Luigi Pietro Romano (Gino) Marchitelli, nato a Milano nel 1959, ha lavorato per molti anni sulle piattaforme petrolifere Saipem per la ricerca del petrolio in mare come tecnico elettronico.
Da tempo è attivo nel campo delle energie rinnovabili  – fotovoltaico e nell’impiantistica elettrica industriale. Militante nella CGIL e in Democrazia Proletaria ha partecipato alle dure lotte dei lavoratori delle piattaforme petrolifere e alla stesura di un dossier parlamentare di denuncia che contribuì allo scoppio dello scandalo ENI sul finire degli anni ’80. Iscritto all’associazione Libera, componente del direttivo dell’associazione che unisce artisti, musicisti, cantanti e narratori per la difesa della memoria della Resistenza e contro le mafie Arci Ponti di Memoria.
Attualmente è vice presidente della sezione A.N.P.I. Gisella Floreanini di San Giuliano Milanese.
Due figli di 24 e 19 anni, vive in provincia di Milano e si rifugia appena può tra gli splendidi ulivi secolari e il mare cristallino di Carovigno nell’alto Salento Brindisino.
Scrive thriller-noir dal giugno 2012. È autore anche di romanzi di denuncia sociale.
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Domanda 1) La scheda anagrafica
Quando e dove nasce il tuo protagonista seriale? (titolo del primo romanzo e anno di pubblicazione)
Il mio protagonista, il commissario Lorenzi – che ha una co-protagonista molto importante, Cristina Petruzzi giornalista di Radio Popolare Milano – compare per la prima volta nel romanzo “Morte nel trullo” del 2012.
In quanti romanzi compare?
Fino ad oggi è stato protagonista di sei romanzi.

Domanda 2) La volontà dell’autore
Quando hai scritto il primo avevi già previsto che sarebbe ritornato in altri romanzi?
Avevo abbastanza in mente che il commissario Lorenzi sarebbe ritornato successivamente ma dato che non sapevo come sarebbe andato il primo romanzo presso il pubblico non avevo una certezza del futuro.
In caso affermativo avevi predisposto la conclusione del primo per tenerti “la porta aperta” e hai annotato informazioni per non cadere in contraddizione?
Ho concluso il primo romanzo con un finale aperto perché la storia che avevo creato del rapporto di lavoro e amore tra i due personaggi avrebbe avuto bisogno – in caso di nuova pubblicazione – di essere raccontato in modo sempre più profondo.

Domanda 3) Il personaggio e il tempo
Il tuo personaggio “invecchia”?
Il mio personaggio invecchia, ma direi forse un po’ più lentamente di quello che accade nella nostra vita perché una storia ben identificata in modo temporale potrebbe durare anche solo pochi giorni o pochi mesi, di conseguenza l’ambientazione narrativa consente di “ritardare” l’invecchiamento del mio protagonista. I romanzi si muovono – per il momento – sempre in sequenza cronologica e qualche salto temporale per ripescare nel passato dei protagonisti, per ora, è riportato solo in qualche capitolo. Ho scelto gli anni di ambientazione abbastanza vicini al periodo in cui ho deciso di inventare le vicende perché mi consente, dove serve, di ricollegarsi a fatti quotidiani, storici e/o politici con i quali ho dimestichezza e conosco. In questo modo mi risulta più facile raccontare dei “nostri tempi”.

Domanda 4) Il personaggio e i luoghi
Se il tuo personaggio si muove quasi sempre in un territorio ben definito, perché hai scelto quei luoghi? È forte il legame personaggio-luoghi o la storia potrebbe essere spostata senza perdere molto?
I luoghi descritti sono venuti fuori in modo spontaneo e soprattutto assolutamente collegati alle mie esperienze di vita. Sono nato e cresciuto fino a 21 anni nel quartiere operaio e popolare di Lambrate a Milano ed è stato inevitabile collocare i miei personaggi nelle strade, nelle vie, nei palazzi che ho conosciuto fin da bambino poi, dato che ho vissuto grandi esperienze in alcuni luoghi del nostro Paese lontani da Lambrate (Puglia, Napoli, Lago Maggiore, Marche), ogni tanto faccio in modo che il commissario e la giornalista si trovino coinvolti in vicende che li “costringono” a spostarsi proprio nelle zone che posso descrivere con accuratezza e competenza perché vissuti in prima persona. Le storie non potrebbero essere spostate in ambienti a me non conosciuti, ne perderebbero troppo.

