Sono due mesi -sì, due!- che inseguo Elisabetta Flumeri e Gabriella Giacometti per un’intervista. Abbiamo viaggiato (e mangiato! Prossimo articolo sul nuovo locale di Pietro Parisi, il cuoco contadino) per ore insieme, parlando di tutto. Ma non dell’intervista. Alla fine, ci siamo riuscite, però che fatica.

INTERVISTA SEMISERIA: rispondete una alla volta e non suggerite.

Colore preferito.
Gab: Azzurro.
Ely:  Arancione.

Cibo preferito.
Gab : Pizza forever.
ELY: gnocchi di semolino.

In cucina, come ve la cavate?
ELY:  So fare quattro piatti quattro. Solo cose che piacciono a me: non cucino quello che non mi piace.
Gab : Chiedilo ai miei ospiti… Ultimamente brucio tutto! Ma gli amici continuano a venire a cena da me, ci sarà un motivo.

Status sentimentale.
GAB : Blindato. 28 anni di matrimonio e sempre con lo stesso uomo! Secondo me c’è da preoccuparsi.
ELY: idem.

Attrice preferita.
ELY: Isabelle Adjani.
GAB: Audrey Hepburn.

Attore preferito.
GAB: Hugh Jackman, potrei fare qualsiasi cosa per lui.
ELY:  Gerard Philipe. Il mio mito da sempre.

La donna come personaggio letterario, reale, onirico.
ELY: Un personaggio letterario? Angelica. Reale? Saffo.
GAB: Se vuoi dire la donna che sogno più  frequentemente, la risposta è la mia socia. Popola le mie notti spesso e volentieri, ma credo dipenda dal fatto che stiamo sempre insieme e condividiamo un mondo. Se, invece, intendi una donna da prendere come esempio, i nomi sono due: Rita Levi Montalcini, per la sua genialità e libertà e Margherita Hack, per la sua intelligenza e ironia.

L’uomo che vorreste essere.
ELY: Sam Shepard, un intellettuale e un cowboy. Il connubio perfetto.
GAB: Il Che! Bello, entusiasta della vita, idealista e rivoluzionario. Uno che ha creduto nei suoi ideali.

Se tornaste a nascere: uomo o donna, e perché?
ELY: Uomo: sono curiosa, mi piacerebbe vedere la vita dall’altra parte della barricata.
GAB: Razionalmente direi uomo, hanno una vita più facile. Di pancia non posso che dire DONNA e per sempre DONNA! Hanno una marcia in più, sono eclettiche, sanno darsi senza remore. Innegabilmente  sono esseri superiori.

Serie Tv preferita.
GAB:  True detective. Tre grandi personaggi: i due detective in contrasto fra di loro e il paesaggio.  Mille stelline.
ELY: House of Cards, strepitose le sceneggiature e strepitoso Kevin Spacey. Ma anche Criminal Minds, storie appassionanti e gran bella squadra.

Genere di lettura preferito.
ELY: lettrice onnivora da sempre. Posso andare da un Harmony a  Murakami, a seconda dell’umore.
GAB: Non ho un genere fisso, credo che l’importante sia leggere un libro scritto bene, che sappia suscitare delle emozioni

Scrittore preferito.
GAB: Tolstoy? Bulgakov? Camus? James? Ammaniti? Fred Vargas? Dickson Carr?  Difficile dirlo, vado a periodi. Di sicuro sono autori che fanno parte del mio mondo interiore.
ELY: Stendhal, senza se e senza ma.

Musa ispiratrice.
GAB: La mia gatta Pelosetta. È sempre sulla mia scrivania che mi guarda con i suoi occhioni strabici.
ELY: Cambia a seconda del momento.

Genere musicale preferito.
ELY: pop/rock
GAB: Adoro il jazz, ma anche il rock non mi dispiace.

Cantante preferito.
GAB: Sting, ma adoro anche Mina.
ELY: David Bowie.

Band musicale preferita.
ELY: Queen. Freddy forever.
GAB : C’è da chiederlo? I Beatles! Lo so, sono datata.

Social network: sì o no?
GAB : Sì, ma con moderazione. Ci sono momenti che li sento troppo invadenti.
ELY: Sì, se si riesce a utilizzarli per una maggiore conoscenza del mondo e apertura mentale e non per il chiacchiericcio autoreferenziale o pettegolo.

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INTERVISTA SERIA: sempre una alla volta o, se lo ritenete opportuno, insieme.

Perché scrivere?
ELY: perché è un’esigenza, come respirare. Da quando ho preso la penna in mano. Senza mai desiderare di voler fare altro.
GAB: Perché uno vuole condividere il proprio mondo interiore con gli altri. Penso che se fossi nata in un’ epoca diversa avrei fatto il menestrello. Amo raccontare le storie.

