Buongiorno!
Abbiamo incontrato l’avvocato (lei preferisce farsi chiamare così e noi la accontentiamo) penalista Alessia Sorgato in due occasioni: come “donna del mese” (QUI l’articolo) e in occasione dell’8 marzo 2016 (QUI l’articolo). Da sempre impegnata nella lotta contro la violenza ai danni delle donne, Alessia Sorgato torna da noi come autrice non di saggi giuridici, bensì di un thriller a forti tinte. Domani, presenteremo il romanzo, oggi ci limitiamo a curiosare nel lavoro di scrittrice del nostro avvocato penalista.
Ben tornata fra noi! Due righe per presentarti a chi ancora non ti conosce?
Mi presento, Alessia, un metr e mes come si dice qui a Milano, ma… di acciaio! Sono alta un metro e mezzo e ne sono fiera perché ho un punto visuale che non è di tutti. Sono equidistante dai piedi e dai cervelli della gente, di solito vicino al cuore. Mi basta accennare un sì o un no con la testa e raggiungo i punti nevralgici. Quelli dove si annidano i pensieri e i bisogni della gente.
Che genere scrivi? Oppure, svolazzi tra testi giuridici e romanzi, come una leggiadra farfalla?
Ho scritto dodici testi giuridici, perché sono avvocato e innamorata pazza della legge e poi mia mamma – donna molto previdente – il primo anno di università mi ha spedita a un corso di dattilografia, così scrivo più velocemente e se non scrivo per dodici ore sto male, mi vengono gli spasmi alle falangi e devo sgranchirmele e non c’è nulla di meglio delle flessioni a ragno sulla qwertyuiop… Poi è arrivata la pandemia, e io mi annoiavo un po’, senza poter andare in giro, a teatro, al cinema, allora ho fatto una capatina sul luogo di un crimine e… credo di aver visto qualcosa!
Come scrivi? Penna e quaderno? Oppure, tecnologia a tutto spiano?
Scrivo al computer perché ormai è parte dei miei organi vitali, l’ho sempre davanti agli occhi e sotto alle mani, e poi mi piace, ci piacciamo, come una pianista e il suo a-coda.
Quando scrivi? Allodola, o gufo?
Scrivo appena ho un attimo, dalle udienze, dagli atti, dalle riunioni, dalle videoriunioni, dalle … nooooo, call io non lo dico, è un termine che mi angoscia!
Sei coinvolta sempre in quello che scrivi, oppure riesci a restare distaccata?
So scrivere solo di ciò che conosco, quindi, o diritto puro, o procedura, oppure un legal thriller. Ulyssa lo sa. Dove le protagoniste sono un avvocato penalista donna (non vi sognate di dire avvocata che è sgrammaticato e pure brutto.) (Facciamo litigare Alessia Sorgato e l’Accademia della Crusca? Che ne dite? N.D.R.) e tre ragazzine di cui una è sua nipote e le altre due le nipoti delle sue migliori amiche.
Io ho due migliori amiche dotate di nipoti.
Pura coincidenza.
Scaletta ferrea, oppure Sturm Und Drang?
Quando sono andata con Enrico (il mio concubino, Roby nel libro) a fare il sopralluogo dopo l’omicidio (realmente accaduto a Milano in via Mauro Macchi), abbiamo scattato qualche foto. Poi io ho messo le mani sulla qwertyuiop e la storia si è scritta da sé. Zero scale, scalette e scaline.
Metodica nella scrittura, oppure “quando-posso-non-so-se-posso”?
Quando scrivo un testo giuridico, mi asfalto da sola. Mi concedo pause di fronte alle quali l’ora d’aria dei detenuti nel braccio della morte è una vacanza tropicale. Il giallo è cominciato e finito in 14 giorni. Era dentro di me. Probabilmente ho dormito poco in quei giorni ma, tanto, ero in secondo lockdown.
Leggi molto? A noi piacciono i “topi di biblioteca”.
Leggere è il mio verbo preferito. Forse ho studiato legge perché ne è una forma sincopata. Se spostiamo l’accento, esce un aggettivo etereo, leggiadro. A casa mia ci sono libri dappertutto. E ce ne sarebbero molti di più se non temessi il crollo delle solette del pavimento. Ora ho imparato a essere più strutturata, per combattere la bulimia da lettrice ho seguito un corso, ed è andata a finire che sono diventata docente in quel corso e poi anche recensore. Di gialli. Perché lì, a differenza che in tribunale, si trova il colpevole e lo si… assicura alla giustizia.
I concorsi: nota dolente. Sì o no?
Ben vengano i concorsi! Con “Giù le mani dalle donne”, saggio edito per Mondadori, con prefazione di Maurizio Costanzo che plaudiva il mio manuale di istruzioni contro la violenza domestica, ne ho vinti dodici, e chissene, ma grazie ai dodici sono andata in giro cinque anni a presentarlo. Forse ho salvato qualcuna, forse ho sensibilizzato qualcun’altra.
Progetti per il futuro?
Il futuro è il “succederà”. Molto più utile del successo.
Ti aspettiamo domani per parlarci del thriller che hai appena pubblicato.
Mi preparo per l’interrogatorio… ehm… l’interrogazione, allora.
In una Milano semideserta, chiusa nel secondo lockdown, un famoso medico napoletano, esperto in procreazione medicalmente assistita, trova la morte sotto un ponteggio nella zona della Stazione Centrale. Inizia immediatamente l’inchiesta ufficiale, diretta dal Pm Traiano Fumagalli, un tipo schivo, amante della montagna, che identifica l’omicida grazie a un’immagine tratta dai filmati delle videocamere della zona. È un rider, diretto a uno degli hotel della zona. Immediatamente colpito da ordinanza cautelare, il giovane nomina come suo difensore l’unico avvocato che conosce: una donna che passa ogni giorno davanti alla sua bancarella e gli acquista le mascherine blu. Ed è così che Anastasia Soldato – per tutti Asia – avvocato penalista, si ritrova coinvolta in un caso giudiziario grave e delicato, convinta dell’innocenza del suo assistito. Ad aiutarla, coi mezzi e il raggio di azione limitati dal momento storico particolare, sua nipote Ulyssa, che con Alice e Berenice forma un trio noto come le whippets; Roby, il compagno, e pochi amici. Da un caso di cronaca realmente accaduto, una non-fiction narrative che si trasforma in legal thriller.
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