Buon giorno! Sole a aria frizzante, a Roma. Quasi un assaggio d’autunno.
Ho qui con me Sara Purpura la Tabisca, il cui romanzo “Oltre il buio”, sta suscitando molto interesse fra le lettrici. Come al solito, tazza di tè e biscottini al limone a portata di mano (ma non di una cagnetta affamata…), ci godiamo due chiacchiere in santa pace.
Perché hai cominciato a scrivere? E quando?
-Buongiorno a tutti e grazie, Babette, per questo spazio. Credo che io scriva da quando ho imparato l’uso delle lettere. Non lo ricordo con esattezza, ma rammento con tenerezza l’entusiasmo della mia maestra delle elementari di fronte ai miei temi.
Ricordi il primo libro? O si trattava di un racconto?
-Il mio primo progetto non è stato né un racconto, né un romanzo, ma una poesia: “A mia madre”. La scrissi per un concorso scolastico. Vinsi con stupore il premio della critica. Da allora non ne ho più scritte. Si vive a momenti. All’epoca, avevo sedici anni e mi ero convinta che mi piacesse raccontare in prosa. Col tempo ho capito che la poesia non era la mia strada.
I tuoi romanzi arrivano subito al pubblico, o hai qualche amica fedele che ti aiuta nella stesura e nella correzione?
-Quando finisco di scrivere, ma anche in corso d’opera, faccio leggere i miei scritti a qualche amica. Alcune sono lettrici, altre scrivono come me e possono darmi un giudizio più tecnico. Ho delle beta, sì. Una di loro sei tu, Babette, che mi hai aiutata nella revisione del mio ultimo romanzo. Il tuo aiuto è stato prezioso, lo sai, e spero che ci sarà occasione di collaborare nuovamente. Per i miei romanzi precedenti, ho avuto anche un editore, che ha fatto un ottimo lavoro .”Oltre il buio” e “Profumo di zagara” hanno ricevuto un discreto consenso.
Ispirazione. Questa brutta, indocile bestia. Da dove ti arrivano le idee? Sono molto curiosa.
-Trovo l’ispirazione nella realtà, poi la mia vena romantica libera la fantasia e allora scrivo di come l’amore dovrebbe essere o di come dovrebbe farci sentire. Così, un litigio, un bacio… la partenza di una nave, le lacrime di chi resta. L’abbraccio di un bambino, o l’immagine di una donna che corre nell’intento di fermare qualcuno, diventano, per me, fonte inesauribile per le mie storie.
Quando e dove scrivi? E, ancora: quaderno, pc… E come tieni a bada i familiari impiccioni?
-Bella domanda. Scrivo di notte, nell’intimità di una stanza che mi sono riservata. Ma con me, porto sempre un taccuino, nel caso in cui nella mia testa si affacci una scena. In quel caso, l’urgenza di non perderla mi fa scrivere ovunque. Una volta l’ho fatto anche sul rotolo asciugamani del bagno di un centro commerciale. Come tengo a bada i miei familiari… Beh! Devo dire che, ormai, si tengono a bada da soli. In buona sostanza sanno che, se scrivo, non devono disturbarmi. Cerco, tuttavia, di non fare pesare la mia assenza ed è il motivo per cui scrivo di notte. Loro sono la mia vita… il resto, è una passione che coltivo per stare bene.
Come ti rapporti con “il blocco dello scrittore”? Il panico davanti alla pagina bianca ti ha mai colpito?
-Devo dire con sollievo, che mi capita raramente. Quando entro in una storia, corro spedita come un treno. Tuttavia, come tutti, ho i miei momenti di buio. Quando accade, spengo il PC e prendo carta e penna. E’ strano, forse nemmeno troppo, ma quando torno all’inchiostro, le parole fluiscono diversamente.
Il tuo libro ha avuto recensioni molto positive e qualche recensione negativa. Come reagisci alle une ed alle altre?
