Alessia Sorgato, avvocatpenalista, è qui in veste di autrice del thriller “Ulyssa lo sa”, pubblicato dalla Casa editrice La Torre dei Venti. Le abbiamo chiesto di parlarci della genesi di questo romanzo e lei ci ha raccontato che…

Era un periodo della nostra vita molto strano. Usciti dagli arresti domiciliari del primo lockdown, ci alternavamo tra il desiderio di riprendere una vita normale e gli impedimenti, le legature, i vincoli. Zone rosse. Divieti di oltrepassare i confini. Il lavoro rarefatto, eppure ripartito. Pericoloso perché ancora tutti esposti ai rischi. Attorno a noi il deserto, il coprifuoco.

In questo periodo statico, non sospeso come lo era stata la primavera 2020, in cui a tutti le lancette dell’esistenza erano state messe in standby, ma globuloso, asfittico, la mascherina, l’autodichiarazione, i DPCM, a Milano è morto un uomo in circostanze misteriose. Era un medico, un quotatissimo esperto di PMA, procreazione medicalmente assistita. Sapeva far nascere bambini da uteri sterili. Era adorato. Abitava a Napoli ma è morto a Milano, in via Mauro Macchi, zona stazione centrale, sotto a un ponteggio.

I giornali ne parlavano. Io, come al solito, non li leggevo, ma il mio vicino di coworking chiedeva la mia opinione. Forse cercava una spiegazione dall’avvocato che gli sedeva accanto.

All’epoca, per imparare a leggere i gialli senza divorarli in poche ore (se mi devo ritrarre nei momenti in cui posso dedicarmi alla lettura, mi vedo come Cronos che mangia i suoi figli di Goya: ne ho uno in bocca, ma non vedo l’ora di acchiapparne un altro), stavo seguendo un fantastico corso di scrittura gialla, indetto dalla Bottega di narrazione. Dovevo redigere un racconto come compito di fine anno. Ne è nato Ulyssa lo sa.

Sono partita una domenica sera verso la zona dove il povero Saverio Arnaldi aveva trovato la morte. Abbiamo sfidato tutto con Enrico: lockdown, coprifuoco, pigrizia, confort zone varie. Siamo andati sotto a quei ponteggi e abbiamo, anzi, è stato lui, ha visto qualcosa e da quel qualcosa è scaturita, è deflagrata la storia.

Ho parlato con l’avvocato della famiglia della vittima e ho parlato anche col Pm incaricato delle indagini.
Dopo, a romanzo ormai pubblicato.
Mi hanno detto che l’inchiesta ufficiale ha preso una direzione completamente diversa. E si avvia verso la richiesta di archiviazione. Nessun indiziato. Nessun colpevole.
Magari ci abbiamo visto bene noi.
Del resto, gli scrittori cominciano dove la realtà non sa fornire risposte, almeno, non risposte appaganti.

In una Milano semideserta, chiusa nel secondo lockdown, un famoso medico napoletano, esperto in procreazione medicalmente assistita, trova la morte sotto un ponteggio nella zona della Stazione Centrale. Inizia immediatamente l’inchiesta ufficiale, diretta dal Pm Traiano Fumagalli, un tipo schivo, amante della montagna, che identifica l’omicida grazie a un’immagine tratta dai filmati delle videocamere della zona. È un rider, diretto a uno degli hotel della zona. Immediatamente colpito da ordinanza cautelare, il giovane nomina come suo difensore l’unico avvocato che conosce: una donna che passa ogni giorno davanti alla sua bancarella e gli acquista le mascherine blu. Ed è così che Anastasia Soldato – per tutti Asia – avvocato penalista, si ritrova coinvolta in un caso giudiziario grave e delicato, convinta dell’innocenza del suo assistito. Ad aiutarla, coi mezzi e il raggio di azione limitati dal momento storico particolare, sua nipote Ulyssa, che con Alice e Berenice forma un trio noto come le whippets; Roby, il compagno, e pochi amici. Da un caso di cronaca realmente accaduto, una non-fiction narrative che si trasforma in legal thriller.

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