New York, 1936. Sulla Quattordicesima Strada, nel cuore della comunità spagnola della Grande Mela, viene inaugurato il piccolo ristorante El Capitán. La morte accidentale del proprietario, Emilio Arenas, costringe le sue tre figlie ventenni a lasciare la Spagna per prendere le redini dell’azienda di famiglia. Catapultate nella nuova realtà americana, le indomite ragazze saranno costrette a combattere per riuscire a integrarsi in una terra straniera piena di contraddizioni: inizia così l’avventura di Victoria, Mona e Luz Arenas, giovani coraggiose, determinate a farsi strada tra grattacieli, compatrioti, avversità e amori, spinte dal desiderio di trasformare in realtà il sogno di una vita migliore.
Vero e proprio fenomeno editoriale in Spagna, questo romanzo conferma lo straordinario talento di María Dueñas: Le figlie del Capitano racconta la storia meravigliosa di tre giovani ragazze costrette ad attraversare un oceano per trovare la propria strada. Un omaggio indimenticabile a tutti coloro che hanno dovuto abbandonare la propria terra alla ricerca di un futuro migliore e al coraggio di quelle donne che non si arrendono mai.
TITOLO: Le figlie del capitano.
AUTRICE: Maria Dueñas.
GENERE: Narrativa contemporanea.
EDITORE: Mondadori.
PREZZO: euro 11,99 (eBook); euro 20,90 (cartaceo, copertina rigida).
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Questo è il secondo libro di Maria Dueňas che ho avuto occasione di leggere e continuo ad ammirare la capacità narrativa di questa autrice, malgrado abbia notato la sua tendenza a costruire storie che partono sempre con un po’ di lentezza. Resistere all’inevitabile sonnolenza è uno sforzo che comunque viene premiato poiché, quando la storia decolla, non ti lascia più.
Questo romanzo, in particolare, ha un’altra peculiarità: l’assoluta antipatia che le tre protagoniste suscitano in chi legge, almeno nei primi capitoli.
La quarta di copertina, piuttosto inesatta, parla di tre ragazze spagnole che, negli anni ’30, partono per New York dove il padre è appena morto lasciando un ristorante in eredità. Be’, non è proprio così. Le tre sorelle Arenas, assieme alla madre, ci arrivano molto prima in America, poiché il padre ha voluto avere accanto a sé la famiglia nel momento in cui ha deciso di aprire un’attività. Ma le tre ragazze sono assolutamente ostili a quella realtà.
Loro vogliono una cosa sola: tornare a casa.
Questo rifiuto a oltranza di tutto ciò che le circonda le rende una specie di creatura a tre teste, senza alcuna personalità, se non nell’intento unanime di far pesare in tutti i modi la loro decisione. Sono arroganti con tutti, non fanno amicizia con nessuno, si rifiutano di imparare l’inglese e passerebbero le giornate a non far nulla se il padre non le costringesse a dare una mano nel ristorante, minacciando di lasciarle morire di fame.
Solo nel momento in cui rimangono sole, povere e ignoranti, capiscono che è il caso di “darsi una mossa”, come si suol dire. Commetteranno errori, affronteranno problemi, incontreranno uomini e vivranno una stagione di precarietà e sofferenze ma, finalmente, diventeranno delle persone, ognuna protesa a vivere la propria individualità, ma sempre indivisibili.
In tutto questo l’autrice ci mostra la vita, le usanze, i timori, le idee e i fremiti politici della comunità spagnola che viveva a New York negli anni ’30. La vastità della storia ci permette di scoprire la mentalità profondamente maschilista, diffusa non solo dagli uomini ma anche dalle donne, e gli atteggiamenti di chiusura verso tutto ciò che era considerato estraneo al loro mondo.
Mona, Victoria e Luz respirano tutto questo, subiscono soprusi e violenze, ma imparano a combattere. L’occhio attento della narratrice ci mostra ogni loro debolezza, ogni vampata d’orgoglio, ogni caduta. Anime imperfette che affrontano la vita d’istinto, spesso ribellandosi alle convenzioni, altre volte brancolando a caso in un mondo al quale sono estranee.
Assieme a loro, l’autrice mette in campo comprimari che lasciano il segno: figure femminili forti e rivoluzionarie oppure bigotte e inamovibili, uomini innamorati, maschi violenti e senza scrupoli, amici fedeli, nobili decaduti.
Alla fine della lettura, siamo consapevoli di non aver assistito solo a un breve periodo della giovinezza delle sorelle Arenas, ma anche di aver viaggiato nel mondo che volevano rifiutare e che, alla fine, diventa l’unico mondo in cui vogliono vivere.
Quattro stelline.
Copia acquistata.
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