«La montagna, piú che un luogo geografico, è un’esperienza: quella di un mondo potente nella sua resistenza a certe pazze vertigini della modernità, ma assolutamente marginale». E proprio come la montagna sono marginali e potenti le figure che l’hanno abitata, e che abitano questo libro. Sono le donne lupo, capaci di «affrontare a viso aperto il grave del mondo». Sono balenghe, diverse, eccentriche, «tutte falciate dalla stessa sentenza di emarginazione, servite alla comunità per mettere in scena sempre lo stesso canovaccio». Eppure, forse proprio per questo, cariche di un’oscura forza leggendaria.
Una ricercatrice s’inoltra per le valli piemontesi facendo interviste con il suo registratore. Le hanno parlato di una donna, la Fenísia, che vive isolata nel Paese Piccolo, vicino al vecchio cimitero: è lei la memoria di quei posti.
È nata nel novembre del 1928, non ha mai vissuto altrove e «il lavoro della sua famiglia è sempre stato quello del sotterramorti ». Comincia cosí il rapporto tra la scrittrice e l’anziana donna e, scabro e incalzante, si dipana il racconto di una vita da cui emergono figure femminili impossibili da dimenticare: la madre Ghitín, la nonna Malvina, la bionda cugina Grisa, «un bisquí di settebellezze», rinchiusa in manicomio per aver osato ribellarsi a un padre violento.
«Agli uomini il sudore e alle donne il dolore», la vita in valle è sempre stata durissima, specie per chi ha la sfortuna di nascere femmina.
Via via il ricordo produce un vortice di storie e un crudo sentimento di rabbia; vicende atroci vissute da ragazze e donne di ogni età, come quelle delle «balenghe », sotterrate nel prato che Fenìsia vede dalla sua cucina… una folla di fantasmi di cui può immaginare perfino l’aspetto, e a cui sente di appartenere.
Perché anche lei custodisce un segreto, e ha una convinzione: esiste «un puntino che è il posto della piú grande lucidità e della piú grande intimità con sé: lí dentro, ciascuno sa per scienza infusa, nella lingua dei segreti e dei sussurri, che la vendetta è la cosa più saggia».
TITOLO: La valle delle donne lupo.
AUTRICE: Laura Pariani.
GENERE: Narrativa contemporanea.
EDITORE: Einaudi.
Prezzo: euro 9,99 (eBook); euro 18,52 (copertina rigida).
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‘La valle delle donne lupo’ non l’ho letto, ma ascoltato. Mi è piaciuto, mi ha commosso, mi ha fatto arrabbiare, mi ha incuriosito. Non è una storia moderna ma non è una storia antica. È la storia di come convenzioni e tradizioni che definirei medievali possano continuare a resistere al passaggio del tempo. Raccontata perlopiù da Fenisia, montagnina, che tra tanti racconti in realtà narra della cosiddetta devianza femminile, il cui vero nome è donna. Perché ci sono luoghi e tempi in cui basta essere donna per essere considerata deviante. E allora ecco la mano correttrice del padre, del marito, della società nella figura di istituti religiosi o psichiatrici. A meno che non impari a tacere, stare calma, non protestare. E chi non ci riesce, oltre all’ostracismo in vita, subisce il bando perfino dopo morta: la sepoltura nel prato delle balenghe, esclusa dalla terra benedetta.
Un romanzo che mi ha più volte fatto esclamare: Che bellezza, che i figli non siano più costretti a rispettare i genitori! Che bellezza che non siamo più costrette a piegare la testa davanti alla chiesa! Che bellezza questa selvaggia libertà che possiamo scegliere, se vogliamo, alla faccia dei moralisti che rimpiangono i bei tempi passati, quando si rispettava questo e quello…
Insomma, un romanzo che ha risvegliato una mia vena anarchica un po’ addormentata.
Molto apprezzato anche l’uso dei termini dialettali, per me così estranei da sembrare una lingua straniera.
E noi vi consigliamo “Una moglie in regalo”, di Roberta Ciuffi.
La prima volta che Maddalena vede Libero, pensa che lui sia un orco. Un uomo grande e grosso, dai capelli ricci e un orecchino al lobo sinistro. Un fabbro girovago, un mezzo zingaro che vive su un carro coperto. Ma Maddalena è già passata dalle mani di un vero orco, che l’ha fatta precipitare dalla sua condizione di figlia vezzeggiata di una famiglia a ricca a quella di ragazza perduta, abbandonata dai suoi stessi genitori. E conosce la differenza. E, nonostante il suo rifiuto di una vita subalterna per cui prova solo disprezzo e la sua feroce ambizione di tornare a essere quel che era, non può fare a meno di provare qualcosa per quell’uomo saldo come una roccia, che l’ha sottratta a una condizione degradata. Prima di riuscire nel suo intento e tornare tra quella che considera la sua gente, dovrà subire molti colpi e molti fallimenti. E anche quando riuscirà, scoprirà che quel successo le costerebbe più di quanto sia disposta a pagare: le costerebbe il suo cuore.
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