Dopo aver vissuto in Michigan, USA, per sette anni meravigliosi, Indra Vaughn è tornata in Belgio, alle sue antiche radici. Continua a consumare tè aromatici, a fare yoga ogni volta che il tappetino è abbastanza comodo e a divorare libri. Il tutto mentre fa da madre-single a un ragazzino e lavora come infermiera professionale. Scrive ancora storie di ragazzi e di amori non corrisposti che si augura continuino a trovare la strada verso la pubblicazione, nonché a incrociare la via dei lettori, anche se magari ci vorrà un po’ più di tempo rispetto al passato. Se proseguirà a postare fotografie di strade invernali, invece, dovrete perdonarla: le tormente di neve del Michigan non si dimenticano così in fretta. http://www.indravaughn.com
1. Prima domanda di rito: perché scrivere? Come nasce questa necessità e quando? Scrivo storie da quando avevo 14 anni. Avevo molta fantasia e il mettere le mie storie sulla carta era per me l’unico modo per concentrarmi a fare altre cose. Non mi sono mai chiesta perché scrivere, sul serio, ma credo che sia assolutamente terapeutico e molto divertente.
2. Come scrivi? A mano con carta e penna, sul portatile, sull’iPad o sull’iPhone? Generalmente scrivo sul mio portatile ma ho sempre molti appunti che scrivo sul mio telefonino. Ho cercato di usare dei bloc-notes ma non li ho mai a portata di mano quando ne ho bisogno e sono una campionessa nel perdere gli appunti volanti.
3. C’è un momento della giornata che trovi particolarmente adatto a scrivere i tuoi romanzi? La maggior parte di ciò che scrivo, la scrivo di sera.
4. Come riesci a conciliare la tua vita privata con la tua vita creativa? Attualmente questa è una bella lotta. Ho avuto enormi cambiamenti di vita e conciliare un bambino di quattro anni con un lavoro full-time e una carriera nel campo della narrativa mi sta mettendo davvero alla prova. Ma di certo continuerò a scrivere anche se forse ridurrò a un libro all’anno la mia produzione letteraria, rispetto ai parecchi all’anno di un tempo.
5. Come riesci a trovare il tempo per scrivere durante la giornata? Attualmente non ci sto riuscendo affatto. I miei ritmi e le mie abitudini sono cambiati enormemente negli ultimi mesi e devo ancora trovare un modo per infilarci dentro la scrittura.
6. Quando scrivi i tuoi romanzi, “navighi a vista” o segui una sorta di schema come suggeriscono varie scuole di scrittura creativa? Faccio un po’ tutte e due le cose. Per i romanzi autoconclusivi tendo sempre a navigare verso la fine, sebbene abbia almeno una vaga idea di cosa accade e quando. Per i romanzi di genere “mystery”, mi faccio un programma leggermente più dettagliato, ma sempre abbastanza aperto. Per Vespertine, che ho scritto a quattro mani con Leta Blake, abbiamo fatto un piano molto dettagliato, invece, pianificandolo capitolo per capitolo.
7. Quando scrivi, lo fai con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope oppure ti lasci prendere dall’inconsistenza dell’ispirazione? Non credo si possa costruire una carriera nel campo della narrativa scrivendo soltanto quando si è colpiti dall’ispirazione. Quando sto scrivendo faccio in modo di scrivere almeno 1000 parole al giorno.
8. Vuoi raccontarci un po’ di Dust of Snow, tradotto in italiano per Amarganta in Polvere di neve? Il libro parla di violenza psicologica e di problemi di autostima: perché questo tipo di tematica? Volevo mescolare la dolcezza delle festività natalizie con la realtà che gli adulti che lavorano insieme possono affrontare a causa di problemi riguardanti l’autostima. Volevo inoltre scrivere un libro che parlasse di un diverso tipo di violenza, di quegli abusi che un gran numero di persone si trova ad affrontare e magari senza neppure saperlo.
9. Progetti per il futuro? Ho un romanzo in uscita a Marzo, intitolato Patchwork Paradise. Parla di due uomini e un neonato.
Grazie per essere stata con noi. Grazie a voi!
OoO
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