In una terra selvaggia e primordiale, ammantata di storia e superstizione, un vomere traccia il solco di una città: nessuno immagina che è appena nata Roma, la Città Eterna.
La storia dietro quell’attimo fatale è però molto diversa dalla leggenda che tutti conosciamo, perché avviene in un tempo di fame, freddo e carestie, dove la sopravvivenza è spesso sinonimo di sopraffazione. E la lupa non è affatto quella che i miti ci hanno tramandato.
Perché la fondazione di Roma è un’avventura cruda e disperata, un’epopea di resilienza, un solco di sangue tracciato nel nostro passato che racconta la sfida primordiale fra due gemelli consacrati dagli dèi, e il suo doloroso esito, che ne ha proclamato il vincitore: Romolo, il bambino sopravvissuto alla morte, il ragazzo che ha combattuto nel fango e nel dolore, l’uomo che per realizzare il suo sogno ha piegato un mondo ostile, brutale e dominato dalla violenza, dando così inizio alla più gloriosa potenza antica che la Storia ricordi. Romolo, il primo re.
TITOLO: Romolo, il primo re.
AUTORI: Franco Forte & Guido Anselmi.
GENERE: Romanzo storico.
SERIE: I sette re di Roma.
EDITORE: Oscar Mondadori, Historica.
PREZZO: euro 6,99 (eBook); euro 14,25 (cartaceo).
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La recensione di Macrina Mirti, alias Maria Cristina Grella.
Esce in veste nuova il romanzo di Franco Forte e Guido Anselmi. Questa volta come primo di una serie che ci trasporterà nella più antica storia di Roma, al mitico tempo dei sette re.
Oggi gli storici hanno raggiunto pareri tutto sommato concordi riguardo ai 244 anni dell’età monarchica. Ritengono credibile che Roma sia stata governata da una monarchia, però respingono l’idea di soli sette sovrani. Anche se i nomi che conosciamo potrebbero essere appartenuti a figure realmente esistite, alcuni studiosi pensano che gli storici romani, attraverso i quali le figure dei re ci sono giunte, si siano serviti di quei nomi per sintetizzare quanto avvenuto in un certo periodo.
Ma ora, torniamo a Romolo.
Siamo ad Alba Longa, nel 772 a. C. e la vestale Rea Silvia contravviene alle regole del sacerdozio innamorandosi di un uomo con il quale ha rapporti sessuali. Una volta scoperta, nel tentativo di giustificarsi, giura di essere stata posseduta dal dio Marte in persona. I sacerdoti le credono, ma suo zio, l’usurpatore Amulio, la condanna a morte e ordina che i gemelli da lei partoriti vengano gettati nel Tevere.
Oggi, però, crediamo di sapere come andò davvero la faccenda. I piccoli furono salvati e affidati a una lupa che, ben lungi da essere lo splendido animale raffigurato mentre li allatta, era una prostituta che viveva lungo il fiume. Lupa, infatti, è il nome che veniva dato alle prostitute e Lupanare era il luogo dove molte di loro esercitavano. Nasce così il mito di Romolo e Remo.
Fin dalle prime pagine comprendiamo che gli autori, basandosi su un’accurata analisi delle fonti storiche, tentano di sviscerare la leggenda, separando il mito da ciò che potrebbe essere realmente accaduto. Il romanzo, infatti, ricostruisce la storia della “Fondazione” nel modo più verosimile possibile, basandosi soprattutto sugli studi del professor Andrea Carrandini, l’archeologo che per lungo tempo si è occupato della storia delle origini.
Ne viene fuori un libro affascinante ed emozionante, che cattura fin da subito il lettore, perché questo Romolo ha perso le connotazioni della leggenda per riacquistare molti tratti della propria umanità.
Ricordo che il romanzo fa parte di un progetto più vasto: è il primo di una serie di sette dedicata ai re i Roma, dai re romano-sabini a quelli etruschi. È un progetto con il quale anche in Italia si tenta di ricreare una storia delle origini, una saga importante nella quale riconoscersi.
Cinque stelline.
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