Classe 1986, nata a Milano, Daniela Barisone si è diplomata in Fumetto e Colorazione digitale presso la Scuola Internazionale di Comics di Torino.
Dal 2010 ha collaborato al polo per scrittori di Writer’s Dream.
Ha lavorato come traduttrice, fumettista, redattore editoriale, editor e copertinista presso numerose realtà in Italia e all’estero.
Attualmente collabora come traduttrice per Quixote Edizioni e come colorista digitale presso realtà indipendenti e Arancia Studio.
Nel 2019, ha fondato il Lux Lab con Juls SK Vernet, Enys LZ, Fera Pennacchioni e Chiara D’Agosto.
Questo non le impedisce di scrivere un sacco di fanfiction.

Due righe per presentarti?
Mi chiamo Daniela Barisone, classe ’86 e sono di Milano. Lavoro in editoria in più ambiti: come autrice, come traduttrice di romance e come colorista di fumetti.
Sono una videogiocatrice incallita e collezionista di vinili.

Che genere scrivi?
Il genere alla quale ho deciso di votarmi è il Romance MM, ovvero romance che abbia una storia d’amore LGBT. Sarei interessata a scrivere qualcosa di più tradizionale, ma l’ispirazione queer mi porta sempre in altri lidi.
Tuttavia non è il solo genere che scrivo, in quanto sono grande amante della fantascienza e del western, due cose che mi capita spesso di infilare nelle mie storie come sottogeneri.

Come scrivi? Penna e quaderno? Tecnologia a tutto spiano?
Tecnologia a tutto spiano. Google Docs è il mio migliore amico e mi permette di lavorare ovunque. Tuttavia nell’ultimo anno ho riscoperto il piacere di penna e taccuino in borsa per appuntarmi le idee quando sono in giro.
È capitato di essere a Bologna con una delle mie coautrici e abbiamo iniziato a discutere la trama di due o tre racconti che avremmo voluto scrivere. Solo che di persona mettersi a digitare su un cellulare non funziona, per cui mentre lei parlava, io ho tirato fuori il taccuino e iniziato a scrivere… e l’abitudine mi è rimasta.
Inoltre ne vale la pena solo perché nello stesso taccuino ci conservo l’autografo di Manuel Agnelli, il quale è anche la mia musa.

Quando scrivi? Sei un’allodola, o una civetta (non equivocare)?
Scrivo a qualsiasi ora del giorno, perché spesso lo faccio dal telefono. Scrivo mentre sono in coda alla posta o alla cassa del supermercato. Scrivo alle due di notte perché ho avuto l’ispirazione. Scrivo mentre sono sul cesso.
Inoltre, scrivendo a quattro mani con le mie coautrici Juls SK Vernet e Koorime Yu, i momenti in cui posso scrivere sono dettati da quelli in cui possono loro e viceversa.

Coinvolta sempre in quello che scrivi, oppure distaccata?
All’inizio ero molto distaccata. In realtà lo sono stata fino alla fine del 2019, quando poi ho iniziato a scrivere L’Agenzia Milano. Lì ho imparato a mettermici tutta al 100%, un po’ perché quella storia parlava dei miei posti, un po’ perché era – finalmente – il modo che avevo trovato per elaborare il lutto per la morte di mio padre.
Poi piano piano è diventata abitudine.
Ci sono storie a cui sono più o meno legata, ma quelle che ritengo più intime al punto da tenermi sveglie la notte sono appunto L’Agenzia Milano, Kintsugi e Distorsioni.

