Adele Vieri Castellano è nata a metà degli anni Sessanta e, dopo un lungo periodo in Francia, è tornata a Milano, dove ora vive con tre gatti e un computer portatile. È sempre molto impegnata tra editing, traduzioni e romanzi, ma riesce a trovare il tempo per le amiche, perché senza di loro il suo sogno non si sarebbe mai realizzato. Per Leggereditore ha pubblicato Roma 40 d.C. Destino d’amore, Roma 39 d.C. Marco Quinto Rufo, Roma 42 d.C. Cuore Nemico, Il gioco dell’inganno e Il canto del deserto. Sono seguiti Roma 46 d.C Vendetta, La tormenta, La legge del lupo e altre storie, La musica del cuore (AVC Historiae) e Implacabile e NutriMenti (Emma Books). Con Edizioni Piemme è appena uscito un suo romanzo storico, Nel Nome della Pietra, che narra la storia dell’edificazione del Duomo di Milano alla fine del XIV secolo.
1. Che genere scrive? Ce ne parla? Ci racconta come mai ha scelto questo genere per esprimersi?
Scrivo romanzi storici, sono affascinata dalla storia fin dai banchi di scuola. Quello che mi piace è la ricerca, documentarmi, spulciare testi per trovare risposte e soddisfare la mia curiosità. Penso sia proprio questo il mio “peccato originale”, la curiosità, la sete di sapere e di collegare fatti, avvenimenti, personaggi del passato alla trama del romanzo che mi accingo a scrivere. La storia romana è la mia preferita, infatti ho pubblicato con Leggereditore e Amazon Publishing una serie ambientata nel I secolo, Roma Caput Mundi. Quando scrivo un romanzo mi piace descrivere, portare il lettore indietro nel tempo e il genere storico è quello che più si addice a questo intento. Nella mia produzione trovate anche altri romanzi storici: Il Gioco dell’Inganno, ambientato a Venezia nel 1796, e Il Canto del Deserto, ambientato in Egitto nel 1871 al tempo delle prime scoperte archeologiche. Entrambi sono pubblicati da Leggereditore.
2. Come scrive? Penna e carta, Moleskine sempre dietro e appunti al volo, oppure rigorosamente tutto a video, computer portatile, iPad, iPhone?
Scrivo solo sul portatile: tutti gli appunti e le idee sono conservati nei files del mio lap-top. Se sono “fuori sede”, registro tutto nell’IPhone, utilissimo.
3. C’è un momento particolare nella giornata in cui predilige scrivere i suoi romanzi e racconti?
No, l’ispirazione non ha orario, ma devo aggiungere che di solito scrivo nel pomeriggio o alla sera tardi.
4. Quando scrive, si diverte oppure soffre?
Entrambe: mi diverto perché a volte i personaggi sono ridicoli, fanno quello che gli pare e non riesco a controllarli; nello stesso tempo soffro perché sono talmente immersa nella storia che la vivo con loro e soffro, rido e piango.
5. Nello scrivere un romanzo, “naviga a vista” come insegna Roberto Cotroneo, oppure usa la “scrittura architettonica”, metodica consigliata da Davide Bregola?
La prima, senz’altro. Sono indisciplinata, ho in testa la trama ma non faccio né sinossi né programmi, mi piace improvvisare come accade nella vita.
6. Quando scrive, lo fa con costanza, tutti i giorni, come faceva A. Trollope, oppure si lascia trascinare dall’incostanza dell’ispirazione?
Anche qui, confesso, regna l’anarchia…
7. Ama quello che scrive, sempre, dopo che lo ha scritto?
Sempre, quando finisco un romanzo non penso mai a come avrei potuto scriverlo. Il dado è tratto, come diceva Gaio Giulio Cesare.
8. Rilegge mai i suoi libri/racconti, dopo che sono stati pubblicati?
No, non l’ho mai fatto ma forse, a così tanti anni di distanza dalla pubblicazione del primo romanzo, se non erro nel 2012, forse sarebbe ora di un piccolo ripasso.
9. C’è qualcosa di autobiografico nel suoi libri?
No, mai, anche se per ovvie ragioni in ogni personaggio e in ogni romanzo c’è una parte dell’autore, delle mie idee, del mio sentire.
10. Tutti dicono che per “scrivere” bisogna prima “leggere”: è una lettrice assidua? Legge tanto? Quanti libri all’anno?
Dicono giusto, la scrittura è un esercizio così come la pittura, la musica, la danza. Tutte le arti richiedono passione ed esercizio, tantissimo, anche la scrittura. Ovviamente bisogna leggere autori che possono insegnare o arricchire. Mai contati i libri che leggo, sono tantissimi.
11. Ha mai partecipato a un concorso? Se sì, ci racconta qualcosa della sua esperienza?
All’inizio della mia carriera fu proprio un concorso a darmi la possibilità di farmi notare da un editore. L’editore era Sergio Fanucci e il concorso indetto dalla sua casa editrice, una fan fiction su libro della bravissima autrice Ornella Albanese. Il suo romanzo storico l’Anello di Ferro (ed. Leggereditore) mi diede l’occasione di scrivere un breve racconto che partecipò e vinse il concorso. Il premio era un soggiorno a Matera, durante il Women Fiction Festival. Alla premiazione conobbi S. Fanucci che mi chiese se avevo qualche manoscritto nel cassetto. Detto fatto, gli consegnai il mio primo romanzo inedito, Roma 40 d.C. Destino d’Amore. Anche per lui, a quanto pare fu amore a prima vista, dopo solo quindici giorni mi scrisse dicendo che avrebbe pubblicato il manoscritto. Il resto, è storia nota…
12. A cosa sta lavorando ultimamente?
In questo momento sto scrivendo l’ultimo romanzo della serie Roma Caput Mundi, che concluderà la serie sui romani e su Marco Quinto Valerio Rufo. Da pochi giorni, purtroppo ai tempi del corona virus, è uscito per Edizioni Piemme un romanzo storico puro, non un romance, Nel Nome della Pietra. Il libro narra i primi anni della costruzione del Duomo di Milano, uno scorcio su una Milano medievale che svela i segreti e i retroscena sconosciuti ai più della celebre chiesa di Santa Maria Nascente. Il romanzo è uscito con il mio vero nome, Cristina Stefania Fantini. Per il momento questo è tutto ma progetti e manoscritti nel cassetto ne ho tantissimi.
Colgo questa occasione per ringraziare Babette Brown per avermi dato l’opportunità di raccontarvi qualcosa di me a tutte le mie lettrici che abbraccio con tantissimo affetto.
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