Tre nobili fanciulle cagliaritane orfane di madre e figlie di un eroe rivoluzionario in esilio a Parigi sono lacerate dal dilemma se continuare ad amare il padre, contro il suo apparente abbandono e il tessuto sociale reazionario in cui evolvono, oppure imporsi di dimenticarlo sino a ignorarne le ultime volontà? La prima opzione, in accordo con il cuore, le condurrebbe alla perdita. La seconda, salvando le apparenze, garantirebbe loro onore e rispetto in una Sardegna monarchica e conservatrice. L’amore incondizionato di un padre, le conseguenze devastatrici della sua perdita, dopo un’infanzia minata dalla morte precoce della madre e la chiusura in monastero, accompagnano le vite di Speranza, Giuseppa e Maria Angela Angioy sopraffatte da un carico emotivo troppo pesante per le loro spalle. Attorno alle tre sorelle brulica un universo di personaggi realmente vissuti nel Settecento sardo, sullo sfondo dei progressi societari tipici del secolo dei Lumi che porrà le basi della Sardegna moderna. Le nobili sorelle Angioy è una storia vera di umanità fondata sulla famiglia, l’amore, la perdita, il dolore e il tradimento ma anche di forza, quella di tre ragazze al bivio la cui scelta di vita celerà una sofferenza interiore non indifferente. Una storia che evidenzia personaggi anche imperfetti, regole societarie schiaccianti e i contrasti quasi insolubili che condurranno le sorelle a una scelta delicata.

Titolo: Le nobili sorelle Angioy.
Autrice: Adriana Valenti Sabouret.
Genere: Romanzo storico.
Editore: Arkadia.
Prezzo: euro 17,10 (copertina flessibile).
Per acquistarlo: fate click QUI.

L’autrice da anni conduce una ricerca tra archivi pubblici, religiosi e privati, per ricostruire gli spostamenti e le vite degli esuli sardi in Francia all’epoca della cosiddetta Sarda Rivoluzione. Figura centrale della sua ricerca è ovviamente Giovanni Maria Angioy, l’Alter nos, il primo a tentare di dar voce alle istanze dei sardi piegati dalle richieste dei Savoia, in forma di tasse, gabelle e limitazioni di ogni genere, che ovviamente portavano all’impoverimento sempre maggiore e al poco sviluppo di ogni attività produttiva.
Lo ha seguito nelle sue peregrinazioni nel tentativo di farsi ascoltare dai Francesi, su cui contava per scrollarsi di dosso il giogo sabaudo, e nei suoi ultimi anni parigini, sempre più solo e malato, dimenticato se non rinnegato dai primi sostenitori.
Si è poi occupata degli altri rivoluzionari, ma si è resa conto che sulle figlie dell’Alter nos pesava il marchio di figlie degeneri, in quanto parrebbero aver rinnegato il padre, non rispettando neppure le sue ultime volontà espresse in un testamento, portato fino in Sardegna dalla donna che aveva ospitato e curato l’Angioy fino alla fine e si era occupata pure del suo funerale.
L’autrice ha quindi esplorato quanto rimasto delle vite delle tre sorelle Angioy, battesimi, lutti familiari, nozze e nascite di bimbi, notizie d’archivio, ricostruendo l’esistenza non proprio felice di tre fanciulle rimaste orfane di madre da bambine, con un padre impegnato in politica e una nonna autoritaria, prima in collegio e poi signorinette della buona società, giovani spose e mamme. Avendo trovato che una delle tre sceglie di battezzare un figlio maschio col nome del nonno, mai conosciuto e da cui, apparentemente, la stessa famiglia ha preso prudentemente le distanze in pubblico, è lecito pensare che, almeno nella stretta cerchia delle tre sorelle, il nome e l’affetto del padre siano rimasti nel loro cuore, a dispetto dell’apparente abbandono in nome dei Sardi.
Adriana Valenti Sabouret ci accompagna, con mano leggera e tanto rispetto, nel percorso delle tre ragazze, poi donne, in una Cagliari in chiaroscuro, sfolgorante e abbacinante di sole, umidità, vento e alberi; case che, come in un film di Bergman, passano dal sole che fa brillare le porcellane alla penombra, non solo del tramonto o delle tende ben chiuse, ma anche dei tormenti nell’anima inquieta delle nobili sorelle Angioy. Il passare delle stagioni, meteorologico e con i diversi frutti, accentua nella composizione dei quadretti familiari, dei tableaux vivants, una suggestione a tratti caravaggesca che ben si armonizza con le vite descritte dall’autrice, dove la pace quieta di giardini in fiore rasserena le persone (non me la sento di definirli personaggi), le rende verosimili e ce le fa seguire con affettuosa partecipazione durante anni storicamente difficili, uno per tutti, il famigerato Annu Doxi, il 1812 e l’epidemia di febbre gialla che falcidiò la città di Cagliari. L’accuratezza storica aggiunge preziosità alla ricostruzione, rendendo la lettura ricca di dettagli e nozioni sul periodo descritto.

Di Luciana Ortu Puddu vi segnaliamo il simpatico profilo Facebook. Dove trovate tante notizie sulla Sardegna. Fate click QUI e chiedetele di diventare amici.

Copertina creata con Canva. Immagini: disegno inviato dall’autrice della recensione + cover del libro recensito.