In occasione dell’uscita (venerdì, fate un nodo al fazzoletto!) del terzo volume della saga di Raistan Van Hoeck, ho incontrato Lucia Guglielminetti, l’autrice.
Ciao, Lucia, ci rivediamo!
Ciao Babette, e grazie per
questa opportunità.
So che sei in ansia per l’uscita del terzo volume
della saga di Raistan. Respira e rispondi alle mie domande. Magari, la
tremarella ti passa!
Ci proverò.
Da quanto tempo scrivi? E cosa ha innescato la “miccia”,
la prima volta?
In realtà non ricordo un
momento della mia vita passato completamente senza scrivere. Da piccola mi
divertivo a inventare storie su animali, da adolescente scrivevo quelle che
oggi definirebbero fan fiction; ne avevo scritta una lunghissima su Bono degli
U2, in cui per una specie di sortilegio ci ritrovavamo insieme persi nel
passato. A leggerla adesso penso che morirei dalle risate, ma ogni età ha le
sue passioni, giusto? Per quanto riguarda i vampiri, li ho sempre adorati, ma
non avrei mai pensato di scrivere qualcosa su di loro. Poi, un bel giorno,
Raistan è venuto a bussare alla porta della mia mente in modo abbastanza imperioso
e non se n’è più andato. Manco a dirlo, è un personaggio molto potente e ingombrante e
raramente mi lascia spazio per altro, almeno finora. 

Come scrivi?
PC, quaderno, appunti, ricerche, schede dei personaggi…
Come
scrivo? Sembra incredibile, quasi un affronto verso i maniaci della
pianificazione di ogni dettaglio a tavolino, ma io mi siedo e aspetto. Magari
ho una vaga idea della storia, ma proprio vaga, ma non mi preoccupo mai. So che
le voci arriveranno. Naturalmente ho dovuto fare molte ricerche per la parte
storica dei miei libri, giusto per non scrivere degli strafalcioni, ma le
vicende vengono da sole. Io dico sempre che sono i personaggi a raccontarmi
eventi già accaduti e capita molto raramente che modifichi una trama. In genere
non ce n’è bisogno. Non dico che sia il sistema migliore, ma è il migliore per me. I personaggi mi si rivelano a
poco a poco ed è sempre molto interessante fare la loro conoscenza. E sì,
scrivo al pc, anche se mi capita spesso di prendere appunti su un quadernino
che tengo nella borsa. E’ anche capitato di aver annotato idee per racconti
brevi sul cellulare, appena sveglia, o addirittura in piena notte, per paura di
dimenticare quelle immagini.
Dove scrivi?
Hai una stanza tutta per te? Un sottoscala alla Harry Potter?
La
mia postazione di lavoro è nel soggiorno, in un angolino sotto la scala. Di
fronte alla mia scrivania c’è un quadro che raffigura Raistan acquattato sul
cornicione di un palazzo con Londra sullo sfondo. Lui guarda me e io guardo
lui. Quando giochiamo a chi ride prima, vince sempre lui ahahahh. Di solito mi
isolo dall’ambiente circostante indossando le cuffie e sentendo musica, che
cambia a seconda del tipo di scena che devo scrivere. Amo le colonne sonore e
in genere musica piuttosto epica, quando scrivo. I Nightwish sono sempre stati una
grande fonte di ispirazione. E così arriviamo alla tua domanda successiva.
L’ispirazione può arrivare dalle fonti più inaspettate: musiche, film,
paesaggi, persone viste per strada. E’ come se una corda dentro di me iniziasse
a vibrare e sento che devo assolutamente scrivere qualcosa a proposito di quel
dettaglio. E’ capitato di precipitarmi a casa e mollare borsa e giacca nel bel
mezzo dell’ingresso per tentare di mettere su carta quella strana sensazione.
La soddisfazione più grande è quando, rileggendo, provo di nuovo la stessa
emozione.
Che rapporto
hai con i tuoi personaggi? Amore, odio? Sai, questa domanda non è futile, visto
che sembri la sorellina del malefico Martin, con la vostra mania di ammazzare
personaggi a tutto spiano!
Rapporto
con i personaggi: voglio bene a loro e credo che loro ne vogliano a me, perché
li assecondo in tutto e per tutto, anche a rischio di mettermi in situazioni
difficili da sbrogliare. È già capitato che alcuni lettori mi abbiano definito
sadica, perché effettivamente nei miei libri non risparmio sofferenze ai
protagonisti, ma non sanno quanto soffro anch’io con loro. Mentre scrivevo la
parte in cui Raistan è prigioniero di Greylord e viene torturato, nel secondo
libro, ho passato due settimane con mal di stomaco quasi continuo. Piango con
loro, soffro con loro, spesso rido anche, con loro. Sono la mia seconda
famiglia. E anche se non sembra, faccio di tutto per proteggerli.
