Simona Diodovich nasce a Milano il 17 aprile 1969.È grafica pubblicitaria, illustratrice, fumettista, autrice di libri di differenti target, copywriter, editor, sceneggiatrice di fumetti e colorista.
1. Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Scrivo diversi generi, dal romance, al romance sportivo, passo dal chick lit al fantasy, all’epic fantasy e poi al romantic-suspense e infine ai supereroi o i libri per bambini illustrati. Il perché? Credo dipenda dal lavoro che faccio. Lavoro per le case editrici da 33 anni, quest’anno. Il lavoro che faccio mi permette di cambiare stile di disegno e d’impaginazione, ogni volta. È così che sono cresciuta, cambiando stile a seconda delle esigenze lavorative. Questo mi ha permesso di non annoiarmi mai. Ho usato la stessa impronta per i libri, cambiando genere, in primis per non stancare me stessa (il libro non avrebbe lo stesso pathos, se io stessa mi stufassi di scrivere la stessa minestra), e in seconda battuta, per non annoiare le lettrici. Ma credo sia anche per non essere catalogata in una sola branchia. Ed è per questo che, subito dopo aver iniziato con i fantasy, sono passata al romance sportivo.
2. Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Ho un enorme faldone dove vengono inseriti appunti per diversi libri che sto studiando in quel momento. Ho un piccolo blocco che viaggia in tasca con me ogni volta che mi sposto, le varie annotazioni finiscono poi nel faldone, catalogate, in perfetto stile segretaria d’azienda, insomma. Se non ho nulla a disposizione, mi metto messaggi sul cellulare, note, vocali. Appena inizio il libro, tutto viene messo sul file e, di volta in volta, aggiungo pezzi. Questo, però, se non ha a che fare con una determinata documentazione, tipo i libri sui vigili del fuoco o football americano che hanno proprio un’archiviazione differente, prima ancora di scrivere i libri, io passo anni a documentarmi sull’argomento. E quindi, sono tenuti a parte per non perderli.
3. C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
Tra questo lavoro e il disegno, occupano l’intera mia giornata. Quindi io inizio alle 8.30 di mattina, con l’oro in bocca, come si dice dalle mie parti, e finisco la giornata lavorativa come ogni persona intorno alle 18.30. La sera, soprattutto in quest’ultimo anno con il covid, continuo documentazione varia.
4. Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Mi diverto. Per me la scrittura è un divertimento. Nel senso che la prendo molto seriamente, ma scrivo per il gusto di scrivere, senza forzatura. Se devo disegnare, non posso scrivere, quindi quando riesco a farlo, magari è passata una o due settimane, per cui la scrittura mi mancava, e la voglia di buttarmi dentro un file diventa un’esigenza primaria. Al contrario, dopo che sto scrivendo per parecchio tempo, mi manca il disegno e riprendo il cerchio da capo.
5. Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Quando inizio un libro ho tutto in mente, so esattamente chi sono i personaggi, il carattere che hanno, cosa devono fare e quando farla. Ma, durante la stesura, a seconda di come si comportano, cosa mi fanno fare, aggiungo pezzi nuovi alla storia, l’importante è che la scaletta poi riprenda e si arrivi al punto che mi ero prefissata. Lavoro sempre con tanti personaggi, se non facessi così sarebbe un’accozzaglia di parole e basta.
6. Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Come ho detto sopra, lavoro nell’editoria da quando avevo 19 anni, ne ho 52 quest’anno, ricordo che, i primi sei mesi, mi chiesero di fare un lavoro di un certo genere, e io replicai “Non sono ispirata oggi, come posso fare un ottimo lavoro?” mi risero in faccia. Si scrive e si disegna su ispirazione, ma si deve lavorare ogni giorno. Quando si è particolarmente ispirati, si lavora meglio, in caso contrario, si va più a rilento, ma dopo 33 anni di lavoro, seguo quello che disse Stephen King, “ogni giorno ti siedi al tavolo davanti al computer e devi portare a termine dieci pagine, così si scrive un libro”. Uguale per il disegno. Io credo che dipenda sempre da quello che si vuole fare. Qualsiasi professionista, nella vera editoria, sa che si deve lavorare ogni giorno, tutto il giorno.
7. Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto?
Sì, amo sempre quello che ho scritto, negli anni cambierei qualcosa del testo, com’è normale che succeda, perché si migliora, ma li amo tutti.
8. Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
Mi capita di rileggere le prime pagine dei libri, così, per nostalgia.
9. C’è qualcosa di autobiografico nei suoi libri?
Sfido chiunque a dire il contrario. Nei libri si troverà sempre qualcosa dell’autrice/autore. Un modo di pensare, una frase detta, un argomento. Ma c’è una saga che io ho scritto dopo un lutto, quella, nonostante parli di altro, ha dentro parole intrecciate tra di loro, che formano il vissuto di quel periodo. Solo che sono cucite in una storia diversa e il lettore non lo capisce.
10. Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è una lettrice assidua? Legge tanto? Quanti libri all’anno?
Ho un box pieno di scatoloni, 50 scatoloni per l’esattezza, di fumetti comprati negli anni, per il mio lavoro. Pago l’affitto apposta perché non ho lo spazio dove metterli in casa. Altrettanti scatoloni di libri che, infilati tra cantina e box, non posso nemmeno rileggere perché non saprei dove andare a cercarli. Questo per dire cosa ho comprato negli anni. In casa ho due librerie stracolme e non mi ci sta più niente. Leggo parecchi ebook, ma mi piace sempre il cartaceo da tenere. Leggo ogni volta che ho la possibilità di fermarmi, e se non riesco, mi costringo a ritagliarmi del tempo. Ero e sono una lettrice con i fiocchi, ma non conto quanti libri leggo o mi dispiacerebbe rendermi conto di non averne letti quanti ne volevo davvero.
11. Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
No. Non partecipo ai concorsi. Non ho il tempo per farlo.
12. A cosa sta lavorando ultimamente?
Sto scrivendo il continuo di una saga fantasy, documentandomi per i prossimi libri sul football americano e vigili del fuoco (adoro parlare con uomini che fanno questo, sono tutti magnifici) e sto creando dei disegni nei ritagli di tempo che non ho, ma che mi trovo lo stesso. (un’ottima filosofia di vita, no?)
La Pagina-Autore di Simona Diodovich
Grazie, Babette, sei sempre gentilissima