durante le didascalie era la sua vita privata e tale doveva rimanere. Mi associo e credo che questa discrezione rispettosa sia il modo migliore per stabilire dei confini fra autore e personaggio.
Domanda 8) tutto il mondo conosciuto
Chi crea un personaggio seriale popola un mondo di coprotagonisti seriali. Come scegli le “spalle”? Sono soltanto funzionali allo svolgimento dell’azione o li usi per dire qualcosa di più sul protagonista, approfondendo la sua vita privata?
Secondo una tradizione della narrativa, alcuni personaggi hanno il compito di completare le caratteristiche di quello principale. Quindi l’ispettore Lina Garzya rappresenta la competenza tecnologica moderna che Buonocore non possiede, il sovrintendente Macchia solleva con la sua esperienza i dubbi legittimi che il commissario s’incarica di considerare e risolvere, mentre il magistrato Pierannunzi, che di solito diffida delle “sensazioni” e del fiuto del commissario, rappresenta la tentazione di scegliere la soluzione più semplice in apparenza e forse anche più logica, ma anche quella sbagliata.
Domanda 9) checkup del personaggio
Date importanza all’aspetto fisico del protagonista? Alla sua vita interiore? (speranze, delusioni, ideali, ricordi) Ha una vita affettiva? Sessuale? In caso affermativo, pensate che aiuti a dare profondità? In caso negativo, pensate che distolga dall’indagine?
Quando scrivo una storia, devo “vederla”, come se fossi sul set di un film o sul palcoscenico di un teatro. Spettatore, regista e sceneggiatore insieme (a volte, anche interprete). Scrivo in questa fase una scaletta, o trattamento (una specie di storyboard cinematografica) dove è sviluppata tutta la storia, e in genere è almeno un quarto/un quinto di quella che sarà la dimensione del romanzo/racconto. Quindi è indispensabile che i personaggi abbiano un aspetto fisico: il commissario Buonocore è “interpretato” dall’attore e regista Nello Mascia, la Garzya dalla cantante Teresa De Sio, Macchia dall’attore Mario Erpichini, e il magistrato Pierannunzi nientemeno che da Toni Servillo! Come ho già risposto in precedenza, considero la possibilità di inserire aspetti personali della vita, anche intima, dei personaggi soltanto se è funzionale alla trama.
Domanda 10) coppia
Se il tuo protagonista è una coppia, perché hai effettuato questa scelta? Uno dei due è dominante in tutti i romanzi o si alternano?
Ottima questione: nel commissario Buonocore prevalgono le tecniche investigative della vecchia scuola, nella Garzya, che comunque è un personaggio di supporto, le competenze tecnologiche. Il mio obiettivo è far giungere alla fine dell’indagine ambedue alla verità, per strade parallele. Non voglio che il commissario “sfrutti” gli altri per raccogliere poi il merito di aver risolto un mistero. Lui resta il personaggio principale, ma non è il protagonista. Su questo aspetto narrativo, ho una certezza, che riguarda solo le mie storie, naturalmente: è protagonista di una storia quell’elemento (personaggio, situazione, ambiente, circostanza, ecc.) in assenza del quale la stessa non potrebbe avvenire. Per esempio, nel romanzo “Le colpe dei figli”, il protagonista è l’episodio di bullismo raccontato nel prologo, che determina poi la vicenda che si svolge circa venticinque anni dopo.
Domanda 11) la parola al personaggio
Se il tuo personaggio potesse parlare cosa direbbe di te?
Questa considerazione del commissario Buonocore su di me è tratta dal racconto “Io e il commissario Buonocore” (2015).
“Vedo che sfila una matita dal taschino e un foglio piegato in quattro dalla tasca. Lo spiega e comincia a disegnare qualcosa, alzando lo sguardo verso di me e abbassandolo subito dopo, con regolarità. Quando pensa di aver finito, osserva a lungo il disegno, poi mi porge il foglio in silenzio. Ha disegnato il mio viso. Sono io, a vent’anni. Ho i capelli lunghi e gli occhiali dalle lenti tonde, già la barba, e l’aspetto dello studente universitario che ambisce a camuffarsi da intellettuale alternativo e contestatore. Io ero proprio così, allora, e dovrei chiedergli come abbia fatto a intuirlo, e a realizzare un ritratto così preciso. Evito di farlo, è inutile.
– Tu lo sai perché ti ho disegnato così, vero? – mi chiede.
– Lo hai capito da quello che ho scritto nei nostri romanzi, e da quello che ho detto stasera. E soprattutto da quello che non ho detto, ma hai intuito. Che quegli anni sono stati determinanti per il mio destino.”
Per concludere:
Puoi scegliere poche righe di un tuo romanzo che userò come spot del personaggio, tre righe che lo rappresentino.
“– Credo che la linea retta sia un inganno. È la via più breve per unire due punti, no? Per me, vuol dire stabilire fra due persone il rapporto più facile, immediato, ma non sempre è così…”
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