Con lo pseudonimo “Miss Black” Amanda Blake scrive principalmente novelle erotiche, che spaziano dal romance al crime, dalla fantascienza al fantasy. Ha pubblicato più di cento libri, vendendo circa 170.000 copie in Italia.

“I miei libri sono per lo più classificati come “erotici”, perché questo è l’eufemismo di moda. E, sì, c’è parecchio sesso, in molti casi decisamente porno: sesso gioioso, libero, talvolta kinky e sempre auto-liberatorio! Al di là di questo, i miei libri partono da una prospettiva femminista, hanno una vera e propria trama, dei personaggi costruiti con cura, un substrato colto e parlano di tematiche sociali e politiche. Hanno uno scopo… e contengono invariabilmente una storia d’amore! Penso che si possa scrivere romance senza essere stupide e senza cadere negli stereotipi. Le mie cercano di essere storie divertenti e coinvolgenti. Quindi, per favore, prima di pensare “Pff, erotico!”, date un’occhiata.
Potreste restare stupiti.”

1.     Due righe per presentarsi?
Dopo aver tenuto per anni una gran quantità di scritti nel cassetto, al punto che il cassetto stava per esplodere, ho provato a pubblicare qualcosa in self nel 2013, pensando che nessuno se ne sarebbe accorto. Invece Strumenti di piacere ha venduto subito cinquecento copie, ci sono state diverse recensioni che mi hanno aiutata a capire i miei errori e i miei punti di forza… e di lì in poi non mi sono più fermata!

2.     Che genere scrive? Oppure, svolazza di genere in genere come una leggiadra farfalla?
Il mio genere preferito è l’erotico. All’interno di questo genere spazio parecchio, anche perché i miei libri non sono “solo” erotici, sono storie romantiche, o thriller, o di fantascienza, con dei forti elementi erotici. Da questo punto di vista quindi si può dire che io svolazzi come una farfalla. Poi a volte ho anche abbandonato l’erotismo del tutto, ma sono subito tornata all’ovile, perché trovo che sia un modo a me molto congeniale di esplorare le relazioni umane.

3.     Come scrive? Penna e quaderno? Oppure, tecnologia a tutto spiano?
Computer, con tutte e dieci le dita! Ma gli schemi per le trame li butto giù a penna su un grosso blocco a spirale dalle pagine spesse e color crema, perché bisogna anche godere un po’.

4.     Quando scrive? Allodola, o gufo?
Quando capita, ma mi capita più spesso di aver tempo la sera. A volte vado avanti fino a tardi, però cerco di non fare mai la nottata… non fa bene alla pelle!

5.     Coinvolta sempre in quello che scrive, oppure distaccata?
Coinvoltissima. A volte rido da sola o piango da sola. Poi mi sento un po’ scema, però per me la scrittura è un’attività molto coinvolgente e molto di pancia, quindi è inevitabile. Cerco di raggiungere un certo distacco in fase di revisione. Non sempre ci riesco.

6.     Scaletta ferrea, o sturm und drang? Cotroneo, o Bregola?
Dipende. A volte inizio a scrivere senza nessuna scaletta, seguendo solo un’idea del momento. Però di solito a un certo punto mi fermo e tiro fuori il famoso blocco per mettere su carta almeno i passaggi principali. Altre volte mi preparo una scaletta prima di iniziare, specie se il libro è lungo, ma poi ne cambio delle parti in corso d’opera.

7.     Metodica nella scrittura, oppure “quando-posso-non-so-se-posso”?
Scrivo molto. Se non scrivo per qualche giorno, sento la mancanza di quel tempo trascorso da sola con me stessa. Per anni è stata una specie di abitudine salutare, come la meditazione. Poi, per giorni interi, ho bisogno di dedicarmi ad altro e non scrivere una parola. Sono momenti in cui leggo per ore o mi sparo intere serie tv. Una specie di pausa di rigenerazione.

8.     Ama sempre quello che ha scritto (dopo aver terminato la stesura)?
Dipende. Se non lo amo, o se non raggiunge quelli che io considero i criteri minimi di qualità, abbandono il testo e mi dedico ad altro. Ho diversi libri scritti quasi del tutto o anche del tutto, ma che hanno bisogno di ulteriore elaborazione. A volte succede che mesi o anni dopo mi venga un’idea in grado di sbloccare le cose, e allora ci rimetto mano. Se no restano lì, in una specie di cimitero degli elefanti all’interno del mio computer.

9.     Sa che ci sono scrittori con non rileggono mai quello che hanno scritto e pubblicato? Lei come si comporta?
Sono scrittori più professionisti di me. Io non ho un editor, quindi rileggo eccome. Rileggo e rileggo ancora, cercando ogni difetto, da correggere con aggiornamenti successivi dei file anche dopo la pubblicazione. Credo che sia un segno di attenzione verso i lettori, che mi perdonano tante imperfezioni, ma che sanno anche che faccio del mio meglio per dar loro un buon prodotto.

10. Siamo curiosi: c’è qualcosa di autobiografico in ciò che scrive?
Per forza. Credo che tutto quello che si scrive sia autobiografico, a un certo livello. Ma a un altro… no, poco. Posso inserire dei dettagli di vita che ho vissuto, ma è difficile che descriva delle vere e proprie situazioni accadute. La cosa più autobiografica dei miei libri sono le ambientazioni, nel senso che cerco sempre di scrivere di città e ambienti a me familiari. Anche nelle storie di fantascienza, spesso i luoghi sono trasposizioni di posti a me familiari.

11. Legge molto? A noi piacciono i topi di biblioteca.
Leggo moltissimo, ma ci sono dei periodi in cui, per reazione, smetto del tutto. Periodi che durano al massimo… oh, non so. Qualche giorno? Al massimo un paio di settimane. Anche quando non leggo narrativa o saggistica, comunque, continuo a leggere articoli, giornali, riviste… non potrei mai smettere. Sono una di quelle persone che se fa colazione con un pacco di biscotti davanti, deve leggere tutte le scritte sul pacco di biscotti.

12. I concorsi: nota dolente. Sì, o no?
Non sono contraria per principio, ma non ho mai partecipato a un concorso.

13. Progetti per il futuro?
Sto lavorando all’ultimo capitolo di Unfit, poi ho un’altra serie urban fantasy da continuare e ho già diverse idee per delle storie di ambientazione contemporanea. Compresa la mia prima storia di ambientazione italiana!

Ringraziamo Miss Black e vi ricordiamo la sua Pagina-Autore su Amazon.