Hai mai odiato
visceralmente un personaggio?
Se
ho odiato un personaggio? Eccome! In genere odio tutti i personaggi che fanno
del male ai miei preferiti, ma cerco comunque di mantenermi neutrale, mentre
scrivo, come se si trattasse di una partita a scacchi, perché voglio che i
conflitti siano realistici e autentici. Sembra incredibile, ma il personaggio
dei miei che ho odiato di più è Sophie, un’umana con cui Raistan ha una
relazione nel primo libro. Ha calpestato i suoi sentimenti e non l’ho mai
perdonata. E si vede.
So che hai una
famiglia numerosa. Come fai a tenere lontani figli e marito? SE vuoi tenerli
lontani, ovviamente.
Avendo
tre figli, è difficile ritagliarmi molti momenti tutti per me, in casa. C’è
sempre qualcuno che chiama e chiede qualcosa, quindi spesso scrivo di sera o
addirittura di notte. Per fortuna non ho bisogno di molte ore di sonno per stare
bene. Tuttavia non direi che tengo fuori la mia famiglia da quello che faccio.
Mi piace coinvolgerli per quanto è possibile, raccontando loro certi episodi,
mostrando loro le immagini, insomma, facendoli affacciare in quel mondo in cui
passo un po’ di tempo. La mia figlia più grande ha letto tutti i libri e adora
Stefan, il migliore amico di Raistan; ama anche lui, ma dice che è troppo
stronzo per i suoi gusti! Un personaggio del secondo libro, Gabrielle, una
ragazzina che aiuta Raistan durante la prigionia presso Greylord, è ritagliato
su di lei. La più piccola invece mi regala spesso disegni che raffigurano
Raistan; il maschio è in una fase di contestazione e fa il tifo per i
licantropi. Mio marito, per parte sua, è la mia fonte di logica e non di rado gli
ho chiesto consigli quando la vicenda aveva bisogno di un tocco meno “emotivo”.
Insomma, mi piace renderli partecipi di quella che è la mia più grande
passione.
Che progetti
hai per il futuro? A breve-lungo termine?
Avendo
pronti tutti e cinque i libri della saga di Raistan, posso rilassarmi
abbastanza e meno male, perché è un periodo in cui la vita “reale” sta
prendendo drammaticamente il sopravvento, e, per una “fuggitiva” come me è
molto dura. Io ho bisogno di poter scappare in un altro mondo, ogni tanto.
Scrivo spesso racconti, in questo periodo. Alcuni hanno come protagonista
Raistan, altri no. È rilassante perché non comportano lo stesso impegno di un
romanzo, sia in termini di tempo sia a livello emotivo. Un paio d’ore, a volte
un po’ di più, e hai una storia completa in mano. Mi piacciono i finali
fulminanti, nei racconti. Non sopporto le storie che rimangono sospese, è come
se mi togliessero la ricompensa da sotto il naso. Per quanto riguarda le
collaborazioni, sono stata coinvolta da Federica Soprani in una splendida
avventura che vede protagonisti Raistan e il suo Guillaume de Joie, un altro
vampiro molto antico, affascinante e potente, avventura che continua tuttora.
Inizialmente ero un po’ scettica sulla riuscita del nostro sodalizio, visto che
abbiamo stili parecchio diversi, ma sono felice di essermi lasciata vincere
dalla curiosità e di aver accettato. Ci divertiamo sempre molto, quando i
nostri personaggi si incontrano.
Un pensiero per
i tuoi affezionati lettori?
Vi
lascio con alcune delle mie frasi preferite dei tre libri usciti finora. In
genere è Raistan a pronunciarle. Il mio adorato bastardo.
“Il
tempo delle emozioni era finito, almeno per me. Dovevo tornare ad essere la
macchina di morte fredda e spietata che ero sempre stato. Mi ero raccontato una
bella fiaba, in cui vampiri e umani potevano convivere, interagire, persino
amarsi. Erano tutte fantasie. Noi uccidiamo, loro muoiono. Fine della storia.”
(RVH
II – Sette giorni per i lupi)
“Mi
annoio. Se non posso nemmeno giocare un po’ con i tuoi umani, me lo dici che
cosa faccio?”
(RVH
III – Nel buio)
“Non
ho mai più avuto un amico come Stefan. Diavolo, non ho mai più avuto un amico
di nessun tipo. Mi manchi, Spiritello, ma che la cosa resti tra noi.”
(RVH
I – Ascesa alle Tenebre).
È stato un piacere, Lucia, grazie per essere stata con
noi.

Grazie a te e ai lettori del
tuo blog.
Lucia Guglielminetti la trovate anche QUI: