Due righe per presentarti?
Sono Roberta Ciuffi, scrittrice e traduttrice. Il mio primo romanzo pubblicato risale al 1997, ne ‘I Romanzi’ di Mondadori, ed era ‘Un matrimonio perfetto’. In precedenza, avevo scritto molto, ma, fortunatamente, senza pubblicare.

Fortunatamente?
Sì. Ho dovuto esercitarmi a lungo prima di imparare a ‘scrivere’; e se adesso ricevo dei complimenti per la mia scrittura (scusate le ripetizioni!) il merito è di tutto quel lavoro in apparenza sprecato. Ho perso il conto dei romanzi che ho pubblicato, credo siano una cinquantina. Scrivo anche racconti per delle riviste e per più di dieci anni ho tradotto romance per Harlequin.

Che genere scrivi?
Prevalentemente romance storici, ma ho scritto anche qualche contemporaneo e una serie paranormale su una stirpe di licantropi. All’inizio le ambientazioni erano tutte italiane, poi sono passata al regency o al vittoriano e, chissà perché, lo trovo più rilassante.

Come scrivi? Penna e quaderno? Tecnologia a tutto spiano?
Solo computer. A penna, solo qualche appunto da tenere sott’occhio su un’agenda, senza andarlo a cercare tra i file. Non so più scrivere a mano.

Quando scrivi? Sei un’allodola, o una civetta (non equivocare)?
Mi alzo alle cinque e lavoro. Allodola da sempre. Non ho mai scritto di notte.

Coinvolta sempre in quello che scrivi, oppure distaccata?
Parto distaccata, perfino infastidita per dover affrontare l’impegno. Poi, dopo un quarto d’ora, sono immersa nella storia e le parole mi scorrono dalle dita come se le stesse dettando qualcun altro.

Scaletta ferrea, o sturm und drang?
La seconda. Ho una base da cui partire, in genere i personaggi, ma le idee mi vengono man mano che la storia si srotola. Le rare volte che ho creato una scaletta, in corso d’opera ho dovuto cambiare tutto.

Metodica nella scrittura, oppure “quando-posso-non-so-se-posso”?
Cerco di scrivere ogni giorno, però il tempo che ci dedico si è ridotto rispetto agli inizi. Invecchiando, mi stanco prima. Adesso mi dichiaro soddisfatta se riesco a scrivere cinquemila battute, se sono di più esulto! Una volta, dopo aver letto l’intervista di un’autrice americana che dichiarava che per meno di ventimila battute non valeva la pena sedersi al computer, provai a farlo anche io. Scrissi il romanzo in venti giorni, a venticinquemila battute al giorno, ma fu una sofferenza. Mai più fatto. Non scrivo romance per soffrire. Né per far soffrire. Non è il mio stile.

Pubblichi con una casa editrice (o più di una), oppure sei una self pura? O metà e metà?
Per quasi vent’anni ho pubblicato con case editrici, poi sempre in self.

Hai finito il tuo libro. Prosegui da sola, o ti rivolgi ad alcune figure (professionali o no), come beta reader, editor, grafico/a…
Mi rivolgo a una grafica per la cover, ma per il resto faccio tutto da sola. Se ho dei dubbi (in genere sulla logica degli eventi perché, scrivendo così a rilento, è facile che la perda di vista), chiedo a un’amica il favore di leggere il testo, ma questo è tutto.

I social: li usi per far conoscere e promuovere i tuoi libri?
Se sì: quali sono i tuoi preferiti? Perché? Quali riscontri hai notato?
Uso i social, ma in maniera prettamente passiva. Pubblicizzarmi è un’abilità che purtroppo mi manca e ho anche ritrosie a chiedere. Una sola volta mi rivolsi a un blog (neppure ricordo quale) per avere una recensione, ma si risolse in niente. Faccio quella modesta promozione su Facebook, e, almeno all’inizio di una pubblicazione, mi sembra di vedere qualche incremento nelle vendite, ma questo è tutto. Riguardo ai social, sono decisamente nella famiglia dinosauri. Boomer per sempre. Un editore digitale mi contattò dicendo di avere un algoritmo che favoriva la visibilità, ma non è stato abbastanza per indurmi ad abbandonare la mia indipendenza.

Hai una newsletter? Se sì, ogni quanto invii un aggiornamento?
No.