Come è nata questa “necessità” e quando?
GAB: Chiedetelo a Ely, è tutta colpa sua. Come diciamo sempre, ci sono incontri che ti cambiano la vita. Il nostro è stato uno di quelli per me.
ELY: Anche per me. Io volevo scrivere. Ma volevo anche “camparci”. L’incontro con Gab è stata la chiave per poterci riuscire. E… siamo ancora qua!

Come scrivete? Carta e penna, moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, ipad, iphone?
ELY: in prima battuta spesso a mano. Mi piacciono i block notes, mi piace  il contatto con la penna, è una questione fisica… sensoriale. Ma indubbiamente il computer è molto comodo, se penso a quando si picchiava sui tasti della macchina da scrivere… aiuto! Mi sento un brontosauro…
GAB: Dipende. La fase di ideazione rigorosamente con carta e penna. Iniziamo a prendere appunti a mano, a fare disegni, fin quando una delle due propone di fare un po’ di ordine e scrivere al computer. Ma talvolta davanti a una  scena difficile, complicata, ecco che torna il bisogno di prendere la penna in mano.  In questi casi la scrivania si riempie di post it con frasi a metà, pensieri che non vuoi che fuggano.

C’è un momento particolare nella giornata in cui prediligete scrivere i vostri romanzi?
ELY: No. Forse però le parti più emotive vengono fuori meglio di notte, con la musica a palla (nelle cuffie, naturalmente!) e il controllo un po’ meno vigile…
GAB: Oggi direi che la mattina ha l’oro in bocca, ormai mi alzo piuttosto presto e mi metto subito al computer con una bella tazza di caffè, ma in realtà non c’è un momento specifico. Vanno bene la mattina, il pomeriggio, la sera. Dipende dagli impegni.

Che cosa significa per voi “scrivere”?
ELY: È la mia vita. Non potrei vivere senza scrivere.
GAB: Lavorare, ma anche divertirmi. Per me la scrittura è una sfida continua. Non ci si annoia mai.

Amate quello che scrivete, sempre, dopo che l’avete scritto?
GAB: Assolutamente no! Anzi spesso dopo aver scritto tenderei a cestinarlo.
ELY: Dipende. A volte sento che ha il suono, il ritmo giusto, che funziona, che esprime quello che volevo. Altre mi rendo conto che fatica, non scorre, che ci sono note stonate. E allora si riscrive fino a quando, finalmente, la musica è quella giusta.

Rileggete mai i vostri libri, dopo averli pubblicati?
ELY: In genere no.  Lo faccio solo con le cose a cui sono particolarmente legata.
GAB : Mi è capitato con quelli pubblicati da Intimità e ho sorriso.

Quanto c’è di autobiografico nei vostri libri?
GAB: Di autobiografico poco o nulla, forse gli animali onnipresenti. Di sicuro ci sono le mie emozioni. Quelle sì, altrimenti non ha senso scrivere.
ELY: Come è stato detto, “della triste storia della tua vita” non importa niente a nessuno. E io sono d’accordo. Quello che vale la pena raccontare, esprimere, come dice Gab, sono le emozioni. Che possono diventare di tutti perché tutti possono ritrovarci qualcosa di loro. Quando questo accade, significa che sei veramente uno scrittore. La strada è lunga…

Quando scrivete, vi divertite, oppure soffrite?
ELY: Scrivere è come vivere. Soffri, ami, odi, speri, ridi, ti diverti… insomma, ci stai dentro con tutte le scarpe!
GAB: Dipende. Quando scrivo le sceneggiature mi diverto perché mentre imposto i dialoghi, li recito. È un po’ come farsi uno spettacolo da sola. Quando si tratta di  un libro posso dire sinceramente che c’è un 50% di divertimento e un 50% di sofferenza. La fase di ideazione, quella in cui la storia a poco a poco prende forma , la trovo  eccitante, stimolante, quella che segue, che richiede molto lavoro solitario davanti al computer, invece è quella che mi genera più sofferenza. Ogni volta penso di non essere in grado di portare avanti una scena, di non riuscire a trasmettere emozioni e  mi costa un notevole sforzo di volontà. Altrimenti la mia socia chi la sente ?