Scaletta ferrea, o sturm und drang?
Il 99% delle volte sturm und drang. Scrivo a braccio e spesso non ho la più pallida idea di come andrà la storia, né ce l’hanno le mie coautrici. Il massimo che facciamo di solito è chiacchierare e appuntare le idee che volano mentre parliamo.
Solo tre volte in realtà ho scritto una scaletta ben definita che poi ho seguito in maniera ferrea (ma che fatica!). L’ho scritta per Le notti bianche, perché di fatto l’editore (Quixote) mi aveva commissionato questo libro con diverse richieste specifiche. Per cui scrivere la scaletta è stato necessario per mostrare all’editor cosa stavamo facendo e correggere il tiro in corso d’opera.
Poi l’ho fatto per Silverpine (in uscita a fine novembre 2023, sempre per Quixote), che ho scritto insieme ad Andrea Santucci. La storia è un giallo e Andrea è un giallista: non scrivere la scaletta era impensabile, soprattutto quando il tuo coautore ha il potere del cristallo d’autismo.
Infine, l’ho scritta per un progetto segreto che al momento sto cercando di piazzare e che sto sistemando perché ha ricevuto dei riscontri positivi.
Sono tutti e tre libri abbastanza lunghi, per il quale è stato necessario lavorare in tandem con altre realtà al di fuori della nostra di Lux Lab, ma è stato divertente comunque.

Metodica nella scrittura, oppure “quando-posso-non-so-se-posso”?
Scrivo sempre. Ogni giorno. Ma non ho un limite minimo di parole da scrivere al giorno, né una routine. Scrivo quando mi va (cioè quasi sempre), ma tendenzialmente la sera perché è quando si liberano anche le mie coautrici.
Con Juls però abbiamo come obiettivo per il 2024 di darci una routine più rigida.

Pubblichi con una casa editrice (o più di una), oppure sei un self puro? O metà e metà?
Sono ibrida, mio malgrado. Non ho mai avuto alcun tipo di interesse a pubblicare con un editore, l’ho fatto perché era il sogno di Juls e io mi taglierei un piede se lei ne avesse bisogno. Il Santucci poi ha deciso “solo case editrici”, per cui era una scelta obbligata.
Per cui ho rinunciato (a gran fatica, lo ammetto) alla mia ossessione per il controllo e ho pubblicato alcuni volumi con una casa editrice (e l’ho fatto in passato, quando non scrivevo romance).
Per la maggior parte del tempo, però, autopubblico. Anche se in realtà non so più se si possa definire così. Il progetto editoriale di Lux Lab è molto lontano come concetto sia da una casa editrice, ma anche dal self, piazzandosi nel mezzo. Inoltre ora siamo diventati un marchio editoriale, per cui l’unica cosa “self” che rimane in questa storia è il fatto che pubblichiamo solo i nostri libri e non quelli di qualcun altro.

Hai finito il tuo libro. Prosegui da sola, o ti rivolgi ad alcune figure (professionali o no), come beta reader, editor, grafico/a…
Mi rivolgo al mio collettivo Lux Lab, con il quale facciamo tutto questo. Io non edito, perché l’ho fatto abbastanza nella mia vita. Tuttavia, realizzo le copertine (che ho sempre fatto anche nei miei lavori precedenti in editoria. Ho fatto anche le cover per Dreamspinner Press, per esempio) e l’impaginazione, che sono cose tecniche per la quale sono qualificata. Il resto lo fanno le altre.

Ti servi di beta reader e di un/una editor, prima di mandare il testo alla casa editrice?
No. Tendenzialmente nemmeno rileggo quello che scrivo, ma non lo faccio nemmeno quando autopubblico, perché quando io metto la parola fine al libro, questo non è una “bozza”, ma al 90% un testo già definito. Il restante 10% è la correzione di bozze, perché – citando la mia editor in Quixote -, “l’editing non mi serve”.
Non è una cosa che dico per tirarmela o perché sono più brava degli altri, non è così. Scrivo da tanti anni, sono consapevole del mio stile (e dei miei limiti) e da sempre scrivo mirando alla commercializzazione. Come fu per Scerbanenco, anche io scrivo e pubblico molto, per cui ho imparato a far valere ogni parola che scrivo già alla prima stesura (anche perché non esiste il concetto di seconda stesura per me). Quelli che dicono che per scrivere un libro ci vanno anni per me sono alieni.

