Titolo: “Ethan che amava Carter” (Ethan who loved Carter).
Autore: Ryan Loveless.
Editore: Dreamspinner Press (22
aprile 2014).
Pagine: 223.
Traduzione: Claudia Milani.
Copertina: L. C. Chase.
Prezzo: euro 6,99.
Genere: romance M/M.
La mia valutazione: quattro
stelline.
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estratto, andate QUI:
Da ventiquattro anni Carter Stevenson convive con i
tic e la balbuzie che lo hanno portato a sviluppare una timidezza cronica.
Nonostante gli amici lo accusino di lasciare che la Sindrome di Tourette (***),
dalla quale è affetto, governi la sua vita, Carter decide di lasciare la
caotica Los Angeles per trasferirsi in una tranquilla cittadina californiana.
Il suo proposito di passare inosservato e nascondersi, però, si scontra con
l’esuberanza del nuovo vicino di casa, che irrompe nella sua vita solitaria e
lo costringe a uscire e vivere.
Ethan mette in chiaro sin dall’inizio quello che prova
per Carter, ma teme che il giovane non riesca a vedere oltre la sua lesione
cerebrale, anche se è proprio questa a renderlo molto più in sintonia con le
sue emozioni di quanto lo sia la maggior parte della gente. Per Carter invece
il problema è un altro: troppe volte ormai è rimasto scottato da quelle che
credeva anime gemelle e non ha intenzione di mettere di nuovo a rischio il
proprio cuore.
In un modo o nell’altro, Ethan è comunque deciso a
dimostrargli che sono fatti per stare insieme. Fino a quando una cosa
spaventosa non gli sconvolge la vita, costringendolo a cercare in Carter forza
e sostegno. Riuscirà Carter a superare le proprie paure e ad aiutarlo quando
più avrà bisogno di lui?
 

Ryan Loveless si è addossata
un compito non facile, con questo romanzo: parlare di amore omosessuale e di
handicap. Carter Stevenson, infatti, è affetto dalla Sindrome di Tourette
(***), un disordine neurologico caratterizzato dalla presenza di tic motori e
fonatori incostanti. Ethan ha subito una lesione cerebrale, a seguito di un
incidente. Nonostante abbia ventisette anni, vive con i genitori e lavora come
cameriere in un piccolo bar. È poco autonomo, ma ha un cuore generoso ed un
carattere dolcissimo. La madre parla di lui così:
“Un mucchio di gente ci chiede qual è la sua età
mentale, ma noi consideriamo la cosa sotto un altro punto di vista. Ethan vede
il bianco e il nero delle situazioni, e ha bisogno di aiuto per trovare le aree
grigie e rapportarsi a esse. Sotto alcuni aspetti, sia fisici che mentali, è perfettamente
normale, ma su altri ha bisogno di assistenza, e alcuni proprio non riesce a
gestirli. Ma ha una sensibilità molto più acuta di
 qualunque altra persona io conosca, e
merita di essere amato da qualcuno in grado di capire che lui vive in un mondo
di assoluti mentre tutto ciò che lo circonda è invece impreciso e incerto.
Tutto ciò lo spaventa molto, per cui bisogna prendersene cura. Meglio essere
onesti, Carter: finora non ha avuto fortuna nel trovare la persona giusta.”
Come dice Carter, sono due
svitati, che la vita ha bastonato per bene. Ma non ha domato. A poco a poco,
fra i due comincia una tenerissima, buffa storia d’amore e sesso. Due anime e
due corpi che si guardano, si annusano, si accarezzano. La musica è il collante
fra i due. Perché è il lavoro/passione di Carter e perché per Ethan l’universo
intero è una partitura musicale.
CARTER ERA una sinfonia. Quando stava fermo, batteva
il piede e si picchiettava le dita sulla gamba. Le sopracciglia gli si
sollevavano sopra gli occhiali in movimenti ondeggianti, ed Ethan sarebbe stato
pronto a scommettere che anche i suoi occhi si muovevano a ritmo, dietro alle
lenti scure.
“Ti vedo,” disse Ethan, la voce forte, quasi
pericolosa nella sua intensità.
“Bene.” Carter quasi indietreggiò sotto lo sguardo
deciso dell’altro. La gente che lo osservava gli faceva venire voglia di raggomitolarsi
su se stesso. Cercò di reprimere i tic, ma controllarli tutti insieme era
un’impresa che si concludeva sempre in un fallimento.
“Riesco a vedere la tua musica.”
“La mia musica?” ripeté Carter.