Trovate che nel corso degli anni la vostra scrittura sia cambiata? E se sì, in che modo?
GAB: Nel mio caso ne sono sicura. Quando abbiamo iniziato non conoscevo neanche l’uso della punteggiatura, usavo le sbarre come si fa con i testi teatrali, 1 per una pausa piccola, 2 per una pausa importante. Ma ho avuto una buona insegnante. Non smetterò mai di dirle grazie. Anche se non sembra, Ely è molto paziente.
ELY: Se lo dice lei… io non mi fiderei troppo! Sicuramente sì. Anche perché è qualcosa in cui mi sono impegnata da sempre. Amo la lingua, le sfumature, gli aggettivi, i sinonimi soprattutto… e anche la costruzione è diventata più essenziale, meno descrittiva. Come se, andando avanti negli anni, anche nella scrittura cercassi di arrivare al cuore delle cose, senza giri di parole.

Come riuscite (se ci riuscite) a conciliare vita privata e vita creativa?
GAB: Perché c’è una differenza fra una e l’altra?
ELY: Hai presente i vasi comunicanti? Osmosi perfetta.

La scrittura vi crea mai problemi nella vita quotidiana?
ELY: No. In realtà dipende solo da me. Se voglio veramente scrivere, scrivo e basta.  Non ci sono per nessuno.
GAB: Come dice spesso Elisabetta, io sono assertiva. Se devo lavorare, lavoro. Non si discute.   Certo non è facile per chi mi sta vicino. Il mio studio è in casa e di fatto non esiste sabato o domenica, si lavora a ciclo continuo. Ma nei programmi di questo nuovo anno c’è quello di fermarsi i week end, magari alcune tensioni si stemperano.

La domanda che segue la rivolgo, di solito, alle autrici che non si dedicano a tempo pieno al “mestiere di scrivere”. Portate pazienza e rispondete lo stesso, magari viene fuori qualcosa di divertente. Come trovate il tempo per scrivere? 
GAB: Sono più di 30 anni che lavoro scrivendo, il problema semmai è come trovi il tempo di mandare avanti la famiglia. Ma in quello io e la Flumeri siamo delle maghe! Discutiamo dei nostri libri stendendo il bucato, facendo la spesa o portando a spasso i cani.
ELY: Ha risposto Gab per tutte e due!

Gli amici/i parenti vi sostengono, oppure vi guardano come se foste due aliene?
ELY: In linea di massima mi appoggiano. E a volte sono anche un po’ invidiosi…
GAB: Fifty fifty, da un lato mi sostengono, dall’altro dicono che sono una pazza perché lavoro troppo. Quello che non capiscono è che per me lavoro e vita si intrecciano uno con l’altra, non saprei fare diversamente. Quando stai scrivendo una storia la tua mente è sempre là. Talvolta capita di alzarsi nel cuore della notte per andare a scrivere un’idea che è venuta perché si teme di perderla. All’inizio mio marito mi guardava stranito, ormai si è abituato.

Nello scrivere un romanzo, navigate a vista come insegna Cotroneo, oppure usate la scrittura architettonica, metodica consigliata invece da Bregola?
GAB: Io sono una strutturalista, hai bisogno che il romanzo prenda una direzione, si strutturi. Poi quando si iniziano a scrivere le scene ecco che navighi a vista. In quel momento ti lasci andare alle emozioni, cerchi l’idea per arricchire la scena, per renderla unica.
ELY: È essenziale sapere cosa voglio raccontare, dove vado a parare. L’ossatura, lo scheletro deve esserci. Ma quello che poi ci metti dentro non può essere programmato come un robot: in questo caso si rischia di avere un meccanismo perfettamente oliato ma stereotipato e prevedibile.

Quando scrivete, lo fate con costanza, come faceva Trollope, oppure vi lasciate trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
GAB : Io cerco di scrivere tutti i giorni, impegni permettendo.
ELY: Io scrivo perché mi piace, quindi cerco di farlo appena posso.

Tutti dicono che per scrivere bisogna prima leggere. Siete lettrici assidue?
ELY: Io dico che per me è incomprensibile che  si voglia scrivere senza essere un lettore assiduo e appassionato. Una cosa deriva dall’altra. Certo che lo sono!
GAB: Direi proprio di sì, la lettura è una buona compagnia. Non potrei farne a meno.

Leggete tanto?
GAB: Sì, se si considera la media italiana. La sera prima di dormire devo leggere per scaricare tutte le tensioni della giornata. È il mio modo per regalare a Gabriella una o due ore tutte per sé.
ELY: Sì. Ma non solo libri. Leggo molto i giornali online, cerco siti e notizie particolari, articoli che mi interessino.

Quanti libri all’anno?
ELY: Non ho mai quantificato. Ora il tempo è più ristretto, ma almeno una quarantina.
GAB: Difficile dirlo.  Prima che mi venisse la maculopatia leggevo anche due o tre libri a settimana, oggi purtroppo molti meno. Dopo la giornata passata al computer la sera gli occhi sono stanchi e leggo meno. Diciamo uno a settimana.