Domanda 5) autore e personaggio
(piccoli stimoli) Il tuo personaggio ti somiglia? Gli hai affibbiato qualche tua abitudine o gusto particolare? Le sue opinioni sul mondo e la vita coincidono con le tue? Ti capita di pensare che tu stai diventando simile a lui? Che si stia impadronendo della tua vita?
Il mio personaggio mi assomiglia in alcuni aspetti: la cucina e la musica. Amo molto cucinare, e – a detta di altri – sono mediamente bravo, conseguentemente faccio in modo che ogni tanto Lorenzi cucini qualcosa di speciale per la sua compagna Cristina… ecco ai fornelli mi ritrovo con il mio personaggio. Altro aspetto è la musica perché sono un amante della musica prog degli anni ’60-70 e qualcosa ’80 e ho fatto in modo che il personaggio sia un collezionista di vinili e appassionato dei gruppi di quel periodo avendo nella prima storia più o meno i miei anni di allora (2012). Non mi capita assolutamente di pensare che io stia diventando simile al mio personaggio perché lui è un poliziotto, onesto per quanto si riesca, ma sempre un poliziotto… mentre io sono comunista e non amo particolarmente gli atteggiamenti delle forze dell’ordine in termini generali (ovviamente non sono tutti uguali ma parecchio simpatizzanti della destra loro lo sono…). E’ più facile che Lorenzi diventi leggermente comunista come me (grazie anche a Cristina che lo è in pieno) piuttosto che il contrario, diventerà un commissario diciamo schierato va’…

Domanda 6) gli autori sono assassini e adulteri
(piccoli stimoli) Hai mai pensato e/o provato a uccidere il tuo personaggio seriale? Perché? Hai mai pensato e/o provato ad abbandonarlo e a far nascere un altro personaggio? Perché? Se porti avanti due serie con personaggi seriali, come ti senti passando da uno all’altro?
L’idea di “uccidere” il mio personaggio non mi è ancora venuta in mente, al momento è pimpante e ha tante indagini da portare avanti – Frilli permettendo – poi si vedrà. E’ già nato un secondo personaggio seriale (il professor Palermo), che ogni tanto incrocia Lorenzi, ma non provo particolari difficoltà a passare da uno all’altro per vari motivi: uno è perché sono diversi e non rischio di sbagliare nella descrizione e in ciò che gli faccio fare, due hanno una bella differenza di età, un cuore simile, ma un modo differente di porsi sia nelle indagini che nei rapporti e relazioni con gli altri personaggi dei romanzi, tre Palermo è anche un po’ libertino in modo suo personale e compiaciuto, nonostante l’età, Lorenzi molto meno conseguentemente si riesce a scriverne in storie e romanzi diversi anche contemporaneamente. Mi succede spesso di scrivere due romanzi (a volte iniziarne tre in contemporanea) perché riesco a “stoppare” una storia e passare all’altra senza incasinarmi.

Domanda 7) l’autore scompare
Programmi pensieri, gesti ed emozioni (in sostanza, la vita) del tuo personaggio li decidi tu o è lui (o lei) a prendere le redini e fare ciò che vuole? Se decide lui (o lei), questa inquietante situazione si è presentata in quale romanzo (indica il numero d’ordine)? Se decidi tu, per favore dammi la ricetta!
Io non credo molto al luogo comune che si dice spesso, cioè del fatto che i tuoi personaggi ti prendano la mano e a un certo punto ti “portino dove vogliono loro” trasformando l’autore da soggetto attivo nella finzione narrativa a soggetto passivo. L’autore scrive quello che ha in mente e basta poi – almeno per me – può accadere che la storia che ho in mente varia o si adatta ad altri miei pensieri ma è sempre l’autore che decide… La mia ricetta personale si chiama “DENUNCIA SOCIALE E POLITICA”, nel momento che ho deciso di cosa devo parlare sono i protagonisti e le comparse della storia che verranno adattate al lavoro di denuncia che voglio fare e l’obiettivo principale del mio lavoro è quello e NON la possibilità di far prevalere il personaggio.

