Il ricco resoconto dell’evento del 14 aprile “UN EDITORE IN NOIR 2016-FRILLI EDITORI A BOLOGNA”: immagini e pensieri, le parole dei protagonisti dove potrò. Sentitevi liberi di fare altrettanto, ogni vostra testimonianza arricchirà il bagaglio di ricordi.
IL PRELUDIO: TUTTI INSIEME ALL’OSTERIA
h. 13.30, si inizia con un veloce pranzo in osteria, crescentine e tigelle come da miglior tradizione bolognese, dopo che il mio benvenuto a Vincenzo Maimone si è tradotto in una sua riduzione in schiavitù (“ma è un ricercatore universitario, lo stai costringendo a scaricare libri da un furgone!” mi rimprovera Giusy).
Intercetto Alessandro Reali che vagola nei pressi del Nettuno, senza sapere, mea culpa, che c’è in programma un pranzo insieme.
Poi, “rubo” anche Carlo Frilli per andare ad allestire il foyer del teatro. Un saluto beneaugurante dai primi arrivati, come da foto.
LE INTERVISTE AL TEATRO DEL NAVILE
Arriva presto Stefano Zanerini con lo staff di QuibolognaTV, e non perdono tempo.
Raccolgono testimonianze e umori di scrittori venuti da lontano, di un editore che scopriamo quasi timido nel farsi intervistare, di blogger entusiasti (presenti Thrillerpages e MilanoNera) e opinionisti, curiosi loro stessi del ruolo che avranno nel talk show, credo una “prima” anche per loro in questa veste. Facce divertite, facce spaesate, facce di chi è abituato a leggere e scrivere più che a galleggiare nel foyer di un teatro a intessere pubbliche relazioni. Conoscenze vecchie e nuove che si incrociano, curiosità per quello che dirò al microfono, sorrisi distesi nel trovarsi, credo, tutti a proprio agio. Merito e plauso a tutto lo staff di una web TV giovane e attenta.
Be’, ma mentre qualcuno rilasciava interviste, Giusy Giulianini accoglieva e io correvo a destra e a manca non ricordo neanche più perché, gli altri che facevano? Fuori dal teatro, si era costituita una fumeria all’aperto (pareva una zona industriale), capitanata dal ‘sicarro’ di Alberto Minnella e appena addolcita dalla pipa di Alessandro Reali, e via tutti gli altri tabagisti ‘normali’ a seguire. Con buona pace del salutismo, via Marescalchi ha letteralmente accolto con ‘fitte nebbie’ (del fumo, CIT. dal titolo di un loro libro) tutti quelli che si avvicinavano.
LO SCRITTOIO DEI BUONI PROPOSITI
Non pensavate che mi fossi dimenticato dello “scrittoio dei buoni propositi”, vero? Mentre tutto già ferveva, sapendo che solo alcuni si sarebbero fermati per la cena, ho fatto la spola tra teatro e hotel, trascinandomi dietro i pazienti fotografi Paola Rambaldi e Massimo Moroni, per immortalare le prime “vittime”. Ma cosa devo scrivere? mi chiedevano spiazzati Carlo Frilli e Massimo Fagnoni, tra il divertito e il e adesso come me la cavo?.
In massimo due righe, scrivi chi, cosa e come vorrai essere tra un anno, e/o cosa vorrai aver fatto. Poi, metti la cartolina nella busta, che verrà chiusa e aperta al prossimo Frilli Day, l’anno venturo. Bene, io non so chi ci sarà fra un anno ad aprire la busta e a leggere ciò che è stato scritto e, soprattutto, se i ‘buoni propositi’ saranno stati raggiunti. In ogni caso vi ricorderete di noi, e avrete un senso preciso dei passi avanti che avrete fatto e che, ve lo auguro di cuore, saranno di sicuro importanti, in letteratura come nella vita.
