Ashes of love
China Drama, in costume, storico, fantasy.
60 episodi, uno più bello dell’altro.
Cominciamo.
Di cosa parla? In maniera riduttiva rispondo: “di un amore che valica immortalità, intrighi e destino”. In maniera estesa aggiungo: “di mitologia cinese, di filosofia orientale, di fato e natura umana”.
Jin Mi (Yan Zi), figlia della dea dei fiori, cresce convinta di essere un semplice folletto dell’uva. Appena nata, infatti, la dea è morta lasciandola orfana (non si saprà chi sia il padre fino a metà serie). Non solo. Avendo sofferto per amore ed essendo stata condannata a morte proprio a causa di questo, la dea le ha fatto ingerire una pillola che inibirà la capacità di Jin Mi di innamorarsi per almeno diecimila anni. Il timore del genitore, infatti, è che il destino possa distruggere il cuore di sua figlia proprio come è accaduto a lei. Ciò che però la divinità non ha messo in conto è il destino. Una volta scritto non esiste nulla, neanche le nefandezze dei due imperatori celesti, in grado di deviarne il corso. E il Dio del fuoco (Deng Lun) ha nel cuore solo gli occhi della ragazza che lo ha stregato per l’eternità.
E che Dio del fuoco, porca miseria!
Ok, sto divagando… continuo! Dicevamo… il folletto Jin Mi vive tranquilla e spensierata nel regno dei fiori, del tutto ignara dei suoi natali, del suo ruolo nel mondo immortale e di tutto ciò che riguarda l’amore. Con la maturità di una tredicenne, vive una vita spensierata tra coltivazioni di anni spirituali e amicizie. Però un giorno piomba nel regno una fenice infuocata, appena nata dalle proprie ceneri, sfuggita per un soffio a un tentativo di omicidio e in fuga dal regno dei nove cieli. Si tratta di Zu Feng, figlio dell’imperatore celeste Dio del fuoco, strafigo da paura. Ovviamente la nostra Jin Mi di queste quisquilie se ne frega, lei ha la pillola che le impedisce anche solo di sbavare per un muscolo in mostra. E Zu Feng ne ha abbastanza di muscoli, è il dio della guerra, perdindirindina.
Divago. Sì, divago.
Ok, per farla breve: senza neanche rendersi conto di come, Jin Mi uscirà fuori di nascosto dal regno dei fiori, entrerà a corte, farà innamorare Zu Feng di un amore indissolubile e puro, ma attirerà anche l’odio delle sue rivali e la sete di potere del fratellastro di Zu Feng, il Dio della Notte (Luo Yun Xi). E si innamorerà senza saperlo. Distruggendo la pillola, che però a tradimento verrà rimessa al proprio posto proprio quando…
E qui devo fermarmi. A malincuore.
Allora, credetemi, potrei davvero parlare di questo drama per decenni senza mai stancarmi, così come potrei riguardare le puntate una dopo l’altra senza mai annoiarmi (ehm… lo sto facendo). Una delle più belle serie che abbia mai visto, con effetti speciali che mi hanno lasciata francamente stupita, una colonna sonora fantastica (tanto da meritare la suoneria del mio telefono… e vi lascio immaginare le scene di quando parte e la gente si gira a guardarmi incredula) e attori davvero superlativi.
Se Yang Zi si rivela essere un’attrice formidabile e una cantante estremamente dotata, Deng Lun è altrettanto superlativo, dotato di una voce roca e profonda in grado di rimescolare il cuore e le ossa del tuo vicino. Ma la vera star, anche se a malincuore (perché il personaggio che interpreta è uno tra i più subdoli mai visti) è Luo Yin Xi. Il Dio della Notte ha una caratterizzazione a dir poco perfetta, dai momenti di agonia a quelli di pazza ferocia. Mentre per il Dio del fuoco c’è sempre quell’aura di incorruttibile bontà e onestà che ne determina la positività estrema, per il Dio della notte il giudizio resta sospeso fino alla fine. Perché incarna l’essere umano, la sua debolezza, la sete di potere che si contorce e si ribella a se stessa, disgustando anche chi la prova e la porta avanti come vessillo. È un immortale algido, ma un mortale comune, che veste le proprie ambizioni cieche con leggi e regole, che arriva a sporcarsi fino a diventare nefando, pur di ostentare una purezza che non gli si confà.
Altro personaggio riuscitissimo è quello dell’imperatrice celeste (Kathy Chow): una maledetta fino al midollo, che non riesce a redimersi neanche quando sembra aver capito parte del suo destino oscuro. Piccolo pettegolezzo (per provare che i pazzi stanno pure in Cina): su Weibo, una sorta di Facebook made in China, l’attrice è stata costretta a chiudere il proprio account a seguito dei commenti dei fan. Era talmente brava che gli spettatori l’hanno praticamente confusa per il personaggio che ha interpretato… minacciandola!
