Abbiamo colto al balzo l’uscita di “Le tre parti del cuore”, per fare quattro chiacchiere con Laura Costantini e Loredana Falcone.
Questa sarà una strana intervista, perché le autrici sono due e hanno idee piuttosto diverse, se non contrastanti tra loro. Viene da chiedersi come facciano a non picchiarsi durante la scrittura a quattro mani. Perché loro scrivono insieme, fisicamente insieme. Nella stessa cucina, davanti a un’unica tastiera.
Che genere scrivete? Tutti. Be’, no, non proprio tutti, dai. Diciamo che scriviamo quelli che ci piace leggere? Uhm, sì, più o meno: a me non piacciono tutte le cose che leggi tu, per dire. Lo so, ma mica possiamo star lì a fare l’elenco, no?
Ci raccontate come mai avete scelto questo genere, stavolta? Non abbiamo scelto noi, la storia ci ha raggiunte e i personaggi hanno chiesto di essere ascoltati. Però va detto che questo è il nostro primo romanzo che possa veramente essere definito d’amore. Non sono d’accordo: tutti i romanzi contengono una storia d’amore, i nostri come quelli di tutti gli altri. Sì, però c’è chi pone la storia d’amore al centro e chi no, in questo caso noi… Va bene, sì, ho capito, qui la storia d’amore è determinante.
Come scrivete? Abbiamo iniziato con taccuino e penna, poi siamo passate alla macchina da scrivere e la carta carbone, per avere due copie, quindi siamo approdate al computer. Ecco, brava, così adesso sanno per bene quanto siamo vecchie. Be’, lo saprebbero comunque, se leggono “Le tre parti del cuore” se ne accorgono che gli anni ’80 li abbiamo vissuti sul serio.
C’è un momento particolare nella giornata in cui prediligete scrivere? Fosse per noi scriveremmo tutti i giorni, mattina e sera, ma non possiamo. Il lavoro, la famiglia, la vita di tutti i giorni. Insomma, per farla breve, ci vediamo una volta a settimana. Quando va di lusso. Sì, ok, quando va di lusso, e dedichiamo il pomeriggio alla scrittura.
Quando scrivete, vi divertite oppure soffrite? No, soffrire proprio no, dai. Diciamo che questa dicotomia di sensazioni è sbagliata, perché si può anche piangere insieme ai propri protagonisti. E noi su “Le tre parti del cuore” di piantarelli ce ne siamo fatti. Però a prevalere è la gioia di qualcosa che appartiene a noi e che ci porta lontane dalla quotidianità.
Nello scrivere un romanzo, “navigate a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usate la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola? Abbiamo un’idea di massima, a volte anche un trama ben precisa. Poi i personaggi intervengono e prendono strade tutte loro. Non ci piace chiuderci in un recinto di strutture e capitoli. Per non parlare di quanto non ci piacciano i paletti che molti generi portano con sé. Preferiamo lasciarci sorprendere, ecco.
Quando scrivete, lo fate con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure vi lasciate trascinare dall’incostanza dell’ispirazione? Qui ci andrebbe un “vedi sopra”. Non possiamo scrivere tutti i giorni, purtroppo. Però la nostra ispirazione non è incostante. In effetti non abbiamo mai avuto un blocco dello scrittore. Le pagine bianche, davanti a noi, fuggono terrorizzate perché sanno che le ricopriremo di parole.
Amate quello che scrivete, sempre, dopo che lo avete scritto? Lo amiamo? Io sì, anche se alle volte vorrei limare qualcosa. Io nì, il margine di miglioramento è un asticella da spostare sempre verso l’alto.
Rileggete mai i vostri libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati? Sì, unanime. E con soddisfazione.
C’è qualcosa di autobiografico nei vostri libri? No, ed è il motivo per cui non scriveremmo le vicissitudini di una giornalista o le giornate di una donna che bada a una famiglia.
Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: siete lettrici assidue? Leggete tanto? Quanti libri all’anno? Una delle due ne legge a tonnellate, l’altra un po’ meno, soprattutto per motivi di fastidio agli occhi e scarsa indulgenza verso trame e personaggi fatti con lo stampino. Diciamo che si potrebbe fare una media di circa 30 libri a testa, all’anno.
Avete mai partecipato a un concorso? Nì, qualcosa abbiamo fatto, ma non abbiamo grande fiducia in questo genere di competizioni o vetrine.
A cosa state lavorando ultimamente? Abbiamo ritrovato un giallo divertentissimo tra i vecchi file. Lo abbiamo riletto e ce ne siamo innamorate. Giusto una revisione di massima e un ritocco al finale e sarà perfetto. Ma adesso siamo concentrate a far conoscere il nostro “Le tre parti del cuore” sperando che lettori e lettrici vogliano, ancora una volta, darci fiducia.
Laura Costantini e Loredana Falcone scrivono insieme da molti decenni, spaziando tra generi diversi ma ponendo sempre al centro della narrazione figure femminili immancabilmente protagoniste. Entrambe romane, giornalista la prima e comandante in capo di una bella famiglia la seconda, hanno pubblicato numerosi romanzi, anche da autrici indipendenti. Le loro ultime uscite sono state il noir “Giallo sporco” (pubblicazione indipendente) e l’eco-thriller “Blu cobalto” (dei Merangoli editrice, premiato come miglior edito 2019 con il Liberi di scrivere Award.
Con goWare hanno già pubblicato nel 2014 il thriller mistico “Il puzzle di Dio” e, nel 2015, il romanzo storico “Ricardo y Carolina”.
Quanto fa male aprire l’album dei ricordi? Eppure Megan Kranz, pittrice affermata, non esita ad affrontare le scelte del passato quando a chiedergliene conto è il figlio delle due persone che ha più amato al mondo.
Tra vecchie fotografie, riviste di moda e cataloghi d’arte, rivivono gli anni ’80 di Parigi e New York, testimoni dell’ascesa al successo di due giovani donne, sorelle per scelta altrui, amiche per loro volontà, unite e divise da un cuore irrimediabilmente spezzato in tre parti.
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Grazie sempre Babette per la tua accoglienza