RIEN NE VAS PLUS
Mezz’ora di “libera uscita” per tutti: ci si rinfresca, si cambia abito, si beve un caffè, poi si inizia davvero.
Ore 17.00: rien ne vas plus, quel che è fatto è fatto, se abbiamo dimenticato o sbagliato qualcosa non ci sarà più tempo per rimediare. Gli invitati iniziano ad arrivare. Volti nuovi perlopiù, conosciuti qui, grazie a questa pagina, con la quale ci siamo fatti conoscere giorno per giorno, sperando di aver fatto bene. Saluti, baci e abbracci, e “prego, servitevi qualcosa da bere”. Dopo aver reso inutile la laurea di Vincenzo Maimone, messo a fare lo scaricatore, umilio (ahimé!) la levatura artistica di Francesco Mastrorilli, che costringo ad aiutarmi nel rimpiazzare i beveraggi (ah, ringraziamo Alessandro Bastasi per l’ottimo vino!) nel fare la spola tra ingresso e foyer, o altre cose di bassa manovalanza. Paziente, l’attore professionista ha senz’altro rimpianto i tempi in cui lavorava con Pupi Avati e Gigi Proietti…
Dentro, chi può approfitta di trovarsi in mezzo a tanti scrittori per conoscerli, acquistare i loro libri, chiedere dediche o scambiare solamente due chiacchiere. Poco più di mezz’ora, poi sarò io a salire sul palco per dare il via alle danze. Giusy, Stefano e io stiamo scommettendo la nostra professionalità sulla riuscita di questo evento. Rien ne vas plus.
Perdonate una piccola digressione personale, vi racconto che cosa ho provato. Teatro del Navile, ore 18.00. Platea gremita, attesa palpabile, tutti hanno già capito che non si tratta di un evento come gli altri. Guardo Nino Campisi alla regìa: “partiamo” gli dico. Ci siamo.
Luci spente, l’organo della canzone Perry Mason di Ozzy Osbourne invade la sala. È un suono che mi ha cresciuto fin dalla gioventù, l’unico fattore familiare, l’unica certezza in questo momento. Non ho preparato nulla da dire. Salgo sul palco tra gli accenti di batteria di Randy Castillo e le prime schitarrate di Zakk Wylde, interrompo The Madman che attacca con la sua voce da oltretomba e… “Buonasera a tutti, benvenuti!”
Rifletto per un paio di secondi, poi le parole, poche ma decise, fluiscono da sole. “C’erano tre modi di accostarsi a questo evento. Potevamo farlo, meglio, perché si può sempre fare meglio. Potevamo fare peggio, perché basta poco per sbagliare. Oppure, potevamo non farlo. Noi l’abbiamo fatto.” E chi vuole capire, capirà.
Non so se ci siano stati applausi, non so che facce hanno le persone, guardo ma non vedo, così chiamo Carlo Frilli sul palco. Ricordo che sdrammatizzo subito: “In realtà abbiamo messo in piedi tutto questo solo perché volevamo che portassi la focaccia da Genova…”. Le sue parole, poche ed emozionate, passano come un soffio sulla platea. Pronti…Via!
ANTIPASTO “MACCHIAVELLICO”
Presento la video-intervista che Loriano Macchiavelli ci ha concesso per l’evento. A suo tempo, aveva accettato subito di partecipare, ma la Casa editrice gli ha fissato una presentazione a Cernobbio (Como) per il nuovo libro. Appena online, sono le sue parole a raccontare. Noi tutti lo guardiamo e ascoltiamo con avidità e ammirazione. Bel momento, davvero. Giusto per esagerare, eccovi l’intervista del Blog e quella di QuiBolognaTV.
