1333. Edoardo III è in guerra con la Scozia. Il diciannovenne Sir Harry de Lyon desidera mettersi alla prova e coglie al volo l’occasione quando un potente barone inglese, William Montagu, lo invita a partecipare a una missione segreta con una dozzina di cavalieri d’élite. Cavalcano verso nord, fino a una fortezza scozzese in rovina, catturando il ragazzo ferino e mezzo affamato che vi si trova e mettendo a ferro e fuoco gli altri abitanti.
Ma nessuno sa perché il fiore all’occhiello della cavalleria inglese si sia intrufolato oltre il confine per catturare un adolescente selvaggio e sporco. Montagu affida il ragazzo a Harry come suo scudiero, con due sole regole: non farlo scappare e convertirlo alla causa inglese.
All’inizio non c’è speranza. Il ragazzo scozzese è scontroso e violento e mangia tutto ciò che non è inchiodato. Poi Harry comincia a notare alcune cose: che, oltre al gaelico, il ragazzo parla un francese impeccabile, con un accento molto diverso da quello normanno di Harry. Che sa anche leggere il latino. E quando Harry finalmente convince il ragazzo – Iain mac Maíl Coluim – a tagliare la sua sudicia cortina di capelli, il volto che ne emerge è la cosa più bella che Harry abbia mai visto.
Con Iain come scudiero, Harry vince un torneo dopo l’altro e diventa il favorito del re. Ma sotto lo sfarzo si celano due segreti: la crescente passione di Harry e Iain l’uno per l’altro e la misteriosa eredità di Iain. Mentre l’Inghilterra si lancia di nuovo verso la guerra, questi segreti distruggeranno tutto ciò che Harry ha di più caro.
Titolo: The Scottish Boy.
Autore: Alex De Campi.
Genere: Romance storico. Romance male to male.
Editore: Triskell Edizioni.
Prezzo: euro 5,99 (eBook); euro 17,10 (copertina flessibile).
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Prima di tutto, per affrontare questo romanzo ho dovuto darmi il tempo di assorbire l’impatto con il tipo di narrazione, che è al presente, cosa che mi infastidisce molto. I primi capitoli sono stati piuttosto faticosi ma, una volta che la storia prende avvio e si fa avvincente, ci si può godere la vicenda.
Il punto di vista è sempre quello di Harry, cavaliere appartenente alla piccola nobiltà inglese del 1300. Ha 19 anni, è un idealista, orgogliosamente cresciuto da un anziano nobile nell’adorazione di concetti come onore, lealtà, cavalleria. Nel momento in cui si trova a dover fare da carceriere al ragazzo selvaggio, catturato in Scozia durante una spedizione che ha ben poco a che fare con l’onore, Harry comincia a crescere. È un giovane lord di campagna che cerca di affrontare meglio che può le difficoltà del suo ruolo. Prendersi cura delle persone che lavorano per lui, preoccuparsi dei raccolti, dell’organizzazione del lavoro, dell’amministrazione della tenuta, arrangiandosi con i soldi che non sono mai abbastanza.
Gli ideali che ha sempre creduto irrinunciabili sono totalmente ignorati da coloro che lo circondano, quelle stesse persone nella cui cerchia ambiva a entrare. È questo uno degli aspetti che ci coinvolgono nella storia. I valori morali sembrano non contare nulla nel gioco del potere. Chi è stato allevato nella venerazione per tutto ciò che ha creato il mito della cavalleria è costretto a fare i conti con la realtà. I corrotti spadroneggiano, gli assassini impongono le loro regole, i criminali sono sempre un passo avanti rispetto a chi agisce correttamente. Diventare adulti significa anche imparare a difendersi, accettare compromessi, giocare con l’infamia cercando di sopravvivere.
E poi c’è Iain, il ragazzo selvaggio, ma stranamente colto, che cerca in tutti i modi di fuggire. Non conosciamo i pensieri di Iain, anche perché solo a metà romanzo scopriamo la sua identità, ma impariamo a conoscerlo attraverso le sue azioni. Feroce, determinato, uno che non prende mai in considerazione la resa e fa soltanto ciò che lui ha deciso. Indomabile.
Anche lui dovrà evolversi, capire l’importanza della strategia, tenere a bada i propri istinti in nome di una visione a lungo termine.
La passione, e poi l’amore, tra lui e Harry è la consolazione che entrambi meritano, seppure vissuta tra i molti pericoli di un’epoca in cui si veniva condannati a morte per sodomia. Un sentimento assoluto e devastante che porterà gioie, ma anche immense sofferenze.
È lungo il cammino di Harry e Iain, pieno di alti e bassi, di equivoci e intrighi, di passione e gelosia, di silenzi e disperazione. Una storia toccante, che ci mostra due uomini dal carattere totalmente diverso, che reagiscono al dolore in maniera molto differente. Il dolore è un altro grande protagonista di questo romanzo. Un abisso che può inghiottire, un inferno nel quale sopravvivere sperando nel futuro. Ognuno dei due rischia di annientarsi nel vivere la sofferenza, poiché soltanto la presenza dell’altro può farlo sentire completo.
In tutto questo si fa strada il personaggio di Alys, nobile ereditiera che potrebbe fare la fortuna di Harry. Una figura femminile che ci conquista a poco a poco grazie alla sua determinazione nel volersi procurare un’esistenza consona alle sue esigenze.
Due ragazzi che s’incontrano e crescono insieme, tra omicidi e tradimenti, cercando di sopravvivere al potere che gioca con le loro vite. Alex de Campi dimostra di saper governare bene una storia di intrighi politici all’interno di un contesto storico con basi realistiche e di saper tratteggiare con abilità due protagonisti pieni di sfaccettature, seppure usando un solo punto di vista. Detto questo, sono convinta che l’uso della narrazione al presente non aggiunga nulla al pathos della storia.
Quattro stelline.
Copia fornita dalla CE.
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