In ogni caso, non mancano i momenti comici, specialmente quando entrano in gioco l’Immortale della luna (Xia Zhiyuan) e Lord Puchi (Liao Jingfeng): immensi, divertentissimi e insostituibili. È anche grazie a loro se la storia d’amore tra Jin Mi e Zu Feng può trionfare.
Alla fine, però. Molto alla fine. Insomma, dopo aver sofferto le pene dell’inferno.
Come ho detto, potrei parlare di questa serie per ore, perché ci sono centinaia di cose da dire, dalla mitologia al romanticismo, dalla differenza tra culture alla filosofia orientale basata sull’equilibrio del tao (yin e yang).
Momenti romantici: da incorniciare, riguardare e imparare a memoria perfino in lingua originale.
Nota debole: i baci, come al solito, e questa colpa per colpa dell’attore e non dell’attrice, che osa molto molto di più.
Voto: molto più di cinque stelle.
La Pagina-Autore di Federica D’Ascani
Condivido la tua opinione su questo drama, certo sono meno entusiasta perchè lo sto vedendo adesso e nonostante comprendo che sia stato un capolavoro per fotografia, scenografia, effetti speciali nel 2018, ora ci sono dei lavori di tutto rispetto che riescono a competere. Condivido la tua opinione sul Dio della notte, è indiscutibilmente la star di tutto il dramma per capacità espressive e per l’intensità che ha saputo dare al personaggio. Deng Lung, sicuramente più affascinante, ahimé non regge lil confronto, stessa cosa per l’attrice protagonista, che è stata resa stupida nei primi 16 episodi (spensierata non significa noncurante e completamente alienata dalla comprensione ) e durante tutto il drama non spicca per intraprendenza , delegando un po’ ai personaggi maschili quella che sarà la sua sorte (tranne negli ultimi 15 episodi). C’è una differenza tra i due cattivi, mentre la compianta Kathy Chow è un personaggio malevolo e nefasto, anche se spiega verso il finale (senza giustificazione) la sua efferatezza, facendo trasparire dell’umanità, il Dio della Notte riesce a tracciare un’evoluzione che spiega ogni sua deformazione e perversione futura attraverso la solitudine, la privazione affettiva, l’assenza di ogni riconoscimento, le briciole , gli scarti che gli hanno lasciato, determinando un personaggio negativo ma la cui negatività può essere compresa, ed è reazione, non cinismo vuoto. In questo sta il suo talento e il suo essere una spanna sopra gli altri.
Quello che non mi ha convinto è stata la storia d’amore: un drama complesso dove si intrecciano molte storie ( che non possono essere secondarie dato il tempo concesso loro) , e i personaggi principali, a parte poche scene degne di nota (anche 2 minuti ogni 5 episodi, davvero poco) non mi hanno catturato. Mi ha preso più la serie in generale con l’intreccio degli intrighi che la loro storia che di amore ha davvero poco. Lui si innamora di lei sembra per estetica, perché all’inizio lei non fa e dice davvero nulla che possa giustificare questo interesse, tanto da essere scambiato per ossessione, poi nel regno mortale affronteranno delle prove che daranno una base a questo sentimento. Notevole che ci sia una scena di passione bellissima, molto sfumata, che ricorda un po’ l’Eden, e questa scena, da sola, vale la visione delle 60 puntate ma poi d’amore c’è poco. C’è un lui che appunto non si capisce perché sia così coinvolto, almeno al principio, poi momenti di avvicinamento e distacco che non sanno completamente gestire . Ciò che intendo dire è che se provi quest’amore folle cerchi in ogni modo di ricongiungerti con la tua amata/o , anche in modi poco ortodossi (si parla di fantasy, magie quindi cambi di identità e incantesimi, teletrasporti sono fattibili). In questo mi sono sembrati poco credibili. Per il Dio della notte stesso discorso, si innamora perché per la prima volta non si sente giudicato ma accettato e compreso ma poi non c’è il collante in termini di esperienze che giustifichi questo accanimento per lei, sembra diventi semplicemente un impuntarsi sul “stavolta non cedo”, più che un “mi sono innamorato davvero”. Un campione di strategia , tale da determinare dopo un paio di mosse come finirà una partita a scacchi, che non prova nemmeno a conquistare il cuore della sua amata , soffrendo mentre voyeuristicamente la guarda con l’altro. Uno spettatore passivo, che assiste ad un amore che nasce senza competere o quanto meno provarci. Il tutto mi è sembrato poco plausibile e per questo la serie manca del LOVE che addirittura dà il titolo all’opera. Consiglio la visione sì, ma non di certo per la storia d’amore che hanno rappresentato. Molto meglio l’amore tra il diavolo e la fata, nonostante la trama sia molto più interessante e avvincente in questo lavoro, quella la supera per intensità , tenerezza e momenti di confronto, dialogo e crescita tra i personaggi. L’amore l’ho visto più in quella serie , se posso dire.
Grazie per il commento, che trasmetterò a Federica.