I social: li usi per far conoscere e promuovere i tuoi libri?
Purtroppo devo.
Il mio pubblico sta su internet, in quanto i miei libri non sono in libreria (ma già è un genere il mio che non ci arriva proprio in libreria a prescindere), per cui ho dovuto imparare a utilizzare l’unico canale che avevo a disposizione.
Mio malgrado, perché stare sui social è qualcosa che ultimamente mi pesa moltissimo.

Quali sono i tuoi preferiti? Perché? Quali riscontri hai notato?
Il mio preferito rimane comunque Facebook, che per questione di età media del mio pubblico è dove sta la maggior parte delle mie lettrici.
Sto anche su Instagram, che sto imparando adesso a usare “bene.”
Ho un account su X (ex Twitter) che usavo per le “sparate” e il fandom. Tuttavia l’ho privatizzato e ho intenzione di disattivarlo, insieme a TikTok, che avevo provato sull’onda del booktok, ma la verità è che ho 37 anni, non 17 e francamente che cosa diavolo ci faccio io su un social per ragazzini?

Hai una newsletter? Se sì, ogni quanto invii un aggiornamento?
Ho la newsletter di Lux Lab. Mandiamo un aggiornamento al mese circa, ma più facilmente solo quando esce un nuovo libro del collettivo.

Hai un sito web? Se sì: è home made, oppure ti sei rivolto a un/una professionista?
Non ho più un vero e proprio sito, bensì un aggregatore di link che è molto più comodo. Dentro c’è anche il link del mio blog su Medium, dove scrivo i miei articoli “pepati”.

Progetti per il futuro?
Sono in un periodo di cambiamento della mia vita. Ho deciso infatti che quello che sto finendo in questi mesi sarà l’ultimo lavoro di colorazione di fumetti. Vorrei dedicarmi esclusivamente alla traduzione (che posso gestire in smart working) e alla scrittura dei miei romanzi.
Chiunque qui direbbe “vorrei pubblicare con un grosso editore”, ma la verità è che non me ne frega nulla. Quello che voglio è portare avanti il mio Lux Lab, per il quale abbiamo molti progetti più “terreni” che lo stare solo su internet.
Infatti con le colleghe Mary Durante, Eliana Matania Ruggiero e Leah Weston siamo sponsor del Festival del Romance 2024 che si terrà ad Assago a marzo 2024. Un lumino di romance LGBT in un oceano composto solo da autrici che scrivono FM. Se non è un passo avanti questo non so cosa lo sia!
Vogliamo partecipare fisicamente alle fiere, far conoscere il nostro progetto e il nostro lavoro a chi non sa chi siamo. Ecco cosa voglio fare.

La Pagina Autrice di Daniela Barisone su Amazon è QUI. Oggi, vi presentiamo un divertentissimo romance male to male, scritto a quattro mani da Daniela Barisone e Juls SK Vernet, che si ispira a Orgoglio e Pregiudizio di zia Jane Austen: PRIDE AND KNOTS.

Quando il ricco e celibe beta signor Bingley si trasferisce a Netherfield, una bella dimora in affitto nelle vicinanze di Longbourn nelle campagne inglesi, la signora Bennet freme affinché i suoi cinque figli omega – John, Elijah, Mary, Lydia e Kitty – gli vengano presentati quanto prima dal marito, il signor Bennet.
La donna ha tutte le intenzioni di dargli in sposə almeno uno dei suoi figli, per salvare l’intera famiglia dalla rovina economica che si abbatterà su di loro nello sfortunato caso della morte del signor Bennet.
ll signor Bingley è giunto a Netherfield in compagnia delle due sorelle e del suo più caro amico, il signor Darcy, un cupo ma affascinante alfa. È subito evidente la grande ammirazione di Bingley per l’angelico John. Al contrario, Darcy non mostra alcun interesse per la compagnia e viene subito etichettato come un uomo orgoglioso e altero il quale, durante il ballo, definisce Elijah come “appena passabile”.
Elijah Bennet è un omega dal temperamento focoso e testardo tanto quanto Darcy è orgoglioso e freddo. Le loro personalità opposte sono destinate a entrare in collisione, creando uno scontro che li porterà a intrecciare le loro esistenze in modi che non credevano possibili.