MACRINA MIRTI CONSIGLIA “LA CHIAVE RUBATA E ALTRE STORIE”, DI GIANNI SIMONI.

«Dopo molti romanzi, un libro di racconti che spero saranno graditi al lettore. Dai racconti, rimasti nel cassetto, ero partito, e a questo punto, ritengo eccezionalmente, ho sentito l’esigenza di percorrere la strada inversa.» Così Gianni Simoni presenta sei nuove storie, sei piccoli casi che irrompono in modo fortuito nella quotidianità del giudice Petri e del commissario Grazia Bruni. Eccolo, dunque, il nostro giudice, all’inizio ancora nel pieno della sua attività di magistrato, alle prese con una sua conoscente che denuncia il furto di un prezioso dipinto, certa di conoscere l’identità del ladro; lo vedremo poi districarsi dell’omicidio di un anziano contadino; lo seguiremo alla ricerca del suo vicino, forse sparito per inseguire un nuovo sogno d’amore e, ancora, mentre non si accontenta della spiegazione in apparenza più logica in un caso di rapimento e intento, infine, a ricostruire, attraverso una lettera rinvenuta per caso, una vicenda personale fatta di speranze e di inganni. E al termine di questo viaggio, incontreremo colei che, a suo modo, ha raccolto il testimone dal giudice Petri, il commissario Grazia Bruni, costretta a confrontarsi con un dilemma etico nell’ambito di un caso che vedrà contrapporsi il suo rigore professionale e la sua umanità.

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Questa settimana. complici le innumerevoli offerte di Kobo, ho letto tre libri. Due ve li risparmio. Li ho presi per curiosità, due autori per la prima volta con una grande CE, e non vorrei sconsigliare.
Questo, invece, ve lo raccomando. Si tratta di una piacevolissima raccolta di racconti, che ha come protagonista l’ex giudice Petri. Storie scritte con una semplicità e una chiarezza disarmanti, che tanto avrei voluto possedere.

GRAZIA MARIA FRANCESE CONSIGLIA “IL LIBRO DEI LIBRI BUGIARDI – L’AVVENTURA MILLENARIA DEI FALSI LETTERARI”, DI MELISSA KATSOULIS.

Mark Twain scrisse mirabolanti – e inventati – articoli di cronaca nera per raggiungere i vertici del giornalismo e conquistare la stima della madre. Romain Gary, nel pieno del proprio successo, decise di spacciarsi per un giovane medico algerino pur di mettere a tacere la critica che lo aveva giudicato ormai finito, e vinse cosi per la seconda volta il premio Goncourt. Sono solo due casi tra gli innumerevoli falsari che dall’antica Grecia a oggi hanno inventato, attribuito o manomesso di tutto: carteggi perduti tra grandi del passato, autobiografie di nativi americani, in folio shakespeariani, vangeli apocrifi, traumatiche esperienze in campi di concentramento e blasonate correnti poetiche. Non c’è truffa letteraria troppo ardita per chi cerca il denaro, la fama o anche solo la soddisfazione di una goliardata ben riuscita – come nel caso del commentatore radiofonico Jean Shepherd che sparse la voce di un inesistente romanzo storico, fino a renderlo il libro più dibattuto di tutta New York. E c’è stato chi, nel tentativo di parodiare e mettere in ridicolo le tendenze poetiche alla moda, ha scritto involontariamente il proprio capolavoro. In questa storia universale della truffa letteraria, Melissa Katsoulis ripercorre frodi eclatanti e raffinati inganni, dalle più celebri come la Donazione di Costantino, i diari di Hitler e i Canti di Ossian, fino alla tragica biografia di un pittore morto suicida senza mai essere venuto al mondo.

Il libro lo trovate solo nell’usato.

L’ho appena acquistato, ma promette bene.
“Non c’è truffa letteraria troppo ardita per chi cerca il denaro, la fama o anche soltanto la soddisfazione di una goliardata ben riuscita”.
Tempo fa avevo pensato di scriverla io, una cosa del genere. Mi hanno preceduta, vabbé, me ne farò una ragione.