Qual è il genere letterario che prediligete?
GAB: Amo i thriller e i gialli, ma leggo di tutto. Cose più o meno impegnative, l’importante è che siano scritte bene. In passato quando iniziavo a leggere un libro mi obbligavo ad arrivare alla fine, ora se un libro non mi ha catturato nelle prime quaranta pagine lo abbandono. È una mia scelta libera, forse voglio salvaguardare i miei occhi.
ELY: Il noir. Perché è il genere che più riesce ad andare “oltre il genere” e raccontare la realtà e le contraddizioni di noi umani. In fondo Dr Jekyll e Mr Hyde non era un noir?

Siete scrittrici eclettiche, sperimentate sempre nuovi generi. In proposito, avete qualche novità, vero?
GAB: Con Ely abbiamo avuto la fortuna di sperimentare più generi, dal melò al giallo, dalla commedia romantica ai thriller. Per la Sperling abbiamo scritto delle commedie romantiche, ma l’idea di tornare al giallo è nell’aria… anzi, a dirla tutta, stiamo lavorando a una nuova serie dove il giallo è il colore predominante, anche se non rinunciamo alle mille sfumature del rosa.  La bella novità è che non siamo sole: con noi un’autrice che è non soltanto un’amica e una collega di “vecchia data”, ma anche una delle “bestselling authors” in circolazione… indovinate chi è?
ELY: Eh sì, sarà una bella sorpresa anche per le nostre lettrici! Per quanto mi riguarda, vorrei riuscire ad essere un’autrice onnivora come sono una lettrice onnivora. Ma è molto difficile sottrarsi alle etichette… noi ci stiamo provando e magari faremo come le autrici americane, che usano un diverso pseudonimo a seconda del genere che scrivono!

Autori e autrici che vi rappresentano, o che amate particolarmente. Citatene due italiani e due stranieri.
ELY: Christa Wolf, per la densità e la capacità di andare a fondo, spietata eppure mai cinica. Luigi Santucci, perché ha scritto il libro che amo di più, “Il Velocifero”, una saga familiare indimenticabile. Stendhal perché è un Narratore assoluto. Jean Claude Izzo (italo francese!) perché narra il dolore con un’assoluta mancanza di retorica piena di poesia.
GAB: Niccolò Ammanniti: per i suoi cattivi così umani. Antonio Tabucchi: per  la poesia che trovi nelle sue storie. Fred Vargas: per i suoi personaggi indimenticabili. Henry James: perché uno che scrive “vivete più che potete; è uno sbaglio non farlo” per me è un mito e credo di aver letto almeno una decina di volte il suo racconto “Giro di vite”.

Di gran voga alla fine degli Anni Novanta, più recentemente messi al bando da molte polemiche in rete e non solo: cosa potete dire dei corsi di scrittura creativa che proliferano un po’ ovunque?
GAB: Che comunque, buoni o cattivi che siano,  sono sempre uno stimolo.
ELY: Il talento non si insegna, la professionalità sì. Basta che a insegnarla siano, appunto, dei professionisti!

Siete favorevoli, o contrarie?
GAB E ELY: Favorevole. Per noi sono stati preziosi,  soprattutto quelli con gli americani. Ci hanno insegnato a sistematizzare quello che avevamo magari solo intuito, a riflettere su cosa volevamo dire, ad affinare un metodo. Per questo, dopo averli elaborati e metabolizzati anche grazie all’esperienza sul campo, adesso proponiamo i nostri corsi di scrittura. Molto pratici. Si lavora sulle storie dei partecipanti e si costruiscono insieme, attraverso lo scambio e il confronto. Molto più faticoso che mettersi in cattedra, ma molto, molto più gratificante!

Dei vostri romanzi precedenti, ce n’è uno che prediligete e sentite più vostro? Se sì, qual è?
GAB : Ognuno ha la sua storia e li ho amati tutti. Quando scrivo mi immergo nel mondo che sto creando e quando arriva il momento di mettere  la parola fine c’è sempre una sorta di nostalgia nel lasciare andare i  tuoi personaggi.  Forse  “Per amore e per magia” è uno di quelli che mi sono più divertita a scrivere.
ELY: per una questione affettiva, perché è quello con cui siamo rientrate nell’editoria e perché è – a proposito di autobiografico! – in parte basato sulla nostra esperienza di sceneggiatrici tv, “Voglio un amore da soap”.