Hai un sito web? Se sì: è home made, oppure ti sei rivolta a un/una professionista?
L’avevo, ma l’ho fatto scadere e mi è mancata la voglia di ripristinarlo. Non sono brava nel mantenere i rapporti sociali, mi manca la costanza e ho sempre il timore che i miei interventi possano essere poco interessanti. Il sito era diventato una cosa morta e così l’ho abbandonato.

Progetti per il futuro?
Dopo questo romanzo in uscita, UNO SCOZZESE VA ALLA STAGIONE (vedi sotto N.D.R.), ne ho già pronto un secondo che seguirà tra qualche mese, UN FURFANTE PER MISS MASTERSON. A dire il vero, l’avevo scritto per primo, ma poi ho avuto la sensazione che dovesse essere preceduto da un altro, di cui avevo già pronti un paio di capitoli e l’idea generale. Per questo motivo negli ultimi due anni non ci sono state nuove uscite, ma solo pubblicazioni di vecchi romanzi.
Poi, ho terminato (finalmente!) un romanzo contemporaneo, non romance, che avevo in mente da tanto, tanto tempo e a cui tengo tantissimo, ma che non so che possibilità avrà. Ho un po’ di notorietà nel romance storico, ma vedo che, quando spazio in altri ambiti, non ho tanto seguito. Si vedrà.
Inoltre, sono stata invitata in un progetto di gruppo di cui ancora non so se posso parlare, e che dovrebbe vedere la realizzazione nel prossimo anno.
A breve uscirà un mio racconto nello speciale Regency della rivista Romance (lo stesso editore di Intimità). Naturalmente, un racconto regency!

UNO SCOZZESE VA ALLA STAGIONE, fresco fresco di pubblicazione, lo trovate su Amazon QUI.

Può un gentiluomo scozzese innamorarsi di una truffatrice fino a chiederle di sposarlo?
Due treni di carrozze si incrociano in una elegante piazza cittadina. Uno contiene le persone che nel Ton saranno soprannominate ‘l’orda scozzese’: la famiglia Sinclair e i suoi domestici, calati dal ‘selvaggio nord’. Shug ha ormai deciso di assumere in pieno il suo ruolo di Laird di Lairg, mettendo fine alle ribalderie giovanili come rissare per prati e taverne e spostare i confini con le proprietà del suo vicino inglese (ora suo cognato). E, visto che assieme a molta parte dei suoi parenti, dovrà accompagnare la sorella minore, Lorna, al debutto londinese, perché non guardarsi attorno in quel tranquillo stagno di anatrelle per scegliere una moglie per sé? Una moglie che soddisfi le richieste sue e di sua madre: tranquilla, arrendevole, disposta a farsi mettere in secondo piano. Ha già avuto brutte esperienze con donne volitive e risolute e non ha intenzione di ripeterle in camera da letto.
E chi c’è nel secondo treno di carrozze? Si presentano come i Fitzgerald di Kirk, ma chi li ha incontrati in precedenza potrebbe averli conosciuti come Tolliver, o Carter o chissà come… Sono un vasto gruppo di belle persone: uomini e giovani signore attraenti, tutti imparentati tra loro. Si insediano in una città per qualche settimana, divenendo parte della mondanità del posto.  E, mentre le ragazze conquistano i cuori di giovani virgulti o anziani gentiluomini, gli uomini si dedicano ad altri tipi di conquiste, più materiali. Quindi abbandonano il luogo delle loro operazioni, lasciandosi dietro almeno un gentiluomo con le tasche più vuote e l’orgoglio mortificato. Per non parlare di qualche casa svaligiata… Finora se la sono sempre cavata, ma l’incontro con il ‘selvaggio scozzese’, Lord Sinclair, potrebbe causare una deflagrazione in grado di sconvolgere le vite di due famiglie. E di sicuro la sua e quella di Nola… Fitzgerald, o comunque si chiami. Perché un gentiluomo scozzese può anche fare una lista delle qualità desiderate in una moglie, ma a volte il destino ha progetti diversi… Alcuni, molto sorprendenti.

«Quando sei partito» aveva detto sua madre, «mi ero augurata che non tornassi con una sguattera irlandese cattolica per moglie. A quanto pare, ti sei trovato un’imbrogliona irlandese cattolica. Devo aver chiamato la cattiva sorte.»

P.S. Se volete leggere il romanzo in cui appare per la prima volta Shug Sinclair, UN INGLESE PER MISS SINCLAIR, potete trovarlo negli ebook editi da Saga (fate click QUI).