Simonetta Caminiti (QUI il suo blog) è una giornalista freelance e scrittrice. Vive a Roma dal 2002, lavora come articolista di cronaca, cultura e costume (oltre mille servizi prodotti) per testate nazionali quali Il Giornale (per il quale ha svolto servizi di cultura anche come inviata all’estero, e un periodo alle cronache nella redazione milanese); Style, F e Natural Style (Cairo Editore), Linkiesta, ‘O Magazine. Collabora occasionalmente con periodici femminili di Mondadori Editore (Donna Moderna e Tu Style tra tutti). Come giornalista, ha scritto di cinema per Best Movie e Teatro contemporaneo e cinema (rivista accademica fondata da Mario Verdone). Ha inoltre pubblicato racconti e servizi di cronaca sul Corriere della Sera online.
Laureata in lingue e culture straniere, da sempre cultrice del doppiaggio italiano, è coautrice del volume Senti chi parla – le 101 frasi più famose del cinema (e chi le ha pronunciate veramente – Anniversary Books) presentato alla 74a Mostra internazionale del cinema di Venezia, e protagonista di una rassegna di eventi alla settimana della lingua italiana nel mondo, presso università di Los Angeles, Houston, Las Vegas (ottobre 2018). È anche autrice di un romanzo, Gli arpeggi delle mammole (tradotto in inglese, in francese e adattato a graphic novel col titolo Diana, 1999, disegnato da Letizia Cadonici per La Ruota Editore) e e due raccolte di racconti editi da Lettere Animate.
Come traduttrice e adattatrice, ha svolto un tirocinio al lavoro sugli script di serie televisive statunitensi tra il 2010 e il 2011, ha tradotto dall’inglese una rubrica di costume e società realizzata a New York per la rivista Inscena Magazine. Nel 2018, ha proposto traduzioni personali di alcune liriche di Emily Dickinson nel suo volume Specie meno note di sirene.
Ha collaborato con tv private e, sempre in video, con la web-tv de Il Giornale.
L’abbiamo intervistata in occasione dell’uscita del romanzo “Il bacio” per Words Edizioni.
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Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Mi occupo prevalentemente – ma non solo – di narrativa. Sono sempre stata un’appassionata di storie, di vita vissuta, di dilatazione dell’istante e adoro descrivere mondi che solo dentro di me avevano vita.
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Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Quaderno o notes e una penna (che non funziona mai) sempre a portata di mano; ma anche un piccolo registratore al quale confido oralmente un sacco di idee. E poi, il mio computer. Guai a chi lo tocca!
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C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
Certamente. Il primo pomeriggio, e la tardissima serata.
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Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Quando scrivo provo una sensazione simile a quella di nuotare in acque limpide ma freddine. C’è la fatica, ma prevale la dolcissima vitalità che scorre dentro mentre sto “producendo”, creando, sistemando il testo.
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Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Assolutamente navigo a vista. Sempre fatto così. È ovvio che moltissimi appunti riposano nei quaderni e nei file “satellitari” attorno al corpus che sto componendo; ma scrivo navigando a vista anche per… non avere l’impressione di esaurire, con un eccesso di pianificazione, la mia voglia di stropicciare, mutare ciò che ho solo nella mente: evolvere assieme a “lui”.
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Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Mi sono imposta di non lasciar passare un giorno (dal lunedì al venerdì, e poi la domenica pomeriggio) senza aver scritto qualche pagina del progetto cui sto lavorando. Se non sono particolarmente ispirata… basterà che io lo racconti a me stessa in quel documento word, in quello specifico quaderno e così via: ma ogni giorno, ogni singolo giorno, io devo dialogare con la mia “creatura”.
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Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto?
Direi proprio di no. “Sempre” proprio no: anzi! Ma quando amo a distanza di tempo quello che ho scritto, allora penso di essere sufficientemente lucida e lo difendo in cuor mio, come se si trattasse di un figlioletto…
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Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
Tutti e molto spesso. E ogni volta scopro qualcosa di differente, come se non fossero libri miei…
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C’è qualcosa di autobiografico nel suoi libri?
Non in tutti. Ne “Il Bacio” decisamente sì. C’è una protagonista che somiglia molto a chi ero io a alla sua età, un ambiente familiare vagamente simile (però il padre di Diana è il “grande assente”: il mio invece era la “roccia” e l’interlocutore principale del mio quotidiano). C’è perfino, in questo romanzo intriso del mio “rimuginare”, la passione che avevo all’epoca per gli uomini… altissimi. Ho sorriso rileggendolo qualche giorno fa. Mi sono detta: “Accidenti… ma qui sono tutti dei giganti!”. Ero circondata, in effetti, da ragazzi di alta statura e ho “fotografato” la mia giovinezza in particolari che nemmeno ricordavo più. Se dovessi raccontare quanto di più profondo c’è di me e della mia vita ne “Il Bacio”, però, occorrerebbe troppo tempo, e forse tradirei sacrosanti piccoli segreti che è bellissimo ritrovare, tra me e me, nelle pagine di quel libro.
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Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è una lettrice assidua? Legge tanto? Quanti libri all’anno?
Leggo almeno tre libri al mese. Concordo: nessuno scrittore può pensare di dedicarsi alla produzione di novità (può essere un “autore” ovvero “qualcuno che aggiunge qualcosa” rispetto a prima) se non conosce molto bene le acque in cui naviga.
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Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
Sono stata tra i finalisti di un premio nel Napoletano quando ero molto giovane (neanche più ricordo quale fosse), poi basta. Ho ricevuto riconoscimenti per un mio racconto e per il mio primo romanzo, ma non partecipando a concorsi. Purtroppo non posso dire la mia su dimensioni che non conosco ancora.
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A cosa sta lavorando ultimamente?
Soprattutto a un romanzo. E poi ad altri quattro (due sono sceneggiature per graphic novel, però). Sto lavorando per la mia casa editrice appena nata, per un progetto a quattro mani con una collega giornalista… e per la promozione de “Il Bacio”: opera che sarà sempre la più amata, la più vicina al mio cuore.
Il terzo millennio sta per arrivare. Scalcia pieno di aspettative anche alla porta di Diana, diciassettenne a Roma nel 1999. Diana, che vede nel suo riflesso allo specchio la Eleanor Rigby dei Beatles, confida i suoi segreti a una bizzarra suora laica e, perfino nella sua scarsa vita sociale in parrocchia, soffre l’ombra della sua sorella adottiva: Khady, metà senegalese, metà francese, troppo bella e troppo dolce per essere vera.
A vent’anni dal Duemila, Il Bacio è la storia di un primo amore decisamente fuori dagli schemi. Una storia quasi futurista di integrazione e conflitto, crescita, scoperta e incantesimo dell’attesa.
Il bacio, di Simonetta Caminiti, Words Edizioni.
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