Finalmente, tocca a loro: Giusy Giulianini e Stefano Zanerini, compagni d’avventura e conduttori della serata, presentano Francesco Mastrorilli, attore professionista, che fa sentire a proprio agio su un palco chiunque. Quando hai lui di fianco, ti sembra di stare nel salotto di casa tua. Se ne accorge anche Giusy, vittima delle piccole goliardate che i due maschi le riservano divertiti, chissà se la sua emozione in questi momenti si scioglie un po’. Giusy si è assunta una grossa responsabilità: lei ha voluto un talk show, lei ha studiato e preparato la scaletta, su di lei si regge il castello che abbiamo eretto. I vostri commenti, alla fine, varranno più di ogni mia parola.
LA LETTERA A SORPRESA
Momento importante, quando Francesco Mastrorilli legge, dandole voce e colori, la “lettera aperta” di Valerio Varesi, estimatore di Frilli e disilluso, ma strenuo difensore del bello e del giusto. Non è facile interpretare questo testo mantenendo i toni originari del carattere dell’uomo-Varesi. Francesco, anche in questo, è magistrale.
“Non mi era mai capitato di scrivere una lettera a una scuderia di scrittori e al pubblico dei loro lettori. Una lettera, per sua natura, è qualcosa di personale e sa di questione privata. Facciamo allora che questa sia una “lettera aperta” diretta a un certo modo di fare editoria a mio parere meritorio. Parlo di un editore come Carlo Frilli e di quelli come lui che hanno ancora il coraggio di andare controcorrente e si ostinano a pubblicare libri belli e a cercare di venderli in un panorama popolato di critici malauguranti, di vuoto culturale e di disinteresse totale per tutto ciò che non sia l’utile pratico o lo schermo del telefonino. Frilli è un po’ come quelle buone squadre di provincia che allevano giocatori giovani, insegnano a giocare e consegnano loro la patente per viaggiare. Un lavoro culturale prezioso senza il quale avremmo solo libri di cantanti, calciatori, comici dismessi, sciantose, raccomandati e figli di papà. Tutto il caravanserraglio di guitti che ci propongono le trasmissioni televisive di moda, gli pseudo-critici delle cosche salottiere vincenti, i recensori che non strappano il cellophane e i conduttori quaquaraquà. A questo panorama avvilente, si oppongono i nuovi resistenti come Frilli e gli editori come lui. Quelli che si ostinano ancora a cercare, selezionare, costruire, erigere dighe contro la deriva del pensiero dominante, quello delle idee in 140 battute, dello spot e del sensazionalismo. Che si oppongono al degrado della lingua, alla sua derubricazione a cicaleccio o alla sua sostituzione con l’inglese manageriale, ennesima conferma di una colonizzazione ormai inarrestabile. La lingua è il primo presidio dell’identità di un popolo e di una cultura. Anche difendere un congiuntivo è difendere una visione del mondo e un modo di pensare. In altre parole, la ricchezza del nostro pensiero. Togliere una modalità è come togliere un colore da una tavolozza. Ecco perché vi scrivo e perché sostengo editori come Frilli. Finché ci saranno persone come lui, come i bravi organizzatori-presentatori alla maniera di Giusy e Dario, gente che si entusiasma per le pagine scritte e per il bello, una speranza ci sarà sempre. Chissà se aveva ragione Dostoevskij quando affermava che il bello salverà il mondo. Io credo di sì. E voi?”
Dopo il ricco antipasto, finalmente si giunge alle succulente portate letterarie. Sul palco si avvicendano quattordici autori, divisi in tre sessioni tematiche. Si parte dai loro libri per poi affrontare argomenti di attualità e cultura di tipo più generale.
