Buongiorno a tutt*! Ho il piacere di fare quattro chiacchiere con un autore che ho conosciuto recentemente come “giallista”, anche se la sua carriera ha avuto inizio una decina di anni fa.

1.     Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Scrivo romanzi noir, storici e fantasy. I noir sono quelli preponderanti, i romanzi storici mi hanno offerto soddisfazioni incredibili (finalista al Bancarella), il fantasy mi ha divertito come nessun’altra storia. Scrivo in base alle idee che mi vengono in mente e sono fortunato perché tutti i miei romanzi vengono pubblicati. Creo principalmente romanzi noir e ho alcuni personaggi seriali come i due ispettori della questura di Imperia o il maggiore Gamondo perché in vita mia ho letto centinaia o forse migliaia di storie di questo genere; amo il filone storico perché permette ricerche e approfondimenti impensabili; mi diverto con il fantasy perché posso dare libero sfogo alla fantasia senza i limiti del “reale” ma solo quelli del “verosimile”.

2.     Come scrive? Penna e carta, moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, ipad, iphone?
Solo e unicamente al computer, nient’altro. A mio parere è lo strumento più comodo e versatile che uno scrittore possa utilizzare.

3.     C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
Al mattino. Quando posso mi alzo intorno alle sette, faccio colazione e poi mi piazzo davanti al computer. Generalmente, quando inizio ad avvertire mal di schiena e male al collo, è mezzogiorno e io non mi sono accorto del trascorrere del tempo. La storia fluisce senza intoppi e il mio lavoro diventa più produttivo rispetto a qualsiasi altro momento della giornata.

4.     Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Mi diverto. Per me è sempre un piacere, anche quando descrivo situazioni molto crude. Raramente mi lascio coinvolgere profondamente a livello emotivo dalla storia, anche se certamente provo empatia per i miei personaggi.

5.     Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
Navigo a vista. So da dove partire e dove voglio arrivare, il resto arriva cammin facendo. Ciò che racconto si poggia su quello che ho già scritto e fa da supporto a quello che scriverò.

6.     Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Non scrivo tutti i giorni, ma cerco di mantenere un ritmo comunque regolare senza concedermi troppe pause che, a mio parere, nuocerebbero alla trama del racconto,

7.     Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto?
Una volta che ho scritto, apprezzo sempre ciò che ho fatto, ma non lo sento più “mio” e uso lo stesso metro di valutazione che impiego per qualsiasi altro libro. Una volta terminata una storia, ci separiamo, lei viaggia verso le librerie, io già penso a una nuova trama.

8.     Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
No. Non provo alcuna curiosità. Conosco la storia e ciò che aveva da offrirmi l’ho già ricevuto durante la scrittura.

9.     C’è qualcosa di autobiografico nei suoi libri?
Pochissimo e quando accade è solo perché mi rifaccio a qualche piccolo ricordo personale. In genere riesco a scindere il romanzo dalla mia vita e non faccio riferimenti ad essa.

10.  Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è un lettore assiduo? Legge tanto? Quanti libri all’anno?
Concordo. Leggere e aver letto è indispensabile. Io sono un lettore onnivoro che ha divorato migliaia (e migliaia ne possiede) di libri. Quando non scrivevo leggevo una settantina di libri all’anno. Adesso, che condivido il tempo a mia disposizione con la scrittura, mi sono attestato a una trentina o poco più.

11.  Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
Diversi e sono sempre stati molto interessanti. Alcuni sono andati bene, altri no, ma questo non cambia il mio atteggiamento. Penso che i concorsi non siano il metro su cui misurare la propria bravura, ma un punto di riferimento lo offrono certamente. Pure in situazioni a volte non proprio lineari, ci si trova a confrontarsi con altri autori e questo giova sempre. Se si raggiunge un piazzamento, i concorsi offrono una buona visibilità.

12.  A cosa sta lavorando ultimamente?
Ho terminato il primo romanzo storico di una saga che si articolerà su cinque libri e sto portando avanti il quarto libro dedicato alle indagini internazionali del mio maggiore dei carabinieri Umberto Gamondo.

Ugo Moriano, nato a Imperia nel 1959, vive con la propria famiglia a Diano Marina in provincia di Imperia.
L’amore per la lettura e l’interesse per la storia lo accompagnano fin dalla più giovane età.
Esordisce nel mondo della carta stampata con il romanzo giallo: “Il ricordo ti può uccidere” a cui fanno seguito“L’Alpino disperso” (2009), “A Sanremo si gioca sporco” (2010),  “Sospetti dal passato” (2011), “L’arte del delitto” (2012), “L’Inganno del tempo” (2014) 1° classificato al Premio Internazionale Montefiore, “Antiche amicizie” (2015), “Radici lontane” (2016) e “Prospettive diverse” (2017).
Nel 2011 è stato pubblicato “Arnisan il longobardo”
Nel 2012 “L’ultimo sogno longobardo” vincitore del 61° premio Selezione Bancarella 2013.
Nel 2013 “Il diamante di Kindanost” terzo classificato al Premio Internazionale di Cattolica.
Nel 2014 “Gnorff & Lenst”.
Nel 2015 “Sangue longobardo”.
Nel 2018 “Attacco dal cielo” e “Agguato a Monte Carlo”.
Nel 2019 “Il segreto del confessionale”.

Nel dicembre del 2009 vede la luce anche il suo racconto gotico “Il Ritorno” e nella primavera del 2010, sul sito della biblioteca di Diano Marina, viene pubblicato il link ad un suo racconto umoristico intitolato La vera storia della scoperta del fuoco.
Componente della giuria del Premio Città di Cattolica 2016.

Il suo sito
La sua mail
La sua Pagina-Autore su Amazon