Maura R. vive con suo marito e il piccolo J. in una cittadina termale sulle colline del Monferrato. Oltre alla musica, la sua grande passione è la lettura ed è proprio grazie a questa che si avvicina alla scrittura quando nasce in lei l’esigenza di realizzare qualcosa che la faccia stare bene, un momento da dedicare esclusivamente a se stessa.
Nel 2016 pubblica il primo volume della dilogia in self publishing “A domani”, e un anno dopo il sequel, “Oggi è già domani”. I diritti di entrambi i romanzi nel 2018 sono stati ceduti a una piccola CE.
Non le piace parlare molto di sé, lascia che siano gli altri a cogliere l’essenza della sua personalità e la volontà delle sue emozioni.
1. Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Questa è una domanda che mi mette sempre un po’ in difficoltà. Il genere che scrivo non è propriamente il Romance; i miei scritti contengono una storia d’amore, ma quest’ultima non è necessariamente il fulcro del romanzo. In realtà amo raccontare gli stati d’animo, le emozioni, le sconfitte e la resilienza della vita. (Motivo per cui molti blog che mi hanno recensita sottolineano che i miei romance sono atipici.)
2. Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Scrivo rigorosamente con carta e penna. Ho tentato direttamente con il PC, ma perdo il contatto con il personaggio, quello che scrivo diventa asettico e non mi piace. Sebbene abbia sempre con me un quaderno e diverse penne, può capitare che una scena o un dialogo mi vengano in mente nei momenti più assurdi e sono costretta a ricorrere a pezzi di carta volanti, una pagina bianca di un libro che sto leggendo, qualsiasi cosa pur di appuntarmi quell’idea.
3. C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
Per ragioni lavorative solitamente scrivo la mattina molto presto, tre pomeriggi e parte del weekend; ha poca importanza il totale delle ore dedicate, quello che conta è non perdere il contatto con la storia.
4. Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Dipende molto da ciò che lascio sulla carta; non riesco a rimanerne distaccata. Non mi limito a “osservare” i personaggi per poi raccontarli, li vivo e li sento facendoli miei, di conseguenza provo le loro emozioni.
5. Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Decisamente “navigo a vista”. Scrivo apparentemente senza una logica precisa, di solito inizio con il finale. Solo quando ho un certo numero di capitoli, provo a pianificare, a farmi una scaletta e decido alcune evoluzioni e i relativi cambiamenti.
6. Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Vorrei essere organizzata e decidere a priori, ma questo accade raramente. All’inizio di un manoscritto scrivo solo quando ne sento la necessità; voglio dire, quando quell’idea mi ronza nella testa per un po’ di giorni. Una volta dato il via al processo creativo, pian piano mi organizzo, fissando le giornate e gli orari da dedicare esclusivamente alla scrittura.
7. Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto?
È sempre difficile staccarmi dalla storia, dai personaggi che costruisco. Nonostante questo, non sempre amo quello che ho scritto, sono piuttosto critica. Il fatto che per me abbia un valore assoluto ciò che ho lasciato su carta non significa che sia così anche per chi leggerà. Non sono solo io che devo apprezzarlo; è abbastanza scontato che mi piaccia ciò che scrivo, altrimenti non lo farei.
8. Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
No, mai. Avrei l’istinto di volerli cambiare in parte. Una volta che lascio andare un romanzo, pubblicandolo, non lo rileggo, risveglierebbe emozioni che non sarei in grado di gestire. Con la parola fine chiudo quel percorso che in qualche modo mi ha cambiata.
9. C’è qualcosa di autobiografico nel suoi libri?
Credo che un autore lasci sempre una parte di sé in quello che scrive, quindi sì, sparsi qua e là nei miei romanzi ci sono dettagli autobiografici. A mio avviso, rendono la storia più concreta e vera, non ho paura di mostrare ciò che sono, quello che mi appartiene. Scrivere è condivisione, per me non esiste maniera migliore di comunicare.
10. Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è un lettore assiduo? Legge tanto? Quanti libri all’anno?
Sono convinta che potrei smettere di scrivere, ma non di leggere.
Leggo molto, negli ultimi anni sono cambiate anche le mie scelte di lettura. Mi sono avvicinata a generi diversi, scoprendo libri magnifici, significativi, la maggior parte mi ha lasciato qualcosa, insegnandomi molto. Quando inizio a scrivere, leggo un po’ meno rispetto al solito; ho una media di ottanta libri l’anno, forse non sono moltissimi ma è anche vero che il tempo a disposizione è poco! Negli ultimi due anni nella Challenge di Goodreads ho inserito come obiettivo cento letture, rendendomi conto però che non lo rispetto, perché abbandono molti libri senza terminarli. È un mio grande difetto, in alcuni periodi inizio più romanzi contemporaneamente, alcuni li finisco, altri no.
11. Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
Quest’anno sono stata tentata, ma alla fine non ho inviato il manoscritto.
12. A cosa sta lavorando ultimamente?
Sto lavorando a un romanzo contemporaneo, sono solo all’inizio.Mi auguro di riuscire a portarlo a termine, devo ammettere che mi sono allontanata parecchio dal genere precedente e questo mi spaventa un po’. Inoltre spero di pubblicare, entro quest’anno, un manoscritto che giace nel cassetto ormai da troppi mesi.
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