-Credo sia normale che una storia piaccia o meno. La cosa che mi ha rincuorato quando ho letto qualche recensione negativa, è che in nessuna mi è stato contestato il fatto di non sapere scrivere. Per me è importante quanto creare un romance che emozioni. Le recensioni positive sono una pacca sulla spalla che serve quando hai voglia di mollare. Sono quei grazie, mormorati a fior di labbra, che ti riempiono d’orgoglio e che ti fanno credere di più in quel che fai. Ahimè, però, sono sottovalutate. Il lettore non comprende il valore di un parere, ma per noi autori, le recensioni sono una linea guida per migliorarci e non solo per fomentare i nostri ego.
Anticipazioni. Cosa stai scrivendo?
Attualmente, sto scrivendo il sequel di “Oltre il buio”. “Sei tu la mia luce” è la storia che in tanti mi hanno pregato di raccontare, dopo aver conosciuto Enea ed Anne, personaggi che compaiono nella storia di Rachel e Stephan.
Ho poi da concludere un New Adult che ho momentaneamente accantonato, in favore di questo nuovo progetto.
Concludi la nostra chiacchierata con una citazione amata.
L’amore è perfezione, anche quando conserva la sua folle sregolatezza.
Chi ha letto la mia storia, sa quanta verità si racchiuda in questa frase.
Ma c’è un estratto che, più di tutti, mi ha emozionato quando l’ho scritto ed è il momento della resa e della consapevolezza. Ve lo propongo, nella sua semplicità:
Mi misi davanti a lui, cercando di guardarlo senza perdermi.
«Ho cominciato a vivere da quando sono con te e sotto le tue mani mi sento come l’opera di un pittore che, piano, prende vita. Non sarà mai completamente normale fra noi, ma io non ho bisogno che lo sia» dissi sorridendo e stringendomi al suo corpo. «Ciò che provo è talmente intenso che non so spiegarmi, scusa…»
Tenevo il viso nascosto nel suo petto e, ad ogni parola, sentivo il battito del cuore mutare il suo ritmo. «So solo che ti amo ed è il sentimento più bello e complicato del mondo» gli presi le mani, alzando il volto per guardarlo negli occhi. «Senti il mio cuore che parla per me, ascoltalo! Ti sta raccontando una favola: è la nostra, Stephan.»
Si staccò dalle mie mani, ma solo per stringermi più forte nel suo abbraccio, mentre avvertii il respiro affamato di chi inala ossigeno dopo minuti di apnea.
«Cristo, Rachel, sono lo stronzo più fortunato del mondo.»
Bellissima quella conclusione molto maschile dopo le parole tenerissime e femminili di Rachel! Stavo dimenticando un’altra domanda: cosa leggi?
-Ah, leggo di tutto. Romance storici e contemporanei. New Adult, Young adult, Paranormal romance, grandi classici, Trhiller, Romantic suspence. Non amo i Gialli e nemmeno i Fantasy, tranne se si tratta di quelli della Ward.
Il mio invito ai lettori è di lasciarsi emozionare. Leggere, leggere e ancora leggere, con lo scopo di nutrire, non solo le vostri menti, ma anche i cuori.
Grazie, Babette per l’intervista, spero che ai tuoi lettori piaceranno i miei libri.
Grazie a te, Sara. Spero di incontrarti ancora.
Mi chiamo Rachel Stone. Ho passato venticinque anni della mia vita, senza accorgermi di quale strada avessero preso i miei sogni, e la mia esistenza è un completo disastro. Almeno prima di lui: Stephan Queen. L’uomo più stronzo e bello che abbia mai incontrato, ma che è capace di smuovere i fragili equilibri ai quali mi ancoro. Ho conosciuto la solitudine, ma anche l’amore. Quello vero, che ti ruba l’anima e la fa volare. Poi l’ho perso, flagellato e ritrovato. Ho odiato la mia esistenza, l’ho riscoperta, rivalutata e legata per sempre a un uomo complesso, che il destino vuole accanto a me, ad ogni costo. Ma per capirne di più, dobbiamo andare lontano. Esattamente a otto mesi fa. Al mio primo colloquio di lavoro, al giorno più importante e assolutamente sconvolgente della mia vita, e a lui: colui che l’ha resa finalmente degna di essere vissuta.
Rinnovo la mia gratitudine a Babette, che riserva uno spazio per tutti, con sincero entusiasmo. Oggi ne beneficio io. Mi sono piaciute molto le tue domande, perché hai voluto conoscere la scrittrice, ma anche la donna. Te ne sono grata.