Ethan annuì. Mosse le braccia in un’imitazione
perfetta dei suoi tic. Carter si impose di guardare. Dopo quello che gli aveva
fatto, meritava di essere preso in giro. Ethan però sembrava felice, e aggiunse
anche un piccolo calcio. “La mia musica non la vede nessuno. È nel mio
cervello, e qualche volta nelle nuvole. Ma tu ce l’hai in tutto il
corpo.” Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi. “Mi
piace guardarti.”
La famiglia di Ethan protegge
questo sentimento e lo osserva crescere con partecipazione.
“Ieri pomeriggio, quando Ethan era da me, suonavo la
chitarra e lui ha cominciato a cantare e… l’ho baciato.” Carter fissava il
banco della cucina, in attesa dello scoppio
d’indignazione.
“Lo sappiamo,” disse Nolan.
Carter sollevò lo sguardo. “Davvero?”
“Ce l’ha detto ieri.”
“Non siete arrabbiati?”
Nolan posò il coltello del burro. “Sinceramente? Siamo
contenti che tu sia venuto a parlarcene. Significa che sei una brava persona,
ed è una cosa che apprezziamo. Per quanto lo vorremmo, non possiamo controllare
la vita dei nostri figli; quindi è bello sapere che sei suo amico e che ti
preoccupi che stia bene.”
Molto bella questa famiglia
amorosa. Anche se il fratello minore di Ethan, Elliot, ha tutti gli spigoli
appuntiti dell’adolescente tipico.
Addirittura i cattivi della
situazione sono personaggi che si fanno amare. Hanno imparato dei loro errori e
sono in cerca di perdono. Adorabili gli amici che vivono sulla spiaggia. All’inizio,
sembrano dei barboni affamati, che vivono a scrocco. Poi, scopriamo che uno di
loro è un famoso cantautore che alterna quella vita selvaggia e libera ai
concerti. Del resto, tutti i compagni di Ethan sono particolari. E prendono a
benvolere Carter, che di amici ne ha pochissimi, che non ha una famiglia degna
di questo nome, che la sindrome di cui soffre ha portato ad isolarsi per non
soffrire.
Una deliziosa, toccante
storia d’amore.
Un’ultima annotazione sull’intelligente
traduzione di Claudia Milani, che ha reso con particolare abilità gli inciampi
fonetici di Carter, senza farne una macchietta ridicola.
(***)
La sindrome di Gilles de la Tourette (più semplicemente sindrome di Tourette) è
un disordine neurologico ad esordio nell’infanzia che molte volte sparisce
durante l’adolescenza. È caratterizzato dalla presenza di tic motori e fonatori
incostanti, talvolta fugaci, altre volte cronici, la cui gravità può variare da
estremamente lievi a invalidanti.
In
molti pazienti visitati in cliniche specialistiche concorrono alcune
comorbilità (diagnosi di patologie co-concorrenti diverse dalla sindrome di
Tourette), come la sindrome da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e il
disturbo ossessivo compulsivo (DOC). Le altre condizioni sono spesso causa di
peggioramento delle condizioni dell’individuo e quindi è importante identificarle
correttamente e trattarle.
La
sindrome prende il nome dal neurologo francese Georges Gilles de la Tourette,
che la descrisse nell’800, anche se era già stata individuata sin dal ‘600. La
sindrome, però, non è stata quasi considerata fino a pochi decenni fa. La
definizione di sindrome di Tourette non identifica una specifica malattia o un
preciso vulnus neurologico di qualsiasi natura, ma piuttosto un quadro
comportamentale caratterizzato da diverse manifestazioni (anche cognitive) che
sono singolarmente presenti anche in altre sindromi: diversi fattori
neuro-fisiologici genetici o appresi possono portare infatti alle stesse
manifestazioni.
I
tic sono movimenti o suoni «che si verificano ad intermittenza e
imprevedibilmente fuori di un contesto di attività normale», con la comparsa di
«comportamenti normali non andati a buon fine». I tic associati alla sindrome
di Tourette sono caratterizzati per il numero, per la frequenza, per la gravità
e per la posizione anatomica. La crescita e il calo, il continuo aumento e la
diminuzione della gravità e della frequenza dei tic avviene in modo diverso per
ogni individuo. I tic si verificano anche in attacchi che variano per ogni
persona.
La
coprolalia (l’espressione involontaria di parole o frasi socialmente
censurabili o tabù) è il sintomo più pubblicizzato della sindrome di Tourette,
ma non è necessario per formulare la diagnosi e solo circa il 10% dei pazienti
lo sperimentano. L’ecolalia (ripetere le parole di altri) e la palilalia
(ripetere le proprie parole) si verificano in una minoranza di casi, mentre il
segno motorio e il tic iniziale più comuni sono, rispettivamente, chiudere gli
occhi e schiarirsi la gola.

(ringrazio
Wikipedia).