Prima sessione: Gino Marchitelli, Massimo Fagnoni, Alessandro Reali e Alessandro Bastasi. Una nota speciale la merita l’opinionista: Matteo Bortolotti. Ha chiamato poche ore prima dando forfait causa influenza. Per un attimo, confesso che abbiamo temuto l’effetto-Lucarelli, d’improvviso apparso in contemporanea a Bologna con un evento sul genere. Matteo arriva invece trafelato, poco prima dello spettacolo, malato ma caparbio, perché “volevo esserci a tutti i costi”. E la sua voce si sente, altroché se si sente: ogni sua frase è decisa e non risparmia niente e nessuno. Senza di lui, a posteriori posso confermarlo, avremmo perso molto. C’ è poi da dire che neppure gli autori sul palco si fanno pregare per dire senza veli ciò che pensano di politica, società e cultura. Bella la provocazione di Stefano sui giovani. QuibolognaTV ha girato il video completo dell’evento, vi avviseremo quando sarà disponibile.
IL LETTORE QUALUNQUE
Ne ho già parlato, ma merita davvero un capitolo a parte, prima di proseguire. Francesco Mastrorilli impersona il ‘lettore qualunque’. Seduto in poltrona in un angolino del palco, di fianco a lui un vecchio comodino con abat-jour anni ’40 e libri impilati, quelli degli scrittori presenti. Con sottofondi come “Noir clarinet”, o “Black Dahlia”, a seconda del tenore dei brani, dà voce, toni e colori alle parole su carta.
Riferisco il commento di un autore (Rocco Ballacchino) che dopo lo show l’ha avvicinato e gli ha detto: “quando leggi tu i brani, sembra quasi che scriviamo bene”. Simpatia noir.
Seconda sessione: ‘stili Noir’. Taglio decisamente cinematografico per molti degli autori presenti, altri invece hanno competenze specifiche sul tema. Roberto Carboni, Fabio Beccacini, Rocco Ballacchino, Diego Collaveri, e Maria Masella dicono la loro, commentati dagli appassionati Fabio Mundadori e Giovanni Modica, per me due scoperte golose, in questa mia recente vita bolognese. È la sessione più folta, quanto a ospiti sul palco, e la più tecnica.
Giovanni Modica racconta di essere emozionato, Rocco Ballacchino pensa bene di dichiararsi il miglior scrittore del suo condominio, e tutti alternano spiegazioni tecniche a battute. Dice bene Francesco: ‘”La serata è riuscita bene anche perché, ognuno di loro è un personaggio!” Aggiungo un retroscena: io e Giusy volevamo ‘giocare’ con Maria Masella, chiedendole di improvvisare la descrizione di una scena di sesso, prima in stile romance, poi in stile noir. Tempo tiranno…
DALLA PARTE DELLO SPETTATORE
Due ore per l’introduzione e le prime due sessioni di autori. Il pubblico? Si sarà annoiato? Avrà ceduto al caldo soffocante e alla voglia di andarsene a cena? Ebbene no. È il pubblico a fare la differenza, tante persone sono arrivate da lontano. Resiste a tre ore di dibattito, anzi no: non resiste, se lo gode e questo ci viene riferito a ogni pausa e ne abbiamo conferma dai visi attenti e dagli applausi. Non è il classico pubblico di amici, o amici degli amici, tanto per far numero, si tratta di veri e propri appassionati. Mi piace sottolineare che ci sono anche semplici curiosi che, alla fine, comprano un mucchio di libri. Appena li avrò raccolti, riporterò i loro commenti, ma posso già riferirvi quello più “gettonato”: è stato un evento diverso da tutti gli altri.
“Passione Noir”, la terza e ultima sessione tematica di autori. Dopo gli argomenti tecnici, Maria Teresa Valle, Simone Togneri, Ugo Moriano, Vincenzo Maimone e Alberto Minnella proseguono e chiudono lo show parlando di tutti i tipi di passione che muovono i delitti. Non solo, si ritorna a parlare di giovani. Vera mattatrice Maria Silvia Avanzato che, oltre a essere un talento emergente nella scrittura, si rivela una vera e propria intrattenitrice da salotti culturali, dimostrando una verve che contagia tutti in platea. Romantico Simone Togneri, che chiamo sempre “poeta del Noir”, spumeggiante Maria Teresa Valle, fuggita a malincuore per tornare a Genova. Ugo Moriano, Vincenzo Maimone e Alberto Minnella tengono tenuto banco come pochi: si ride tanto, pur affrontando gli argomenti seriamente, ma i due siciliani e Moriano hanno una vena ironica troppo irresistibile per non parlarne ridendoci su.