Volete descrivercelo e parlarci delle emozioni che vi ha suscitato scriverlo?
GAB: È commedia pura, stile americano.  Il seguito ideale di “Un amore da soap”.  Chiara era stata la protagonista del primo romanzo, Ale si è imposta per il secondo. L’idea del romanzo è nata in un pomeriggio, si scriveva da sola fra un the e una fetta di strudel. Eravamo preoccupate perché, nonostante la storia ci divertisse molto, Ale era un personaggio nel quale né io né Elisabetta ci ritrovavamo. Ne abbiamo discusso tanto proprio perché era così distante da noi due che ci sembrava difficile riuscire a renderla credibile.  Poi, a poco a poco, scrivendo ci siamo affezionate a  lei. Riusciva a stupirci con  la sua ingenuità, con  quel suo modo di credere agli asini che volano, col suo entusiasmo per la vita. La sera, quando ci scambiavamo le scene, non vedevo l’ora di leggere cosa le era successo nelle pagine di Elisabetta. E puntualmente chiudevo la giornata con un sorriso, il che non è poco.  E poi c’era quel gran fico di Andrea, che di certo non è un alpha, ma è un adorabile beta autoironico. Un uomo che mi piacerebbe molto incontrare nella realtà.
ELY: È stata una scommessa nata in un momento difficile. La tv era in crisi, c’era poco lavoro e noi – anche le Autrici Felici sono umane! – abbiamo avuto un momento di scoraggiamento. Allora ci siamo dette: perché non ci rimettiamo a scrivere un libro? È stata una sfida. Alla depressione che ci minacciava, alle produzioni che sbaraccavano, a quelli che ci rimproveravano di aver più volte rifiutato “il posto fisso”, alla nostra capacità di rimetterci in gioco ancora una volta. Ma a noi le sfide piacciono. E… non ci piace perderle!

Avete mai partecipato a concorsi letterari?
GAB: A un concorso letterario vero e proprio no, ma nel 2007 con Elisabetta abbiamo partecipato ad un concorso europeo bandito dall’EUROWISTDOM in cui chiedevano un soggetto per un tv movie sul  tema “Le donne e la scienza”. Ci inventammo un giallo dal titolo “Race agaist time”  e arrivammo prime. Il giallo non diventò mai un film, ma noi l’anno dopo fummo invitate a fare la giuria nel nuovo concorso a Parigi.  Una vacanza indimenticabile.
ELY: Sì, con un racconto a cui tengo molto. È stato qualche anno fa. Il racconto è stato tra i vincitori e lo hanno pubblicato in un’antologia.

Li trovate utili a chi vuole emergere e farsi valere?
GAB: Sicuramente sono un’opportunità.
ELY: Sì, se non nascondono la fregatura.

A cosa state lavorando, ultimamente, e quando uscirà il nuovo romanzo? Ce ne parlate?
GAB E ELY: il romanzo è in uscita nelle prossime settimane. È la nostra ultima sfida: l’autopubblicazione. Anche se avremmo potuto venderlo senza problemi a un editore cartaceo, abbiamo optato per un esperimento che riteniamo molto importante. Siamo convinte che anche in Italia sia arrivata l’ora dell’autore ibrido, quello che pubblica sia con un editore (cartaceo) sia come autore ‘indie’ (in digitale). In America e in Inghilterra molti scrittori si sono già mossi in questa direzione. E noi abbiamo voluto scommettere su “Cinecittà”: una serie – non per niente siamo state per anni tra gli sceneggiatori di serie di successo tra cui “La dottoressa Giò”, “Amico mio”, “Incantesimo”, “Orgoglio”,“Cuore contro Cuore”, “Carabinieri” – ambientata all’ombra della nostra Hollywood sul Tevere,  protagonista una famiglia di stunt-men. “Stunt Love” è il primo titolo della serie, e ha come  personaggio principale un’agguerrita stunt-girl che deve fare i conti  con  il  conflitto tra il voler essere la migliore e, naturalmente, l’amore! Non solo: ci sarà anche lo spazio per raccontare Cinecittà, come era nei suoi anni d’oro e come è oggi, da quando ospita di nuovo grandi produzioni internazionali. Sarà una verifica fondamentale, ci stiamo lavorando con  molto impegno e ci auguriamo che il nostro pubblico apprezzi e si affezioni  al nostro “Fusco Team” come è successo a noi!

Grazie, ragazze, ce l’abbiamo fatta! Avevo quasi perso le speranze. Spero di riuscire a estorcervi qualche notizia sulla nuova serie, in un prossimo incontro.
(in coro) Grazie a te, Babs. Saremo mute come pesci sino al momento opportuno.