SONIA MORGANTI CONSIGLIA “VARDØ DOPO LA TEMPESTA”, DI KIRAN MILLWOOD HARGRAVE.

1617, Norvegia nordorientale. In una funesta vigilia di Natale, il mare a Vardø si è improvvisamente sollevato e una folgore livida ha sferzato il cielo. Quando la tempesta si è acquietata in uno schiocco di dita, così com’era arrivata, le donne si sono raccolte a riva per scrutare l’orizzonte. Degli uomini usciti in barca non vi era, però, nessun segno. Quaranta pescatori, dispersi nelle gelide acque del Mare di Barents. Alla ventenne Maren Magnusdatter, che ha perso il padre e il fratello nella burrasca, e a tutte le donne di Vardø non resta dunque che un solo compito: mettere a tacere il dolore e cercare di sopravvivere. Quando l’inverno allenta la presa e le provviste di cibo sono quasi esaurite nelle dispense, le donne non si perdono d’animo: rimettono le barche in mare, riprendono la pesca, tagliano la legna, coltivano i campi, conciano le pelli. Spinte dalla necessità, scoprono che la loro unità può generare ciò che serve per continuare a vivere. L’equilibrio faticosamente conquistato è destinato, però, a dissolversi il giorno in cui a Vardø mette piede il sovrintendente Absalom Cornet, un fosco e ambiguo personaggio distintosi, in passato, per aver mandato al rogo diverse donne accusate di stregoneria. Absalom è accompagnato dalla giovane moglie norvegese, Ursa, inesperta della vita e terrorizzata dai modi sbrigativi e autoritari del marito. A Vardø, però, Ursa scorge qualcosa che non ha mai visto prima: donne indipendenti. Absalom, al contrario, vede solo una terra sventurata, abitata dal Maligno. Un luogo ai margini della civiltà, dove la popolazione barbara dei lapponi si mescola liberamente con i bianchi e dove una comunità di sole donne pretende di vivere secondo regole proprie.

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L’ho finito di leggere ieri pomeriggio, in treno. E non posso che consigliarlo mentre mi trovo accampata su un riquadro di spiaggia libera, lambito da un mare gentile: “Vardø dopo la tempesta”.
Iniziamo dalla scrittura, scarna e raffinata, a disposizione di una narrazione che ti graffia dentro.

Amo le ambientazioni scandinave, ma questa storia, quella di Vardø, le declina sulla durezza del freddo e della vita, sulla claustrofobia delle lunghe notti e delle distanze indicibili.
Specie nel XVII secolo, con un fanatico inquisitore scozzese giunto in un’isola di pescatori, dopo che 40 di loro sono affogati in una tempesta talmente violenta e imprevista da entrare nelle cronache di tutta l’Europa del nord.
Le donne, rimaste sole, si sono organizzate per sopravvivere. Ognuna a modo proprio fa i conti con il dolore. Chi calza i pantaloni, chi cerca un capro espiatorio…
Gli inquisitori sono il braccio perverso (lo zio Sigmund ne avrebbe avuto di lavoro!) di un potere politico che anela all’unificazione culturale per motivi ben poco spirituali.
È una storia di caccia alle streghe, è vero.
Ma è anche una testimonianza degli effetti nefasti del dolore, del lutto che cerca ferocemente un responsabile nell’altro.
È una storia di diversità: ci sono una donna sami, una ragazza malata, un piccolo che si intuisce avere qualche problema.
Ma anche di coraggio, di lacerazione e ricongiunzione, di indipendenza e fierezza, infine di amore, che sboccia dove e come non ti aspetti, persino tra i fiordi di Vardø, scorticati dal vento.
Nessuna indulgenza narrativa, nessuna pietà e nessuna finzione, solo scarna e cruda meraviglia.
Il libro giusto al momento giusto.
Da leggere con calma.

Le Pagine-Autore di…

Macrina Mirti

Grazia Maria Francese

Sonia Morganti