Domanda 8) tutto il mondo conosciuto
Chi crea un personaggio seriale popola un mondo di coprotagonisti seriali. Come scegli le “spalle”? Sono soltanto funzionali allo svolgimento dell’azione o li usi per dire qualcosa di più sul protagonista, approfondendo la sua vita privata?
Sicuramente i miei personaggi secondari non sono poi tanto secondari, sono funzionali alle storie, hanno relazioni e rapporti importanti con i protagonisti, sono persone che vivono una loro vita anche se magari non in “primo piano” e servono a costruire il “mondo” intorno ai miei protagonisti e ai miei soggetti conseguentemente, soprattutto nei momenti di confidenza tra loro, svelano anche la vita privata di ognuno.

Domanda 9) checkup del personaggio
Date importanza all’aspetto fisico del protagonista? Alla sua vita interiore? (speranze, delusioni, ideali, ricordi) Ha una vita affettiva? Sessuale? In caso affermativo, pensate che aiuti a dare profondità? In caso negativo, pensate che distolga dall’indagine?
Io provengo da una grande stagione personale da adolescente e poi da giovane di lettura dei grandi classici, soprattutto francesi (da Balzac a Gidé, da Maupassant a Flaubert a Zola) ma anche russi e italiani. Tutti autori (a autrici) che scavavano nelle vite dei loro personaggi e la rappresentazione della loro vita interiore, delle delusioni, degli ideali, delle speranze, delle ambizioni, degli affetti e (anche dei rapporti sessuali nei modi dell’epoca) era la CENTRALITA’ della descrizione delle vicende umane d’allora. Nel mio caso sono rimasto legato in modo importante a quello schema e lo utilizzo sempre.

Domanda 10) coppia
Se il tuo protagonista è una coppia, perché hai effettuato questa scelta? Uno dei due è dominante in tutti i romanzi o si alternano?
La scelta di affiancare Cristina, giornalista di radio popolare di cronaca nera, femminista e comunista, mi è venuta fuori quasi automaticamente perché non riuscivo a rendere “democratico” il poliziotto ma solo onesto, proprio perché non ho mai amato l’abuso di potere quasi totalitario che esprimono poliziotti e carabinieri… ma avevo bisogno di disegnare un commissario che capisse il valore della Democrazia, della Costituzione e della lotta di Liberazione partigiana e l’unica possibilità che intravedevo era quella di farlo innamorare di una tipa tosta, che avesse chiaro in testa cosa vuol dire essere partigiani e al fianco dei lavoratori, e potesse “cancellare” un po’ delle minchiate che la scuola di polizia aveva messo in testa al nostro Lorenzi. Ecco perché loro due sono “coppia” – per il momento – anche nel privato.

Domanda 11) la parola al personaggio
Se il tuo personaggio potesse parlare cosa direbbe di te?
Avrebbe da ridire sul mio essere un comunista, ma poi si dovrebbe ricredere e ammettere che sono sicuramente più onesto, democratico, libertario e con le idee chiare sul conflitto capitale-lavoro di lui. Poveretto, Lorenzi deve ancora crescere, vediamo se riesco a farlo evolvere sempre di più.

Per concludere:
Puoi scegliere poche righe di un tuo romanzo che userò come spot del personaggio, tre righe che lo rappresentino.
“Al mattino Lorenzi si svegliò per primo. La vide lì, nuda, stesa al suo fianco. Scostò delicatamente le lenzuola per seguire il profilo del suo corpo splendido. Si alzò e mise un vinile nel suo vecchio giradischi Thorens. Soldier of Fortune dei Deep Purple. Le note e la voce calda dell’interprete lo isolarono dalle difficoltà della sua vita.”

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