È gennaio e Antonio Mariani è ancora in congedo per malattia a causa dell’incidente di novembre quando ha rischiato di morire travolto dal Cerusa esondato. Trascina le giornate nell’apatia, sente e patisce la freddezza della moglie Francesca, evita anche di girare per la città che ha sempre amato. Accetta quindi, con un senso di liberazione, la richiesta di sua madre Emma di andare a Nizza Monferrato per parlare con Giuditta, la figlia di Noemi, deceduta nell’inverno e amica di Emma dai tempi della guerra, quando una era staffetta partigiana e l’altra viveva nascosta perché ebrea. Noemi, prima di morire, aveva raccontato alla madre di Antonio come alcuni suoi parenti, i Pinto, poco prima della fine della guerra fossero stati individuati e quindi deportati. Un loro nipote, Samuele, aveva minacciato di vendicarsi sul responsabile della loro deportazione o sui suoi discendenti. Ora Emma ha bisogno dell’aiuto di Antonio, della sua esperienza di commissario di polizia, perché nelle alture di Bolzaneto sono stati barbaramente uccisi una giovane donna e il suo bambino: discendenti di chi aveva denunciato i Pinto. Quell’antica storia è collegata al duplice omicidio? Antonio ottiene di rientrare in servizio al più presto e chiede che gli venga affidata l’indagine… Forse riuscirà a ritrovare la lucidità e la voglia di andare avanti. Il lavoro è stato spesso la cura dei suoi mali.


– Non dirmi. Per ora lasciami gustare l’attimo di pace di averti qui, abbastanza sano.

Era primavera, quando Maria Masella mi disse “Sono all’opera sul nuovo Mariani” e io capii che il mio Anto era sopravvissuto all’inondazione. Sospiro di sollievo e paziente attesa (*).

Antonio Mariani è rientrato al lavoro dopo una lunga convalescenza. I rapporti con Fran sono tesi, lui si sente un pesce fuor d’acqua.La madre gli consegna una lettera, scrittale da una vecchia amica, e da lì parte la nuova indagine del commissario. Un’indagine che, come sempre, è anche una ricerca di se stesso e dei propri valori e convincimenti.

Una giovane donna e il suo bambino sono stati uccisi, sgozzati per la precisione, e lasciati dissanguare in una macabra imitazione di un rito ebraico di macellazione. Chi si nasconde dietro quel duplice omicidio, cui ne seguirà presto un altro? Quali motivazioni hanno spinto la mano dell’assassino? Avvenimenti risalenti al secondo conflitto mondiale, una soffiata che ha procurato al delatore un appartamento nel centro di Torino, e ai traditi un biglietto per un campo di concentramento, sono forse la base su cui poggia l’intera vicenda.

La collaborazione intelligente e appassionata di Lorenza Petri fa da contraltare all’atteggiamento inerte, quando non di opposizione, di Paciani. Ritroviamo l’amico di sempre, Torrazzi, con quei pranzetti “genovesi” che mi inducono a violente salivazioni pavloviane. Curiosiamo nei rapporti fra Nazareni e Petri. E sempre, sempre ci accostiamo alle finestre di Casa Lucas Mariani per spiare i meccanismi che governano quel complicato e affascinante ménage familiare.

Il bandolo della matassa sarà trovato e sbrogliato: una storia di cupidigia e un lontano orrore troveranno la loro conclusione. La trama si snoderà senza soluzione di continuità, permettendoci di unire tutti gli indizi che l’Autrice avrà seminato sul nostro cammino di lettori. Linguaggio asciutto, no frills: ecco la caratteristica stilistica di Maria Masella, che può permettersi una prima persona presente da far tremare le vene e i polsi. Chapeau.

(*) “… volevo ucciderlo, ma ci sono state minacce e intimidazioni” si è sfogata l’Autrice su Facebook.