Valentina Bazzani (QUI i suoi libri) nasce a Vicenza, nel novembre del 1990 ma, ad appena due anni lascia il Veneto per trasferirsi con la famiglia in Emilia Romagna.
Pubblica nel 2011 il suo primo romanzo Guardati con i miei occhi (Arduino Sacco Editore).
Nel 2013 pubblica (Rupe Mutevole edizioni) il romanzo Per tutto il tempo che ci resta. Nel 2014 pubblica per Butterfly Edizioni il racconto L’amore non si nega a nessuno, prima opera sul disturbo bipolare.
Seguono Sei il mio respiro (Eremon edizioni), L’Illusione di noi (self publishing), Don’t let me in (self e wattpad) e Il lato oscuro dell’amore (Eve edizioni) e nel 2020 Il faro dei desideri inespressi (Libromania)
Inoltre, ha scritto per il magazine letterario Babette legge per voi, per il quale ha curato il progetto dedicato al mondo di Wattpad “The Babbers”. La scrittura è per lei passione e medicina.

1.     Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Fino a un paio d’anni fa scrivevo romance. Ora, di pari passo con le nuove letture, mi sto spostando verso la narrativa. O almeno ci provo (ride).

2.     Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Lo ammetto, sono molto disordinata e discontinua. Magari inizio a scrivere su un quaderno, poi lo perdo, ne comincio un altro e non so più dove ho messo gli appunti già presi. Per questo preferisco il pc, qualsiasi cosa scriva non si perde grazie ai servizi di cloud che io sfrutto tantissimo. Ora ho il problema opposto: essere sommersa dal materiale.

3.     C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi/racconti?
La mattina, sicuramente. Sono più produttiva.

4.     Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Entrambe le cose. Soffro quando non riesco a rendere una scena come vorrei, ma allo stesso tempo ci sono dei momenti in cui non mi staccherei più dalla tastiera. È la magia della scrittura. Richiede tanto lavoro, ma alla fine questo viene premiato con istanti di pura beatitudine. In sostanza è per questo che scrivo.

5.     Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Credo nella pianificazione. Preferisco studiare prima la trama e i personaggi per scrivere più serenamente dopo. Mi piace far decantare le idee. È un metodo che ho imparato con il tempo, prima ero molto più impulsiva. La fase di stesura per me è sempre molto sofferta. Ci sono giorni buoni in cui scrivo per ore e altri in cui mi incaglio e devo per forza tornare al progetto, la mia ancora di salvezza. Questo non mi impedisce di dare spazio a nuove idee, purché siano coerenti con la trama originale. Scrivere un libro è come costruire una casa, ci vogliono solide fondamenta e un buon ordine, ma alla fine nulla mi vieta di arredarla a mio piacimento. Ecco, su queste piccole cose, i mobili e tutto il resto, posso lavorarci anche dopo.

6.     Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Vorrei davvero poterlo fare tutti i giorni, e in alcuni periodi ci riesco. Ma dopo due/tre settimane di scrittura serrata ho bisogno di riprendere fiato e leggere.

7.     Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto?
Sì e no. Amo tutti i miei figli, ma proprio perché sono stati così importanti per me avrei voluto fare un lavoro migliore. La fretta è nemica di ogni scrittore. È la storia che dice quando può uscire allo scoperto, ma certe volte gli autori affrettano le cose. Perché scrivere è stressante, fa soffrire. Si è in una tensione costante. Bella ma… dopo mesi che lavori su un testo può essere difficile trattenersi dal farlo uscire prima che sia completo. È per questo che non sono mai soddisfatta a pieno del mio lavoro. Il tempo, non dimenticatelo mai, è linfa per un romanzo. Anche se a un certo punto dobbiamo lasciarlo andare.

8.     Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
No, non ci riesco. È successo pochissime volte e solo quando ero costretta.

9.     C’è qualcosa di autobiografico nei suoi libri?
Anche qui la risposta non è univoca. Potrei dire sì, ma allo stesso non mi identifico con i miei personaggi, cerco di dar loro un’identità propria.

10.  Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è una lettrice assidua? Legge tanto? Quanti libri all’anno?
Il numero varia di anno in anno, ma anche nei periodi più intensi di scrittura e lavoro cerco di leggere 1/2 libri al mese. Ci sono quelli buoni in cui arrivo a 3/4 soprattutto su e-reader, e altri in cui mi accontento un’unica lettura di qualità.

11.  Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
No, i concorsi mi spaventano. Ho partecipato a uno speedate letterario, per la casa editrice con la quale poi ho pubblicato, ed è stata un’esperienza magnifica: in cinque minuti devi spiegare di cosa parla, quali sono le tematiche principali, il target e perché dovrebbero scegliere proprio te.
È stato davvero istruttivo.

12.  A cosa sta lavorando ultimamente?
A un romanzo di formazione per ragazzi. La trama è top secret.