Un bel caso. O un bel casino, per un giornalista incauto come Dante Ferrero, bravo a cacciarsi nei guai come i lagotti sono bravi a scovare le trifole.

È bastata una telefonata. Quella di un vecchio amico che non sentiva dai tempi del liceo. Vent’anni che non si fa vivo e adesso, bello fresco, quello gli va a raccontare di un omicidio. Dice che si chiamava Lourdes. Questo è, anzi era, il nome della ragazza e di mestiere faceva la prostituta. Hanno ritrovato il suo corpo steso sull’erba nei giardinetti di piazza Castello. Meglio non scendere nei particolari, ma a suo parere la tecnica dell’omicidio è insolita. A prima vista sembra essere stata vittima di un pestaggio finito male. Ma questa, assicura, non è la causa della morte. Non è andata così. E la vicenda presenta ben più di un lato oscuro. E poi c’è più di un motivo per legare questo delitto ad un altro compiuto appena un mese prima sulle colline dell’Oltrepò. Il nome della poverina era María Luz e, nemmeno a farlo apposta, era colombiana, proprio come Lourdes. Un bel caso. O un bel casino, per un giornalista incauto come Dante Ferrero, bravo a cacciarsi nei guai come i lagotti sono bravi a scovare le trifole. Avrà ragione Mercy, la sua ragazza dagli occhi verdi e il culo a mandolino, quando sostiene che si tratta del crimine compiuto da una mano esperta? Oppure ha visto giusto quella vecchia cariatide del Gaeta, secondo cui l’omicidio è frutto di una mente malata? Perversa. Contorta. Voghera è il palcoscenico allestito per questa macabra sceneggiatura noir. Una città di provincia. Come tante. Come tante paciosa. Tranquilla. Almeno finché se ne stava a sonnecchiare rinchiusa nei primi freddi d’ottobre; immersa nei colori di un autunno precoce e nelle sue nebbie. Nebbie che ora ha visto tingersi di porpora. Di sangue. E di orrore. Nebbie fitte e mortali. L’assassino è il folle appena arrestato? Che significato hanno i pezzi del gioco ritrovati sui cadaveri… La sigla scarabocchiata nel palmo della mano… E quella storia di quarant’anni prima?

Titolo: Voghera nebbie mortali (La seconda indagine di Dante Ferrero).
Autore: Pier Emilio Castoldi.
Genere: Noir.
Editore: Fratelli Frilli Editori.
Prezzo: euro 4,99 (eBook); euro 10,96 (copertina rigida) ***

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La prima immagine è in realtà un odore: l’aria pungente che sa di menta, resina e foglie macerate. È autunno e Dante Ferrero ci si consegna subito con quei pensieri malinconici sulla morte e sugli uomini, “biglietti di sola andata. Echi senza ritorno. Carrozze spedite su binari morti”.
Eppure, gli altri scambiano per indifferenza quello scudo, quel “guscio di tartaruga” che Dante usa come rifugio alle sue inquietudini, alle sue amarezze. Un trucco, insomma, di un animo che altrimenti verrebbe ferito con troppa facilità.
Come è accaduto con l’altra storia, quando aveva pianto per due giovani vite spezzate.
Giovani. Spezzate.
Proprio come quella di Lourdes, della quale sembra non importi niente a nessuno, ora che è morta.

Pier Emilio Castoldi costruisce un bel noir con tutti gli ingredienti di uno di quegli indimenticabili film Anni Quaranta che, ad ogni estate, una RAI misericordiosa ci regala, giusto per farci ricordare che in mezzo all’immondizia si trovano anche le perle.

Dante Ferrero è un giornalista che diventa investigatore –un classico- e “ci azzecca”, come direbbe un ex magistrato, perché non rinuncia mai alla propria umanità, di cui si serve come la Scientifica fa con l’estrattore automatico di DNA.

Accanto a lui, con i suoi grandi occhi e una mente acuta, Mercedes –detta Mercy-, la donna che gli fa tenere i piedi per terra e, senza parere, lo fulmina quando il maldestro accomuna due parole: “matrimonio” e “sciocchezze”.

Comprimari all’altezza della situazione, a cominciare da quel compagno di liceo, Carlo Mereghetti (non chiamatelo Meregatti perché è permaloso come D’Alema!), che si fa vivo dopo vent’anni per presentare a Dante Ferrero il piatto avvelenato dell’assassinio della prostituta Lourdes.

Storia intricata, che sbatte il male in faccia a Dante Ferrero, e lo costringe a conoscere i perversi meccanismi che regolano i nostri giorni. Quanto vale la vita? Quanto inutili sono certe morti? Ce lo chiediamo anche noi, entrati con tutto il cuore nella vicenda.

OoO

Pier Emilio Castoldi è nato, un’estate di parecchi anni fa, a Langosco in provincia di Pavia. Ora risiede a Sale, in quella di Alessandria; ma pur sempre di campagna si tratta. Quindi lomellino di nascita e alessandrino di adozione. Fortunato marito e padre, con familiari accorti nel mantenere a debita distanza i suoi romanzi. Tranne la suocera, sua feroce e critica lettrice e, fino a qualche mese fa il paziente husky che lo ascoltava declamare brani ad alta voce, senza ululare. Lavora come grafico-webdesigner coltivando l’hobby della lettura. Solo dopo, a voi piacendo, quello della scrittura di thriller e romanzi. O perlomeno si ostina a farlo, convinto che lo spaccio di storie noir sia una pratica tuttora legale. Ha sinora pubblicato: La mia vecchia bicicletta arancio (romanzo, Giallomania edizioni 2009) Jubileum (giallo storico, Acar edizioni 2010) Theudelinda (giallo storico, Fadia Edizioni 2012) Radio Requiem (thriller, Giallomania edizioni 2013) Tortona Nove Corto (giallo-noir, Fratelli Frilli Editori 2014). Ha in cantiere: un paio di romanzi che non se li fila nessuno, neanche di striscio, e probabilmente diverranno pubblicazioni postume su qualche giornaletto parrocchiale.