“In ogni tragedia esistono un nodo e uno scioglimento. (…) Per nodo intendo tutto ciò che va dall’inizio all’ultima parte da cui comincia il mutamento verso la fortuna o la sfortuna; per scioglimento tutto ciò che va dall’inizio del mutamento alla fine” (Aristotele – Poetica).
Con gli insegnanti Aristotele è stata la nostra arma vincente.
Perché?
Semplice. Provate a tenere un corso di scrittura creativa a chi è abituato a far scrivere gli altri secondo le proprie direttive e si ritrova sbalzato dall’altra parte della barricata, dove sono due sceneggiatrici a dettare le regole e a formulare le valutazioni.
Il risultato può riassumersi in tre parole chiave: diffidenza, rigidità, chiusura. Che insieme ne generano un’altra: blocco.
Mentre bambini e ragazzi erano entusiasti di “sporcarsi le mani” nel laboratorio di scrittura per veder nascere le loro creature, insegnanti e professori, scoperto che non si sarebbe trattato solo di lezioni teoriche ma che era richiesta una partecipazione attiva, si chiudevano a riccio.
“Guarda, io posso ascoltare, ma non scrivo” era il ritornello a cui ormai avevamo fatto l’orecchio.
Siccome però il nostro impegno con il MIUR (Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca) era di produrre, al termine del corso, degli elaborati che equivalessero a un soggetto compiuto, urgeva mettere in atto delle strategie per aggirare il problema.
Aristotele era il nostro “rompighiaccio”.
Arrivavamo con la Poetica, la mettevamo bene in vista sulla cattedra e dichiaravamo – cosa assolutamente vera – che tutto ciò che c’era da dire in materia di drammaturgia lui lo aveva detto. Questo li spiazzava. Perché citare Aristotele li riportava su un piano conosciuto e li disponeva meglio all’ascolto.
Leggevamo insieme alcuni passaggi, in modo da verificare la nostra affermazione e, una volta stabilito un linguaggio comune, spiegavamo loro che lo scopo del nostro lavoro insieme era arrivare ad avere la struttura di storie compiute (soggetti) eventualmente da sviluppare in seguito. Era questo il momento più delicato. Mentre con i ragazzi dovevamo arginare le esplosioni di fantasia e creatività, qui ci trovavamo di fronte al problema contrario: le idee andavano estratte con le tenaglie, superando resistenze e chiusure.
Era il momento di ricorrere ai nostri “esercizi di scioglimento”.
A seconda del gruppo che avevamo di fronte, sceglievamo quelli più sensoriali piuttosto che quelli più mentali, ma l’obiettivo era sempre lo stesso: sbloccare la creatività, acuire lo spirito di osservazione e imparare a rielaborare la realtà.
Ve ne proponiamo qui alcuni esempi, perché siamo convinte che possano essere utili a chiunque sperimenti un blocco di fronte alla fatidica pagina bianca.
Percepiamo le sensazioni che abbiamo dentro di noi
Non ha alcuna importanza la forma in cui si espongono idee o sensazioni, bisogna solo lasciarsi andare al flusso dei pensieri e scrivere tutto ciò che viene in mente.
Prendiamo un oggetto qualsiasi e, sfiorandolo e toccandolo, riportiamo per scritto tutte le risonanze che suscita dentro di noi.
Pensiamo a un’emozione, cogliamone ogni sfumatura, colleghiamola ad altro con libere associazioni e riportiamo tutto sulla carta.
E ancora, ascoltiamo a occhi chiusi un brano musicale e scriviamo le emozioni che ci suscita.
Sviluppiamo le nostre capacità di osservazione e percezione
Usiamo al meglio i nostri cinque sensi.
In un parco, al mare o in montagna, descriviamo i colori, i suoni, i profumi della natura per acquistare una maggiore consapevolezza di quello che ci circonda.
Muniti di un block notes, appuntiamo idee, spunti, immagini, brani di conversazione che ci colpiscono.
Osserviamo qualcuno che non conosciamo e cerchiamo di comprenderne la personalità registrandone le caratteristiche fisiche e il comportamento, sin nei dettagli (espressione del viso, età, appartenenza sociale, modo di sorridere, tono della voce etc.)
Impariamo a rielaborare la realtà.
Andiamo al di là dell’apparenza, cerchiamo di cogliere l’essenza delle cose e le sfumature di ogni situazione.
Descriviamo la stessa situazione in modo oggettivo, drammatico, umoristico, romantico.
Attribuiamo a un oggetto di uso comune altre funzioni e qualità.
Riscriviamo un articolo di cronaca con aggettivi roboanti, con un linguaggio scientifico, in uno stile poetico.
Funziona? Sì, anche con i casi più ostinati.
Provare per credere.
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