Tempi sforati come previsto, saluti, abbracci e strette di mani: ce l’abbiamo fatta e, già lo sapete, Giusy è stata un’impeccabile rivelazione, come preparazione e conduzione. “Signori, avete fame? Andiamo a cena!” e si va.
Sulla ventina di reduci (stremati e a volte ancora increduli) che partecipano alla cena – scrittori organizzatori e spettatori – c’è poco da dire: chi ancora non si è conosciuto, lo fare dopo con disinvoltura, il buon cibo del ristorante ‘C’era una volta…’, a tema cromatico giallo-noir, è squisito.
Neppure durante il pasto manco di torturare gli ospiti, facendoli passare uno a uno dallo “scrittoio dei buoni propositi” per poi chiudere la busta che manderò a Carlo Frilli. Chissà l’anno prossimo…
Per ora foto con la torta Frilli, espressioni finalmente rilassate, anche stanche forse. Ci sono la consapevolezza e la gioia che un altro gruppo si è creato e che al pubblico (ma anche agli autori) è stato offerto qualcosa di diverso.
Dopo cena, fuori dall’hotel, chiacchiere di chi prolunga un inevitabile saluto, che stanotte non va di fare a nessuno.
ULTIME RIFLESSIONI : UN ARRIVEDERCI?
Siamo alla fine del resoconto. Una fine che è anche un inizio, perché la buona riuscita di “UN EDITORE IN NOIR 2016” lascia spazio e intenzioni per una miglior realizzazione nel 2017.
Incontri e scontri, ognuno l’ha vissuta come ha voluto-potuto, potevamo di certo fare meglio, ma eravamo partiti pensando di avere con noi sei – otto autori al massimo. Invece, con meno di un mese di tempo per prepararci, ne abbiamo ospitati quattordici, più gli opinionisti. Grandi cose possono nascere ora. È passato questo messaggio: non deve esserci concorrenza nella cultura, ma solo intelligenza e condivisione, quella vera, e con questa si raggiungono grandi numeri e soddisfazioni. Il resto sono solo chiacchiere, e come tali se le porta il vento. Non rimpiango chi non c’è stato perché sono troppo felice di chi invece c’era. Non mi esprimo sulla stampa bolognese, assente ingiustificata, comprese le persone che alla resa dei conti hanno preferito dare retta ai loro ‘mal di pancia’ caratteriali. Che dire: evidentemente preferiscono scrivere di sagre dello gnocco fritto; poi non si lamentino, però, se la gente non compra/legge i giornali.
Grazie al Teatro del Navile di Nino Campisi, che ha superato il limite del dovere per passione e lealtà.
Rimangono tante foto, le mie parole che hanno cercato di ordinarle per momento e situazione, una busta chiusa con i buoni propositi per l’anno prossimo. Già, l’anno prossimo… Voi ci sarete, suppongo più o meno tutti. E noi? Non lo sappiamo, ma vi lasciamo il ricordo migliore che abbiamo potuto offrirvi. Abbraccio tutti, nessuno escluso, invitandovi a prendere possesso di questa pagina che è e rimane vostra, e a portare a casa con voi un po’ della gioia che avete lasciato a noi.
Con affetto, il vostro Villa.
ringrazio Dario Villasanta per il racconto puntuale e vivo con cui ha saputo coinvolgere anche chi non era presente a questo bello e importante evento! E congratulazioni a tutti, Antonella Pescio
Grazie, Antonella. Riferirò a Dario i complimenti. In effetti, il suo è stato un reportage quanto mai coinvolgente.